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Società di progetto: legittima la riscossione tributi

La Corte di Cassazione ha esaminato la legittimità degli atti di riscossione emessi da una società di progetto non iscritta all’albo dei concessionari. A seguito di un rinvio pregiudiziale, la Corte ha dichiarato inammissibile la questione a causa di una nuova legge (jus superveniens). Questa norma ha chiarito che la società di progetto è legittimata a operare se la società aggiudicataria, sua socia unica, è regolarmente iscritta, sanando di fatto la questione interpretativa.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società di Progetto e Riscossione Tributi: La Cassazione e la Svolta Legislativa

Una recente pronuncia della Corte di Cassazione chiarisce un dubbio cruciale per Comuni e contribuenti: una società di progetto, creata per la gestione e riscossione dei tributi locali, può operare legittimamente anche se non è direttamente iscritta all’albo dei concessionari? L’intervento del legislatore, avvenuto durante il procedimento, ha fornito la risposta definitiva, rendendo inammissibile il rinvio pregiudiziale e stabilendo un principio di fondamentale importanza pratica.

I Fatti di Causa: La Questione della Riscossione Tributi

Il caso nasce dal ricorso di un contribuente contro un avviso di accertamento IMU emesso da una società a responsabilità limitata. Il contribuente sosteneva la nullità dell’atto, poiché la società emittente, pur essendo concessionaria del servizio di riscossione per il Comune, non risultava iscritta nell’apposito albo previsto dall’art. 53 del d.lgs. 446/1997.

La società in questione era una società di progetto, costituita appositamente da un’altra società per azioni, quest’ultima risultata aggiudicataria della gara d’appalto indetta dal Comune e regolarmente iscritta all’albo. La difesa della società concessionaria si basava sul presupposto di derivare la propria legittimazione dalla società madre, unica socia e aggiudicataria, che possedeva tutti i requisiti di legge.

La Questione Giuridica: Può una Società di Progetto Operare per Derivazione?

Il giudice tributario di primo grado, trovandosi di fronte a un dilemma interpretativo complesso e inedito, ha deciso di sollevare la questione direttamente alla Corte di Cassazione tramite un rinvio pregiudiziale. Il dubbio era se, in materia tributaria, il modello della società di progetto, previsto dal Codice degli Appalti, consentisse a quest’ultima di ‘ereditare’ i requisiti di iscrizione all’albo dalla società madre aggiudicataria.

Le due tesi contrapposte erano:
1. Tesi favorevole: La società di progetto subentra automaticamente nella concessione e beneficia ex lege di tutti i requisiti della società aggiudicataria, inclusa l’iscrizione all’albo, garantendo la continuità del servizio.
2. Tesi contraria: I requisiti devono essere posseduti direttamente. Consentire un’operatività ‘indiretta’ avrebbe significato sottrarre la società concessionaria alla vigilanza del Ministero dell’Economia, con minori garanzie patrimoniali e di trasparenza per l’ente pubblico e per i contribuenti.

L’Intervento del Legislatore e la Soluzione del Dubbio

Mentre la questione era al vaglio della Suprema Corte, è intervenuto il legislatore con la Legge n. 15 del 2025 (di conversione del cosiddetto ‘decreto milleproroghe 2025’). Questa nuova normativa ha introdotto una norma di interpretazione autentica, chiarendo in via definitiva il punto controverso.

La legge stabilisce che le società di scopo o di progetto, costituite per svolgere attività di accertamento e riscossione, non sono tenute all’iscrizione all’albo se la società aggiudicataria del bando, loro socia, risulta già iscritta. Inoltre, la norma ha sancito esplicitamente la legittimità degli atti di accertamento e riscossione emessi in passato da tali società.

Le Motivazioni della Corte

Di fronte a questo jus superveniens (diritto sopravvenuto), la Corte di Cassazione ha concluso che il presupposto fondamentale per il rinvio pregiudiziale, ovvero la presenza di ‘gravi difficoltà interpretative’, era venuto meno. L’intervento del legislatore ha infatti risolto il dubbio alla radice, fornendo una chiave di lettura chiara e retroattiva della normativa preesistente.

La Corte, pertanto, non è entrata nel merito della questione, ma ha dichiarato l’inammissibilità del rinvio. Ha quindi disposto la restituzione degli atti al giudice tributario di Napoli, che dovrà ora decidere la causa concreta applicando la nuova e chiara disposizione di legge.

Conclusioni

La decisione della Cassazione, sebbene di natura procedurale, ha un impatto sostanziale enorme. Conferma che l’intervento legislativo ha validato l’operato delle società di progetto nel settore della riscossione tributi, a patto che la società madre aggiudicataria possieda i requisiti di legge. Questa soluzione offre certezza giuridica ai Comuni che hanno adottato questo modello di gestione delle entrate, garantendo al contempo la continuità dei servizi e la validità degli atti emessi. Per i contribuenti, significa che le contestazioni basate unicamente sulla mancata iscrizione all’albo della società di progetto sono destinate a non trovare accoglimento, in virtù della chiara volontà espressa dal legislatore.

Una ‘società di progetto’ può riscuotere tributi locali se non è iscritta direttamente nell’apposito albo dei concessionari?
Sì. Secondo la norma di interpretazione autentica introdotta con la L. 15/2025, una società di progetto può legittimamente svolgere attività di accertamento e riscossione anche se non è iscritta all’albo, a condizione che la società aggiudicataria della gara, sua socia, sia regolarmente iscritta.

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso nel merito la questione sollevata dal giudice tributario?
La Corte ha dichiarato il rinvio pregiudiziale inammissibile perché, durante il procedimento, è entrata in vigore una nuova legge (jus superveniens) che ha risolto il dubbio interpretativo. Essendo venuto meno il presupposto della ‘grave difficoltà interpretativa’, la Corte non poteva più pronunciarsi nel merito.

Qual è l’effetto della nuova legge sugli atti di accertamento già emessi da una società di progetto non iscritta all’albo?
La nuova legge stabilisce esplicitamente che gli atti di accertamento e riscossione emessi in passato da tali società sono da considerarsi legittimi. La norma ha quindi un effetto retroattivo, sanando le potenziali cause di nullità legate a questo specifico motivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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