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Società estinta e impugnazione: chi può agire?

La Corte di Cassazione ha analizzato il caso di un ricorso contro un avviso di accertamento fiscale proposto da una socia, sia in proprio che come liquidatrice di una società estinta. La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso della società, poiché una volta cancellata dal registro delle imprese perde la capacità processuale. Ha invece rigettato per vizi procedurali il ricorso della socia, confermando che l’azione spetta ai soci e non all’ente non più esistente.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società Estinta: Chi ha il Diritto di Impugnare un Avviso Fiscale?

La gestione delle pendenze fiscali dopo la chiusura di un’attività è un tema complesso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: una società estinta non può più agire in giudizio. La legittimazione a contestare eventuali avvisi di accertamento si trasferisce ai soci, ma il ricorso deve rispettare rigidi requisiti procedurali per non essere dichiarato inammissibile.

I Fatti del Caso

Una società in accomandita semplice (Sas) riceveva un avviso di accertamento per IVA e IRAP relativo a operazioni ritenute fittizie. Pochi giorni dopo la notifica dell’atto, la società veniva cancellata dal Registro delle Imprese. La socia liquidatrice decideva di impugnare l’avviso, agendo sia in proprio che in qualità di rappresentante della ormai società estinta.

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) confermava la pretesa del Fisco, ritenendo che, sebbene il ricorso fosse stato proposto anche a nome della società non più esistente, il rapporto processuale si era validamente instaurato con la socia in proprio. La questione è quindi giunta all’attenzione della Corte di Cassazione per definire i contorni della legittimazione ad agire in questi casi.

La Posizione della Cassazione sulla Legittimazione della società estinta

La Suprema Corte ha adottato una decisione netta, distinguendo le due posizioni della ricorrente.

Il Ricorso della Liquidatrice per conto della società estinta

La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla liquidatrice in nome e per conto della società. Il principio affermato è che, con la cancellazione dal Registro delle Imprese, la società cessa di esistere come soggetto di diritto. Di conseguenza, perde la capacità di stare in giudizio e la sua ex rappresentante legale non ha più il potere di agire per suo conto. Qualsiasi atto processuale compiuto in nome della società estinta è, pertanto, invalido.

Il Ricorso della Socia in Proprio

Il ricorso presentato dalla socia a titolo personale, invece, è stato rigettato. Sebbene la socia avesse il diritto di agire per tutelare il proprio patrimonio, che può essere aggredito per i debiti sociali, il suo ricorso è stato giudicato inammissibile per una serie di vizi procedurali. In particolare, i motivi di appello sono stati ritenuti carenti di specificità, cumulativi di censure diverse e volti a ottenere un riesame del merito della vicenda, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano su consolidati principi giuridici.

1. Estinzione del Soggetto Giuridico: La cancellazione dal Registro delle Imprese ha un effetto estintivo. La società non esiste più e, come un defunto, non può essere parte di un processo. I rapporti giuridici, attivi e passivi, si trasferiscono ai soci, che ne rispondono secondo le regole del tipo sociale.

2. Sanatoria dei Vizi di Notifica: La Corte ha chiarito che l’eventuale vizio di notifica dell’appello dell’Agenzia delle Entrate (effettuato solo alla società e non personalmente alla socia) è stato sanato dalla costituzione in giudizio di quest’ultima. Questo principio, noto come sanatoria per raggiungimento dello scopo, impedisce che mere irregolarità formali blocchino il processo quando la parte ha comunque avuto conoscenza dell’atto e si è difesa.

3. Rigore Formale del Ricorso in Cassazione: Il ricorso è stato respinto perché non rispettava i requisiti dell’art. 360 c.p.c. Le censure erano generiche, non individuavano chiaramente le norme violate né i fatti decisivi omessi, e si limitavano a contestare la valutazione delle prove operata dal giudice di merito, chiedendo di fatto un terzo grado di giudizio che la Cassazione non può offrire.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un’importante lezione per soci e amministratori: la chiusura di una società non cancella i debiti, ma trasferisce la responsabilità. Dopo la cancellazione, è il socio a dover agire per contestare eventuali pretese fiscali, non più il liquidatore per conto di un’entità inesistente. Tuttavia, l’azione deve essere condotta con il massimo rigore procedurale. La formulazione di motivi di ricorso specifici, pertinenti e ben fondati è cruciale per superare il vaglio di ammissibilità e avere una possibilità di successo nel merito.

Una società cancellata dal registro delle imprese può impugnare un avviso di accertamento?
No, la Corte ha stabilito che una società estinta non ha più legittimazione ad agire in giudizio. L’azione legale può essere intrapresa, a determinate condizioni, dai singoli ex soci.

Se un atto di appello viene notificato solo alla società estinta e non al socio, l’atto è nullo?
No, in questo caso la Corte ha ritenuto che il vizio di notifica costituisse una nullità sanabile. La costituzione in giudizio del socio ha sanato il difetto, in quanto ha dimostrato che lo scopo della notifica è stato comunque raggiunto.

Perché il ricorso presentato dalla socia in proprio è stato rigettato?
Il ricorso è stato rigettato per motivi strettamente procedurali. È stato giudicato inammissibile perché le censure erano formulate in modo generico, cumulavano diversi tipi di vizi e miravano a una nuova valutazione dei fatti, attività non consentita nel giudizio di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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