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Sopravvenienza attiva: quando tassarLa? La Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2517/2024, ha chiarito un punto cruciale in materia fiscale. Una società fallita aveva impugnato un avviso di accertamento per una ingente sopravvenienza attiva, derivante da passività inesistenti. La Corte ha rigettato il ricorso, stabilendo che la sopravvenienza attiva deve essere tassata nell’anno in cui l’Amministrazione Finanziaria ne accerta l’esistenza, e non quando il contribuente decide di registrarla in bilancio. Questa decisione impedisce al contribuente di scegliere arbitrariamente il periodo d’imposta più favorevole, riaffermando il principio di competenza.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sopravvenienza Attiva: Quando Va Tassata? La Cassazione Chiarisce

La gestione fiscale delle sopravvenienze attive rappresenta da sempre un terreno complesso per le imprese. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 2517 del 26 gennaio 2024, getta nuova luce su un aspetto fondamentale: in quale momento una sopravvenienza attiva, derivante da passività inesistenti, diventa imponibile? La decisione offre spunti cruciali sul principio di competenza e sui poteri di accertamento dell’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata riceveva dall’Agenzia delle Entrate un avviso di accertamento per IRES e IRAP relativo all’anno d’imposta 2006. La contestazione riguardava la mancata rilevazione di una sopravvenienza attiva di oltre 3 milioni di euro, originata dalla cancellazione di passività iscritte in bilanci precedenti che l’Ufficio riteneva insussistenti.
Il percorso giudiziario è stato tortuoso: la società, che nel frattempo era fallita, aveva inizialmente ottenuto l’annullamento dell’atto in primo grado. Tuttavia, la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, dando ragione all’Agenzia delle Entrate. La Curatela fallimentare, quindi, ricorreva in Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso della Curatela si basava su tre motivi principali:
1. Violazione del contraddittorio: Si lamentava la mancata instaurazione di un contraddittorio preventivo prima dell’emissione dell’avviso di accertamento, ritenuto obbligatorio.
2. Errata imputazione temporale: Il ricorrente sosteneva che la sopravvenienza attiva non potesse essere imputata all’anno 2006, in assenza di un evento che ne certificasse con certezza l’esistenza in quel periodo.
3. Errata condanna alle spese: Si contestava la condanna al pagamento delle spese legali a carico del fallimento per un’azione originariamente intrapresa dalla società quando era ancora in attività.

La Decisione della Corte sulla Sopravvenienza Attiva

Il cuore della sentenza risiede nella disamina del secondo motivo di ricorso. La Corte di Cassazione ha rigettato la tesi del contribuente, affermando un principio di notevole importanza pratica. La tassazione di una sopravvenienza attiva per insussistenza di passività deve avvenire nell’esercizio in cui si acquisisce la certezza giuridica della sua esistenza.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito che attendere la registrazione contabile da parte del contribuente per considerare imponibile la sopravvenienza significherebbe lasciargli l’arbitrio di scegliere il periodo d’imposta più conveniente in cui tassare tale componente di reddito. Questo contrasterebbe con il principio fondamentale della competenza economica. Di conseguenza, il momento rilevante è quello in cui la posta attiva “emerge” e i suoi presupposti vengono accertati. In questo caso, l’accertamento condotto dall’Agenzia delle Entrate nel 2006 ha fatto “palesare” la sopravvenienza, rendendola imponibile in quell’anno. L’Ufficio ha legittimamente recuperato a tassazione un componente di reddito derivante da costi precedentemente dedotti ma ritenuti non documentati o inesistenti.
Per quanto riguarda il contraddittorio, la Corte ha ribadito l’orientamento delle Sezioni Unite (sent. n. 24823/2015), secondo cui per i tributi non armonizzati come IRES e IRAP, non vi è un obbligo generalizzato di contraddittorio preventivo per gli accertamenti “a tavolino”.

Le Conclusioni

La sentenza 2517/2024 consolida un principio fondamentale: la tassazione della sopravvenienza attiva è legata al momento oggettivo in cui se ne accerta l’esistenza, non alla volontà soggettiva del contribuente di registrarla. Ciò rafforza i poteri dell’Amministrazione Finanziaria di contestare componenti di reddito non dichiarati, imputandoli all’anno in cui vengono scoperti, garantendo così il corretto rispetto del principio di competenza e impedendo manovre elusive.

È obbligatorio il contraddittorio prima di un avviso di accertamento per IRES e IRAP basato su un’indagine “a tavolino”?
No, la Corte ha confermato che, per i tributi non armonizzati come IRES e IRAP, non sussiste un obbligo generalizzato di contraddittorio preventivo per gli accertamenti fiscali condotti presso gli uffici dell’Agenzia, diversamente da quanto previsto per i tributi armonizzati come l’IVA.

In quale anno d’imposta deve essere tassata una sopravvenienza attiva derivante da passività inesistenti?
Deve essere assoggettata a imposizione nell’esercizio in cui si acquisisce la certezza giuridica della sua esistenza. Questo momento può coincidere con l’accertamento da parte dell’Ufficio fiscale, che fa “emergere” la posta attiva, indipendentemente dalla sua annotazione contabile da parte del contribuente.

Può il contribuente decidere in quale anno registrare in bilancio una sopravvenienza attiva per scegliere il periodo di imposta più conveniente?
No. La Corte ha specificato che consentire ciò renderebbe il contribuente arbitro dell’emersione della sopravvenienza, permettendogli di scegliere il periodo di imposta a lui più favorevole. L’imposizione deve invece seguire il criterio oggettivo del momento in cui si palesano i presupposti della sopravvenienza stessa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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