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Società in perdita fiscale: diritto al rimborso IVA

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33427/2024, ha stabilito un principio fondamentale per la società in perdita fiscale. Conformemente al diritto europeo, il rimborso del credito IVA non può essere negato a una società solo perché ha registrato perdite per più anni consecutivi. La normativa nazionale che equipara tali società a quelle ‘di comodo’ deve essere disapplicata, a meno che l’amministrazione finanziaria non provi l’esistenza di una frode o di un abuso.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società in perdita fiscale: la Cassazione conferma il diritto al rimborso IVA

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 33427 del 19 dicembre 2024) ha messo un punto fermo su una questione cruciale per molte imprese: una società in perdita fiscale sistematica può vedersi negato il diritto al rimborso del credito IVA? Allineandosi ai principi del diritto dell’Unione Europea, la Suprema Corte ha stabilito che la condizione di perdita non è sufficiente a qualificare un’impresa come ‘non operativa’ e a privarla di un diritto fondamentale come quello alla detrazione e al rimborso IVA.

Il Caso: Negato il Rimborso IVA a una Società Costruttrice

La vicenda trae origine dal diniego di un rimborso del credito IVA per l’anno 2015 opposto dall’Agenzia delle Entrate a una società a responsabilità limitata. La motivazione dell’Agenzia si basava sulla disciplina delle cosiddette ‘società di comodo’. Poiché l’impresa aveva registrato perdite fiscali per cinque anni consecutivi (dal 2010 al 2014), era stata automaticamente considerata ‘non operativa’ per il 2015.

La società, tuttavia, ha contestato questa classificazione, dimostrando di non essere un mero guscio vuoto. Era stata costituita per realizzare un edificio strumentale all’attività di un’altra impresa collegata, ma il progetto aveva subito notevoli ritardi a causa di lungaggini burocratiche e costi di costruzione ingenti. Le perdite, quindi, non derivavano da inattività, ma da una fase preparatoria e di investimento del tutto legittima.

L’impatto del Diritto Europeo sulla società in perdita fiscale

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nel confronto tra la normativa nazionale e i principi europei in materia di IVA. La normativa italiana (in particolare l’art. 2, comma 36-decies, del D.L. 138/2011) equiparava, ratione temporis, le società in perdita fiscale sistematica a quelle di comodo, precludendo loro il diritto al rimborso del credito IVA.

Tuttavia, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (con la sentenza del 7 marzo 2024, causa C-341/22) ha chiarito che la Direttiva IVA 2006/112/CE osta a una normativa nazionale che neghi la qualità di soggetto passivo IVA, e quindi il diritto alla detrazione, solo perché non viene raggiunta una soglia minima di ricavi. Il diritto alla detrazione e al rimborso è un pilastro del sistema IVA e può essere limitato solo in presenza di frode o abuso.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha recepito integralmente l’orientamento europeo, affermando un principio di diritto di grande importanza. Ha stabilito che la normativa italiana che equipara le società in perdita fiscale a quelle non operative deve essere disapplicata perché in contrasto con il diritto dell’Unione.

Secondo i giudici, negare il rimborso IVA basandosi unicamente su un dato quantitativo (i ricavi insufficienti o le perdite reiterate) viola il principio di neutralità dell’IVA. L’Amministrazione finanziaria non può presumere l’abuso o la frode dalla semplice condizione di perdita. Per negare il diritto al rimborso, è necessario che l’autorità fiscale fornisca la prova concreta che l’operazione è parte di una costruzione artificiosa o fraudolenta.

In sostanza, l’effettivo esercizio di un’attività economica, anche se in fase preparatoria e non ancora redditizia, è l’unico elemento che conta per riconoscere lo status di soggetto passivo IVA e i diritti che ne conseguono. Spetta al contribuente dimostrare l’esistenza del credito e i presupposti per il rimborso, ma spetta al Fisco dimostrare l’eventuale abuso.

Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta una vittoria per il principio di sostanza sulla forma. Le imprese, specialmente quelle in fase di start-up o che affrontano periodi di investimento o di crisi, non possono essere penalizzate da presunzioni legali che non tengono conto della realtà economica. La decisione chiarisce che una società in perdita fiscale non è automaticamente una società ‘finta’. Il diritto al rimborso IVA è garantito a chiunque eserciti un’attività economica reale, a prescindere dalla sua redditività immediata. Solo in caso di comprovata frode o abuso, tale diritto può essere negato, ristabilendo così un corretto equilibrio tra le esigenze dell’erario e i diritti del contribuente.

Una società in perdita fiscale per più anni perde automaticamente il diritto al rimborso del credito IVA?
No. La Corte di Cassazione, seguendo la giurisprudenza europea, ha stabilito che la condizione di perdita fiscale sistematica non è di per sé sufficiente per negare il diritto al rimborso IVA.

In quali casi l’Amministrazione finanziaria può legittimamente negare il rimborso IVA a una società?
Il rimborso può essere negato solo se l’Amministrazione finanziaria dimostra che il diritto è stato invocato in un contesto di frode o abuso, come nel caso di un’attività economica fittizia o di una ‘costruzione artificiosa’. La mera insufficienza di ricavi non è una prova di abuso.

La normativa italiana sulle società di comodo o in perdita fiscale è ancora applicabile per negare il rimborso IVA?
No, per quanto riguarda il diniego del rimborso IVA. La Corte ha stabilito che la normativa nazionale che lega la perdita del diritto al rimborso al mancato superamento di soglie di ricavi o alla presenza di perdite fiscali reiterate, deve essere disapplicata perché in contrasto con i principi europei di neutralità dell’IVA.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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