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Società in perdita sistematica: disapplicazione ok

La Corte di Cassazione ha stabilito che una società in perdita sistematica può ottenere la disapplicazione della normativa antielusiva se dimostra l’esistenza di ‘situazioni oggettive’ che impediscono di generare ricavi. Nel caso specifico, i vincoli amministrativi su un terreno, espropriato per farne un parco pubblico, sono stati ritenuti una causa oggettiva sufficiente, indipendentemente dalla crisi economica generale. La Corte ha accolto il ricorso della società, annullando la decisione precedente e chiarendo che l’impossibilità di svolgere attività economica a causa di tali vincoli giustifica la non applicazione delle norme punitive.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società in Perdita Sistematica: Quando i Vincoli Amministrativi Giustificano la Disapplicazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale per le imprese che si trovano nella condizione di società in perdita sistematica. La Corte ha stabilito che la presenza di ‘situazioni oggettive’, come vincoli urbanistici che impediscono lo svolgimento dell’attività, è sufficiente per richiedere la disapplicazione della penalizzante normativa fiscale, senza dover dimostrare una crisi economica generalizzata. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Società Bloccata da Vincoli Urbanistici

Una società immobiliare, costituita molti decenni fa, si è trovata nell’impossibilità di operare a causa di eventi esterni e insuperabili. Un terreno di sua proprietà è stato prima occupato d’urgenza e poi espropriato dal Comune per la creazione di un parco pubblico. Di fatto, per oltre trent’anni, l’azienda non ha potuto svolgere alcuna attività edificatoria o generare ricavi, limitandosi alla mera conservazione dei propri beni. A causa di questa inattività forzata, la società ha accumulato perdite fiscali per più esercizi consecutivi, ricadendo nella definizione di società in perdita sistematica.

Di conseguenza, ha presentato un’istanza all’Agenzia delle Entrate per la disapplicazione della relativa disciplina antielusiva, sostenendo che la sua condizione non derivava da scelte elusive, ma da una situazione oggettiva e insormontabile. L’Agenzia ha respinto l’istanza e il caso è approdato in tribunale. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale ha dato ragione alla società, quella Regionale ha ribaltato la decisione, ritenendo che i vincoli amministrativi non fossero una causa valida per la disapplicazione.

La Decisione della Cassazione sulla società in perdita sistematica

La Corte di Cassazione, investita della questione, ha accolto il ricorso della società, cassando la sentenza della Commissione Tributaria Regionale e stabilendo un principio di diritto cruciale.

L’Errore della Commissione Tributaria Regionale

I giudici di secondo grado avevano commesso un errore di diritto: avevano subordinato la disapplicazione alla prova di ‘situazioni particolari di natura economica’ che avessero causato i risultati negativi. In altre parole, avevano richiesto alla società di dimostrare che le sue perdite fossero legate a una crisi di mercato o a congiunture economiche sfavorevoli. Inoltre, avevano erroneamente confuso la disciplina per le società non operative con quella, specifica, per le società in perdita sistematica.

Il Principio di Diritto: Le ‘Situazioni Oggettive’

La Cassazione ha chiarito che la norma di riferimento (art. 30, comma 4 bis, L. 724/1994) richiede semplicemente la dimostrazione di ‘oggettive situazioni che hanno reso impossibile il conseguimento dei ricavi’. Non è necessario provare una crisi economica. La Corte ha affermato che la ‘situazione oggettiva derivante da vincoli amministrativi aventi efficacia illimitata’, come quella accertata nel caso di specie, è esattamente il tipo di presupposto che la legge prevede per escludere l’applicazione delle norme antielusive.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che lo scopo della normativa sulle società in perdita sistematica è colpire i soggetti che mascherano un’inattività voluta per godere indebitamente di benefici fiscali, non le imprese che sono impossibilitate a operare per cause di forza maggiore e indipendenti dalla loro volontà. I giudici d’appello avrebbero dovuto valutare se i vincoli amministrativi, di carattere straordinario e non dipendenti dal contribuente, costituissero una di queste ‘situazioni oggettive’. Riconoscendo l’esistenza di tali vincoli, la Commissione Regionale aveva, di fatto, già accertato il presupposto per la disapplicazione, ma era giunta a una conclusione errata per un’erronea interpretazione della legge. Pertanto, la sentenza è stata annullata con rinvio, affinché un nuovo giudice applichi il principio corretto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza rappresenta una tutela importante per tutte quelle imprese che, pur essendo formalmente in perdita sistematica, non lo sono per scopi elusivi ma a causa di impedimenti oggettivi. Il principio chiave è che non è richiesta la prova di una crisi economica del settore o del Paese. È sufficiente dimostrare l’esistenza di una ‘situazione oggettiva’ – come un vincolo espropriativo, un divieto normativo o un’altra causa di forza maggiore – che ha reso materialmente impossibile generare ricavi. Le aziende in condizioni simili hanno ora un precedente giurisprudenziale solido per difendere le proprie ragioni contro l’applicazione automatica e penalizzante della normativa antielusiva.

Cosa si intende per ‘situazione oggettiva’ per disapplicare la normativa sulla società in perdita sistematica?
Si intende una circostanza, indipendente dalla volontà del contribuente e di carattere straordinario, che ha reso materialmente impossibile il conseguimento di ricavi. L’ordinanza specifica che i vincoli amministrativi di natura illimitata, come un’espropriazione, rientrano pienamente in questa categoria.

Per ottenere la disapplicazione, una società deve dimostrare di essere in perdita a causa della crisi economica generale?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che non è necessario provare che le perdite derivino da particolari situazioni economiche o di mercato. La prova richiesta dalla norma è unicamente quella dell’esistenza di una situazione oggettiva che ha impedito alla società di operare e produrre reddito.

Il provvedimento con cui l’Agenzia delle Entrate nega la disapplicazione è immediatamente impugnabile davanti al giudice?
Sì. La Corte ha ribadito il principio consolidato secondo cui il diniego di disapplicazione, avendo natura e contenuto di un atto definitivo che esprime una pretesa tributaria, può essere impugnato immediatamente davanti al giudice tributario, anche se non rientra formalmente nell’elenco degli atti impugnabili previsti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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