LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Società estinta: sopravvivenza fiscale e ricorsi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta il tema della società estinta e delle sue passività fiscali. Il caso riguarda una S.r.l. cancellata dal Registro delle Imprese, alla quale l’Agenzia delle Entrate ha notificato avvisi di accertamento per diversi anni d’imposta. La Corte ha stabilito che, in applicazione dell’art. 28 del d.lgs. 175/2014, se la richiesta di cancellazione è successiva all’entrata in vigore della norma, la società si considera ‘sopravvissuta’ per cinque anni ai soli fini fiscali. Di conseguenza, l’ex liquidatore mantiene la legittimazione a rappresentare la società in giudizio, mentre gli ex soci sono privi di tale potere, non potendo agire come successori. La decisione chiarisce quindi chi è il corretto interlocutore del Fisco dopo l’estinzione di una società.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società Estinta: La Sopravvivenza Fiscale di 5 Anni e la Legittimazione ad Agire

Quando una società chiude i battenti e viene cancellata dal Registro delle Imprese, si potrebbe pensare che ogni questione sia definitivamente chiusa. Tuttavia, le obbligazioni fiscali possono avere vita più lunga dell’entità giuridica che le ha generate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto cruciale: chi è il soggetto legittimato a difendersi da un accertamento fiscale notificato a una società estinta? La risposta ruota attorno a una norma chiave, l’art. 28 del D.Lgs. 175/2014, che ha introdotto una “sopravvivenza” quinquennale della società ai soli fini fiscali.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata, dopo essere stata posta in liquidazione, veniva cancellata dal Registro delle Imprese. Successivamente, l’Agenzia delle Entrate notificava diversi avvisi di accertamento relativi a tre differenti annualità d’imposta (2009, 2010 e 2011), indirizzandoli in parte all’ex liquidatore e in parte agli ex soci. Questi ultimi impugnavano gli atti, dando il via a un complesso contenzioso che è giunto fino alla Suprema Corte.

La Questione Giuridica: Chi Può Impugnare gli Atti?

Il nodo centrale della controversia era stabilire chi avesse la legittimazione ad agire contro gli avvisi di accertamento. Secondo il Codice Civile (art. 2495), con la cancellazione la società si estingue e i creditori sociali possono rivalersi sui soci (nei limiti di quanto riscosso con il bilancio finale di liquidazione) o sul liquidatore (se il mancato pagamento è dipeso da sua colpa). Questo principio, tuttavia, si scontra con la disciplina speciale introdotta in ambito fiscale.

La Corte di Cassazione ha dovuto valutare l’impatto dell’art. 28, comma 4, del D.Lgs. n. 175/2014. Questa norma stabilisce che, ai soli fini della validità degli atti di liquidazione, accertamento e riscossione, l’estinzione della società ha effetto solo dopo cinque anni dalla richiesta di cancellazione.

La Sopravvivenza Fiscale della Società Estinta

Il punto dirimente, secondo i giudici, è stato il momento in cui la società ha richiesto la cancellazione. Poiché la richiesta è stata presentata quando il D.Lgs. 175/2014 era già in vigore, la norma sulla sopravvivenza quinquennale è pienamente applicabile.

Questo significa che, per il Fisco, la società estinta continua a esistere come soggetto passivo d’imposta per cinque anni. Di conseguenza:

* L’ex liquidatore conserva tutti i poteri di rappresentanza della società, sia sul piano sostanziale che processuale. Egli è quindi l’unico soggetto legittimato a ricevere le notifiche degli atti impositivi e a impugnarli in giudizio per conto della società ‘sopravvissuta’.
* Gli ex soci sono, invece, privi di legittimazione ad agire in qualità di successori della società. La fictio iuris della sopravvivenza impedisce che si verifichi il fenomeno successorio previsto dall’art. 2495 c.c., almeno per il quinquennio rilevante.

Per questo motivo, la Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi originari proposti dagli ex soci contro gli accertamenti rivolti alla società.

Il Raddoppio dei Termini di Accertamento

Un’altra questione rilevante riguardava gli accertamenti per l’anno 2009. L’Agenzia invocava il cosiddetto “raddoppio dei termini” di accertamento, giustificato dalla presenza di una denuncia per reati tributari. La Corte ha confermato la fondatezza di questa tesi, chiarendo che le norme transitorie non impedivano l’applicazione del termine più lungo, a condizione che la denuncia penale fosse stata trasmessa entro la scadenza ordinaria del termine di accertamento. La Corte ha ritenuto che l’Agenzia avesse fornito prova di tale tempestiva trasmissione, rendendo legittimo l’accertamento notificato oltre i termini ordinari.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha basato la sua decisione su un’interpretazione sistematica delle norme, sottolineando come l’art. 28 del d.lgs. 175/2014 costituisca una deroga al regime civilistico generale. Questa norma, di natura sostanziale e non retroattiva, è stata introdotta per contrastare pratiche elusive e garantire una maggiore stabilità nei rapporti tra Fisco e contribuente. Creando una “ultrattività” della soggettività passiva della società, il legislatore ha inteso designare un interlocutore unico e certo per tutte le procedure fiscali post-estinzione: l’ex liquidatore. I giudici hanno chiarito che questa “prorogatio” dei poteri del liquidatore è completa, includendo non solo la ricezione degli atti, ma anche il conferimento del mandato alle liti e la gestione dell’intero contenzioso. Di contro, gli ex soci sono stati ritenuti privi di legittimazione poiché il fenomeno successorio, presupposto della loro azione, è normativamente “congelato” per cinque anni.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione offre un importante principio guida per la gestione delle passività fiscali di una società estinta. La decisione consolida l’efficacia della sopravvivenza quinquennale introdotta nel 2014, stabilendo una chiara linea di demarcazione delle responsabilità processuali. Per liquidatori e amministratori, ciò significa che i doveri di rappresentanza e gestione non si esauriscono con la cancellazione, ma proseguono per un lustro in ambito fiscale. Per gli ex soci, invece, la pronuncia chiarisce la loro esclusione dal contenzioso tributario che riguarda direttamente la società, almeno fino allo scadere del quinquennio. Questa sentenza rafforza gli strumenti a disposizione dell’amministrazione finanziaria e impone una maggiore attenzione nella fase di chiusura delle società.

Dopo la cancellazione, chi può impugnare un avviso di accertamento notificato alla società estinta?
Se la richiesta di cancellazione è stata presentata dopo l’entrata in vigore del d.lgs. n. 175/2014 (13 dicembre 2014), la società si considera esistente ai fini fiscali per cinque anni. In questo periodo, l’unico soggetto legittimato a rappresentarla in giudizio e a impugnare gli atti è l’ex liquidatore.

Gli ex soci di una società estinta possono agire in giudizio come suoi successori per debiti fiscali?
No, se si applica la norma sulla sopravvivenza quinquennale. Poiché la società è considerata fittiziamente in vita ai fini fiscali, non si verifica il fenomeno successorio che legittimerebbe gli ex soci ad agire. Pertanto, essi sono privi di legittimazione a proporre ricorsi in qualità di successori della società per i debiti di quest’ultima.

Il raddoppio dei termini di accertamento si applica anche quando la denuncia penale riguarda fatti di anni precedenti alle nuove normative?
Sì. La Corte ha chiarito che il raddoppio dei termini si applica anche a violazioni commesse prima delle modifiche legislative, a condizione che i termini di accertamento non fossero ancora scaduti al momento dell’entrata in vigore delle nuove norme. È decisivo che l’Amministrazione Finanziaria provi di aver trasmesso la denuncia penale alla Procura entro la scadenza del termine ordinario di accertamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati