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Società estinta: la Cassazione sulla notifica ai soci

La Corte di Cassazione affronta il caso di una società estinta e dei suoi soci, destinatari di avvisi di accertamento. La Corte riunisce due ricorsi connessi: uno della socia contro un accertamento IRPEF per utili presunti, e uno dell’Agenzia delle Entrate contro l’annullamento di un accertamento societario. Viene stabilito che, dopo la cancellazione, si verifica un fenomeno successorio: le obbligazioni tributarie della società si trasferiscono ai soci. Pertanto, la notifica dell’accertamento ai soci è legittima, in quanto essi subentrano nei rapporti della società estinta. La sentenza di appello, che aveva annullato l’atto solo per la non retroattività di una norma, viene cassata con rinvio.

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Pubblicato il 6 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società estinta: la Cassazione sulla validità della notifica ai soci

La gestione delle passività fiscali dopo la chiusura di un’impresa è un tema complesso. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: quando una società estinta viene cancellata dal Registro delle Imprese, le sue obbligazioni tributarie non scompaiono, ma si trasferiscono ai soci. Vediamo nel dettaglio come la Suprema Corte ha affrontato la questione.

I fatti del caso: una doppia contestazione fiscale

La vicenda nasce da due distinti procedimenti, poi riuniti dalla Cassazione per la loro evidente connessione. Da un lato, una socia di una S.r.l. a base ristretta impugnava un avviso di accertamento IRPEF. Il Fisco le contestava un maggior reddito, presumendo la distribuzione di utili extra-contabili realizzati dalla società, che nel frattempo era stata cancellata dal Registro delle Imprese. I giudici di primo e secondo grado avevano respinto le sue ragioni.

Dall’altro lato, l’Agenzia delle Entrate ricorreva contro una sentenza della Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima aveva annullato un avviso di accertamento per IRES, IVA e IRAP emesso nei confronti della stessa società estinta e notificato ai soci. La motivazione dei giudici d’appello si basava unicamente sulla non retroattività di una specifica norma (l’art. 28 del D.Lgs. 175/2014) che disciplina gli effetti della cancellazione delle società ai fini fiscali.

La notifica alla società estinta: un errore di prospettiva

Il punto cruciale del dibattito riguardava la legittimità di un accertamento fiscale emesso e notificato dopo che la società aveva cessato di esistere legalmente. La Commissione Tributaria Regionale aveva ritenuto illegittimo l’atto, concentrandosi esclusivamente sulla data di entrata in vigore di una legge specifica, senza considerare i principi generali del diritto societario e tributario.

L’Agenzia delle Entrate, nel suo ricorso, sosteneva che la notifica era avvenuta correttamente nei confronti dei soci, quali successori della società estinta, e che questi avevano infatti impugnato l’atto, dimostrando di essere i legittimi destinatari della pretesa fiscale.

La decisione della Cassazione e il principio di successione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate e, parzialmente, quello della socia, cassando le sentenze impugnate e rinviando la causa al giudice di secondo grado per una nuova valutazione.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito che l’errore della Commissione Tributaria Regionale è stato quello di fondare la propria decisione esclusivamente sulla questione della irretroattività di una norma, ignorando un principio consolidato, sancito anche dalle Sezioni Unite della Cassazione (sent. n. 6070/2013). Tale principio stabilisce che la cancellazione di una società dal Registro delle Imprese determina un fenomeno di tipo successorio. Le obbligazioni della società non si estinguono, ma si trasferiscono ai soci, i quali ne rispondono nei limiti di quanto ricevuto in sede di liquidazione o, in certi casi, illimitatamente.

Di conseguenza, i diritti e i beni non inclusi nel bilancio di liquidazione si trasferiscono ai soci in regime di comunione. Questo fenomeno successorio si applica pienamente anche in ambito tributario. L’Amministrazione finanziaria può quindi legittimamente notificare l’avviso di accertamento relativo alla società estinta direttamente ai soci, i quali diventano i nuovi soggetti passivi del rapporto tributario. Nel caso di specie, l’atto era stato emesso e notificato ai soci proprio in qualità di successori, e questi lo avevano impugnato, confermando la loro legittimazione passiva.

Le conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha stabilito che non si può annullare un accertamento societario notificato ai soci di una società estinta basandosi solo sulla non retroattività di una norma specifica. Bisogna invece applicare il principio generale della successione dei soci nei debiti della società cancellata. La notifica ai soci è quindi un atto legittimo che trasferisce su di loro la pretesa fiscale. La causa è stata rinviata al giudice d’appello, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo fondamentale principio, valutando nel merito la fondatezza della pretesa fiscale.

È valido un avviso di accertamento notificato ai soci di una società estinta?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, a seguito della cancellazione della società si verifica un fenomeno successorio per cui le obbligazioni tributarie si trasferiscono ai soci. La notifica dell’avviso di accertamento ai soci, in qualità di successori, è quindi legittima.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del giudice di appello nel caso dell’accertamento societario?
Perché il giudice di appello ha motivato la sua decisione basandosi unicamente sulla irretroattività di una specifica norma (art. 28, d.lgs. n. 175/2014), omettendo di considerare il principio generale, e consolidato, della successione dei soci nei debiti della società estinta, che rendeva legittima la notifica dell’atto ai soci stessi.

Esiste un litisconsorzio necessario tra la società e i soci nell’impugnazione di un avviso di accertamento per utili presunti?
No. La Corte ribadisce il suo orientamento pacifico secondo cui non sussiste un litisconsorzio necessario tra società e soci. Esiste solo un nesso di pregiudizialità-dipendenza, per cui l’accertamento a carico del socio dipende dall’esito di quello societario, ma non è richiesta la partecipazione congiunta al medesimo processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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