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Società non operative: quando è valida la cartella?

Una società immobiliare, qualificata come società non operativa, ha impugnato una cartella di pagamento sostenendo che fosse priva di motivazione e non preceduta da un avviso di accertamento. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la cartella, emessa a seguito di un controllo automatizzato della dichiarazione e del rigetto di un’istanza di disapplicazione, era sufficientemente motivata. Inoltre, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo relativo alla necessità di un avviso di accertamento preventivo, in quanto non sollevato nei precedenti gradi di giudizio.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società non operative: quando la cartella di pagamento è legittima?

La disciplina delle società non operative, o società di comodo, è da sempre un terreno di confronto tra contribuenti e amministrazione finanziaria. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla validità della cartella di pagamento emessa in questo contesto, affrontando la questione della necessità di un preventivo avviso di accertamento. Vediamo insieme cosa ha stabilito la Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Disapplicazione al Ricorso

Una società immobiliare aveva presentato un’istanza per ottenere la disapplicazione della normativa sulle società non operative per l’anno d’imposta 2007. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, respingeva la richiesta. Di conseguenza, l’Ufficio emetteva una cartella di pagamento per Ires e Irap, basandosi sul controllo automatizzato della dichiarazione dei redditi, ai sensi dell’art. 36-bis del D.P.R. 600/1973.

La società impugnava la cartella davanti alla Commissione Tributaria Provinciale e, successivamente, a quella Regionale, ma entrambi i ricorsi venivano rigettati. I giudici di merito confermavano la legittimità dell’operato dell’Ufficio, ritenendo la cartella correttamente motivata e valida. Contro la decisione di secondo grado, la società proponeva ricorso per cassazione.

La questione giuridica e le censure delle società non operative

Il punto centrale del contendere era duplice. In primo luogo, la società lamentava un difetto di motivazione della cartella di pagamento. In secondo luogo, sosteneva che l’amministrazione avrebbe dovuto emettere un avviso di accertamento specifico per contestare la qualifica di società non operative, prima di poter procedere con la riscossione tramite cartella.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha respinto il ricorso della società, ritenendolo infondato e, in parte, inammissibile. Il ragionamento dei giudici si è articolato su due principi fondamentali.

In primo luogo, la Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato in materia di motivazione della cartella esattoriale. Quando la cartella è il primo atto con cui il contribuente viene a conoscenza della pretesa fiscale, essa deve essere motivata in modo completo, come un avviso di accertamento. Tuttavia, quando la cartella deriva dalla liquidazione di imposte dichiarate dal contribuente stesso (come nei controlli ex art. 36-bis), l’obbligo di motivazione è assolto con il semplice richiamo alla dichiarazione. Nel caso di specie, la pretesa fiscale scaturiva non solo dalla dichiarazione, ma anche dal rigetto dell’istanza di disapplicazione presentata dalla società stessa. Pertanto, il contribuente era perfettamente a conoscenza dei presupposti di fatto e di diritto della richiesta, rendendo la motivazione della cartella adeguata.

In secondo luogo, la Corte ha dichiarato inammissibile la censura relativa alla necessità di un preventivo avviso di accertamento. I giudici hanno evidenziato che la società non aveva dimostrato di aver sollevato questa specifica questione nei precedenti gradi di giudizio. In base al principio di specificità del ricorso per cassazione, non è possibile introdurre nuove questioni giuridiche in sede di legittimità se queste implicano accertamenti di fatto e non sono state precedentemente dibattute nel merito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa pronuncia offre due importanti spunti pratici. Anzitutto, conferma che la cartella di pagamento emessa per le società non operative a seguito di controllo automatizzato e rigetto di un’istanza di disapplicazione non necessita di una motivazione complessa, essendo sufficiente il richiamo agli atti già noti al contribuente. In secondo luogo, sottolinea l’importanza strategica della difesa tributaria: è fondamentale sollevare tutte le eccezioni e i motivi di contestazione sin dal primo grado di giudizio. Omettere di farlo può precludere la possibilità di far valere tali argomenti nelle fasi successive del processo, come accaduto nel caso di specie per la questione dell’avviso di accertamento.

Una cartella di pagamento per società non operative deve sempre essere preceduta da un avviso di accertamento?
No. Secondo la Corte, la questione è inammissibile se non sollevata nei gradi di merito. La decisione non entra nel merito, ma rigetta la censura per motivi procedurali, confermando la validità di una cartella emessa a seguito di controllo automatizzato in questo specifico contesto.

Quale livello di motivazione è richiesto per una cartella di pagamento emessa dopo un controllo automatizzato della dichiarazione?
L’obbligo di motivazione può essere assolto con il semplice richiamo alla dichiarazione presentata dal contribuente, poiché quest’ultimo è già a conoscenza dei dati e dei presupposti della pretesa. Questo principio è rafforzato se la cartella segue un’istanza del contribuente che è stata rigettata dall’ufficio.

È possibile presentare per la prima volta in Cassazione un motivo di ricorso non discusso nei gradi di merito?
No. Se una questione giuridica, che implica accertamenti di fatto, non è stata trattata nei giudizi di merito (primo e secondo grado), non può essere proposta per la prima volta in sede di ricorso per cassazione, pena l’inammissibilità per novità della censura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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