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Società non operative: guida al ricorso incidentale

La Corte di Cassazione chiarisce le regole per le società non operative, confermando che il test di operatività è distinto dagli studi di settore. Stabilisce inoltre quando una parte, pur interamente vittoriosa in appello, può proporre ricorso incidentale. La decisione impugnata è stata annullata per l’annualità 2009 a causa di un errore nella valutazione dei beni della società non operativa, mentre è stato respinto il ricorso dell’azienda basato sul silenzio assenso.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società non operative: la Cassazione fissa i paletti su ricorso incidentale e silenzio assenso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questioni cruciali riguardanti le società non operative, un tema di grande interesse per imprese e professionisti del settore fiscale. La pronuncia chiarisce non solo la natura del meccanismo di accertamento previsto per queste entità, ma stabilisce anche un importante principio di diritto sull’ammissibilità del ricorso incidentale da parte di chi ha già vinto in appello.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Amministrazione Finanziaria a una società a responsabilità limitata. L’ente impositore contestava alla società la qualifica di ‘non operativa’ per gli anni 2009 e 2010. Tale qualifica scaturiva da una compilazione irregolare del test di operatività, che aveva portato alla determinazione di ricavi presunti superiori a quelli dichiarati.

La società si opponeva, sostenendo che uno dei suoi principali immobili era improduttivo di reddito a causa di un’azione revocatoria fallimentare pendente. In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso della società. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale confermava la decisione, rigettando l’appello dell’Amministrazione Finanziaria.

Contro questa sentenza, l’Amministrazione proponeva ricorso in Cassazione, lamentando principalmente l’omessa valutazione di fatti decisivi e l’errata applicazione della normativa sulle società non operative. A sua volta, la società, pur essendo risultata vittoriosa nei gradi di merito, presentava un ricorso incidentale per far valere la tesi del silenzio-assenso formatosi su una sua precedente istanza di disapplicazione.

La Decisione della Corte: Ricorso Principale e Ricorso Incidentale

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria e ha rigettato quello incidentale della società.

In particolare, ha accolto il ricorso dell’Agenzia per l’annualità 2009, annullando con rinvio la sentenza d’appello. Ha invece respinto il ricorso incidentale della contribuente, affermando che l’istituto del silenzio-assenso non è applicabile in materia di interpello disapplicativo per le società non operative.

Analisi del ricorso sulle società non operative

La Corte ha chiarito un punto fondamentale: il meccanismo del test di operatività per le società non operative è diverso e autonomo rispetto agli accertamenti basati sugli studi di settore. Il superamento del test negativo fa scattare una presunzione legale relativa (praesumptio iuris tantum) di non operatività, che comporta l’applicazione di un reddito minimo presunto. Tuttavia, il contribuente ha sempre la facoltà di superare questa presunzione fornendo la prova di un’oggettiva impossibilità di raggiungere quel reddito.

Un principio di diritto sul ricorso incidentale

Uno degli aspetti più interessanti della pronuncia riguarda l’ammissibilità del ricorso incidentale proposto dalla parte interamente vittoriosa in appello. La Corte ha stabilito il seguente principio: sebbene di norma manchi l’interesse a impugnare per chi ha vinto, il ricorso incidentale è ammissibile se riguarda questioni pregiudiziali (di rito o di merito) che, se accolte, sarebbero idonee a definire il giudizio in modo ancora più favorevole per il ricorrente.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state nette e precise. Per quanto riguarda il ricorso principale, i giudici hanno rilevato che la Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione sull’indisponibilità di un immobile che, in realtà, non era stato nemmeno considerato dall’Amministrazione Finanziaria nel calcolo per l’anno 2009. Questo ha costituito un vizio logico e giuridico che ha portato alla cassazione della sentenza per quell’annualità.

Sul ricorso incidentale, la Corte ha spiegato che l’istituto del silenzio-assenso, disciplinato dalla legge sul procedimento amministrativo (L. 241/1990), si applica solo a provvedimenti autorizzativi o abilitativi. L’interpello disapplicativo in materia fiscale non rientra in questa categoria e, pertanto, la mancata risposta dell’Amministrazione Finanziaria non può essere interpretata come un accoglimento tacito.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre importanti spunti operativi. In primo luogo, ribadisce che le aziende qualificate come società non operative devono preparare difese solide, basate sulla prova concreta e oggettiva dell’impossibilità di produrre il reddito minimo presunto dalla legge. Non è sufficiente invocare genericamente difficoltà di mercato.

In secondo luogo, la pronuncia delinea una chiara strategia processuale: anche una parte vittoriosa può avere interesse a proporre un ricorso incidentale per blindare il risultato ottenuto o per ottenere una vittoria su basi giuridiche più solide, specialmente se sono state respinte questioni pregiudiziali o preliminari. Infine, viene definitivamente esclusa la possibilità di far valere il silenzio-assenso per le istanze di disapplicazione della normativa sulle società di comodo, costringendo i contribuenti a ottenere una risposta esplicita dall’Amministrazione Finanziaria o a sollecitarla in caso di inerzia.

Quando una parte che ha vinto in appello può comunque presentare un ricorso incidentale in Cassazione?
Una parte interamente vittoriosa in appello può presentare un ricorso incidentale condizionato quando questo riguarda questioni pregiudiziali di rito o preliminari di merito che, se fondate, sono di per sé idonee a definire il giudizio, anche se sono state implicitamente respinte nei gradi precedenti.

La regola del silenzio-assenso si applica alle istanze di disapplicazione della normativa sulle società non operative?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’istituto del silenzio-assenso, previsto dall’art. 20 della L. 241/1990, non si applica in materia di interpello disapplicativo, poiché tale norma riguarda solo provvedimenti autorizzativi o abilitativi e non può essere estesa all’ambito tributario in assenza di una specifica disposizione di legge.

Qual è la differenza tra l’accertamento per le società non operative e quello basato sugli studi di settore?
Sono due meccanismi non comparabili. L’accertamento per le società non operative si basa sul superamento del cosiddetto ‘test di operatività’, che fa scattare una presunzione legale relativa (praesumptio iuris tantum) sull’esistenza di un reddito minimo. Il contribuente può superare tale presunzione provando l’oggettiva impossibilità di raggiungere quel reddito. Gli studi di settore, invece, erano uno strumento statistico per stimare i ricavi di determinate categorie economiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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