LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sopravvenienza attiva: tassazione al deposito sentenza

La Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale sulla tassazione della sopravvenienza attiva derivante da un credito riconosciuto in giudizio. Con l’ordinanza n. 11919/2025, i giudici hanno stabilito che il momento impositivo coincide con l’anno di deposito della sentenza che accerta il credito, e non con il momento in cui la stessa diventa definitiva. La condizione è che l’efficacia esecutiva della decisione non sia stata sospesa. Il caso riguardava la restituzione di interessi anatocistici da parte di una banca a una società, il cui reddito è stato poi imputato per trasparenza ai soci.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sopravvenienza Attiva: Quando Va Tassato un Credito da Sentenza?

L’individuazione del corretto momento impositivo di una sopravvenienza attiva è una questione cruciale per le imprese, specialmente quando questa deriva dall’esito di un contenzioso. Un credito accertato da una sentenza, ad esempio la restituzione di somme indebitamente pagate, quando diventa reddito tassabile? Nell’anno in cui la sentenza viene emessa, o quando diventa definitiva e inappellabile? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 11919 del 2025, ha fornito una risposta chiara, fissando un principio fondamentale per contribuenti e operatori del settore.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato a un contribuente, socio di due società di persone. L’Amministrazione Finanziaria contestava un maggior reddito di partecipazione derivante da una sopravvenienza attiva maturata in capo a una terza società (definita “società-madre”), partecipata a sua volta dalle prime due.

Questa sopravvenienza consisteva in somme che un istituto di credito era stato condannato a restituire alla società-madre, a seguito di una causa per l’applicazione di interessi anatocistici illegittimi su un conto corrente. Il reddito della società-madre, incrementato da tale restituzione, era stato imputato “a cascata” ai soci in virtù del principio di trasparenza fiscale che caratterizza le società di persone.

Il punto del contendere era il seguente: la Corte d’Appello aveva depositato la sentenza favorevole alla società nel 2009, ma questa era diventata definitiva solo nel 2010. Il Fisco riteneva che il reddito dovesse essere imputato all’anno 2009, mentre il contribuente sosteneva che il momento rilevante fosse il 2010. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione al contribuente.

La questione della tassazione della sopravvenienza attiva

L’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la certezza e l’obiettiva determinabilità del credito, requisiti previsti dall’art. 109 del TUIR per la tassazione secondo il principio di competenza, si realizzano al momento del deposito della sentenza di merito. Attendere il passaggio in giudicato, secondo il Fisco, sarebbe contrario ai principi economici che governano il reddito d’impresa.

La difesa del contribuente, forte delle decisioni dei gradi precedenti, si basava sull’idea che solo la definitività della sentenza potesse rendere il credito certo a tutti gli effetti, consolidando il diritto alla percezione delle somme.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, ribaltando l’esito dei precedenti giudizi. I giudici hanno affermato che, ai fini fiscali, il requisito della certezza di un componente di reddito deve essere valutato secondo criteri prevalentemente economici, non puramente giuridici.

Il momento in cui una sopravvenienza attiva derivante da una sentenza giudiziale diventa “certa nell’esistenza ed obiettivamente determinabile” è quello del deposito del provvedimento. È in quel momento, infatti, che il credito viene formalmente ad esistenza e viene quantificato nel suo ammontare. Il fatto che la sentenza possa essere successivamente modificata in appello non ne inficia la rilevanza fiscale iniziale. Un’eventuale riforma della decisione, infatti, darebbe semplicemente luogo a una “sopravvenienza passiva” nell’esercizio in cui si verifica, correggendo il reddito precedentemente dichiarato.

La Corte ha, tuttavia, introdotto un’importante precisazione. Affinché il credito sia tassabile nell’anno di deposito della sentenza, è necessario che la sua efficacia esecutiva non sia stata sospesa. Se un giudice sospende l’esecutività della sentenza in attesa del giudizio di appello, viene meno la possibilità, anche solo potenziale, per il contribuente di incassare il credito. In tal caso, la tassazione è differita al momento in cui l’ostacolo viene rimosso.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione ha formulato un principio di diritto di notevole impatto pratico: “In tema di imposte sui redditi, le sopravvenienze attive che derivano dal riconoscimento di un credito […] in sede giudiziale devono essere dichiarate nell’anno di imposta in cui la sentenza che afferma il credito […] è stata depositata, che costituisce il momento nel quale la posta attiva diviene certa nella sua esistenza e obiettivamente determinabile […], e sempreché l’efficacia esecutiva della sentenza di condanna non sia stata nel frattempo sospesa”.

Questa decisione impone alle imprese una maggiore attenzione nella gestione fiscale dei contenziosi. Non è più possibile attendere la fine di tutti i gradi di giudizio per dichiarare un reddito derivante da una sentenza favorevole. Sarà necessario monitorare la data di deposito delle sentenze di merito e verificare l’eventuale concessione della sospensiva, per imputare correttamente la sopravvenienza attiva all’esercizio di competenza ed evitare future contestazioni da parte del Fisco.

Quando un credito riconosciuto da una sentenza diventa tassabile come sopravvenienza attiva?
Diventa tassabile nell’anno d’imposta in cui la sentenza che lo riconosce viene depositata, perché in quel momento il credito acquista i requisiti di certezza nell’esistenza e obiettiva determinabilità.

È necessario che la sentenza diventi definitiva e inappellabile (passata in giudicato) per tassare la sopravvenienza attiva?
No, non è necessario attendere il passaggio in giudicato. La tassazione è dovuta già nell’anno del deposito della sentenza di merito, anche se questa è ancora appellabile. Un’eventuale riforma successiva genererà una sopravvenienza passiva.

Cosa succede se l’efficacia esecutiva della sentenza viene sospesa in attesa dell’appello?
Se l’efficacia esecutiva della sentenza viene sospesa, la sopravvenienza attiva non può essere considerata conseguita. La tassazione è quindi posticipata fino a quando l’ostacolo all’esecuzione (la sospensione) non viene meno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati