LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Società di fatto: la prova spetta sempre al Fisco

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate relativo a un accertamento fiscale basato su una presunta società di fatto tra due parenti per un progetto immobiliare. La Corte ha stabilito che gli indizi forniti dall’amministrazione non erano sufficienti a dimostrare l’intento comune di esercitare un’attività d’impresa, elemento essenziale per configurare una società di fatto. L’onere della prova grava interamente sull’amministrazione finanziaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società di fatto: La Cassazione ribadisce l’onere della prova a carico del Fisco

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i presupposti per l’accertamento di una società di fatto a fini fiscali, sottolineando che l’onere di dimostrarne l’esistenza ricade interamente sull’Amministrazione finanziaria. La semplice comproprietà di un immobile e la sua successiva costruzione a scopo di vendita non sono, di per sé, elementi sufficienti a configurare un vincolo societario, specialmente in presenza di legami familiari tra le parti.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un accertamento fiscale emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti degli eredi di un contribuente e del suo socio in affari. I due, legati da un rapporto di parentela, avevano acquistato in comproprietà un terreno e, dopo aver ottenuto i permessi, avevano appaltato la costruzione della struttura in cemento armato di un fabbricato.

A seguito del decesso di uno dei comproprietari, l’Amministrazione finanziaria, dopo una verifica fiscale, ipotizzava l’esistenza di una società di fatto tra i due, finalizzata alla costruzione e vendita di immobili. Sulla base di tale presunzione, l’Agenzia emetteva un avviso di accertamento per maggiori imposte sui redditi, IRAP e IVA, contestando l’omessa fatturazione di un acconto ricevuto per la futura vendita dell’immobile.

I contribuenti impugnavano l’atto, ottenendo ragione sia in primo che in secondo grado. La Commissione tributaria regionale, in particolare, rigettava l’appello dell’Ufficio, ritenendo non provata l’esistenza del vincolo societario. L’Agenzia delle Entrate proponeva quindi ricorso per cassazione.

L’accertamento di una società di fatto secondo i Giudici

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando le decisioni dei giudici di merito. La decisione si fonda su due principi cardine in materia di accertamento della società di fatto.

In primo luogo, la Corte ha esaminato la presunta violazione delle norme che regolano l’accertamento e la definizione di società. Ha chiarito che, per poter configurare una società di fatto, l’Amministrazione finanziaria deve fornire la prova rigorosa di tutti gli elementi costitutivi del vincolo sociale. Non è sufficiente l’apparenza esterna, ma è necessaria la dimostrazione concreta dell’intenzione dei soci di esercitare in comune un’attività commerciale per uno scopo di lucro (affectio societatis), e del conferimento di beni e servizi necessari a tal fine.

In secondo luogo, la Corte ha respinto la censura relativa al vizio di motivazione della sentenza d’appello. I giudici hanno specificato che, a seguito della riforma del processo civile, il controllo di legittimità sulla motivazione è limitato alla verifica del rispetto del ‘minimo costituzionale’, escludendo censure su una presunta insufficienza o contraddittorietà se la decisione è comunque comprensibile nel suo iter logico-giuridico.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto che gli elementi portati dall’Agenzia delle Entrate (il rilascio della concessione edilizia, il contratto d’appalto e un preliminare di vendita) non fossero di per sé decisivi. Il fine di lucro, infatti, è comune a qualsiasi operazione economica e non implica automaticamente la creazione di un vincolo sociale tra più persone. Se così non fosse, hanno argomentato i giudici, qualsiasi costruzione su un terreno in comproprietà, poi messo a rendita, dovrebbe essere considerata una fattispecie societaria.

L’onere della prova, anche presuntiva, spetta all’Amministrazione, che deve dimostrare l’esistenza di un fondo comune, la condivisione dei guadagni e delle perdite, e soprattutto l’intento comune di agire come un’entità societaria. Nel caso specifico, tenuto conto anche del legame di parentela tra le parti, il Fisco non è riuscito a superare la soglia probatoria richiesta, non dimostrando che l’operazione immobiliare andasse oltre una semplice gestione di comproprietà.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale a tutela del contribuente: la presunzione dell’esistenza di una società di fatto non può basarsi su meri indizi non univoci. Spetta all’Agenzia delle Entrate l’onere di provare, con elementi precisi e concordanti, tutti i requisiti sostanziali del contratto di società, inclusa l’intenzione delle parti di vincolarsi per l’esercizio comune di un’attività d’impresa. In assenza di tale prova rigorosa, l’accertamento fiscale basato su tale presupposto è illegittimo.

Su chi ricade l’onere di provare l’esistenza di una società di fatto ai fini fiscali?
L’onere di provare, anche in via presuntiva, l’effettiva esistenza di tutti gli elementi costitutivi di una società di fatto (esercizio in comune di un’attività commerciale, scopo di lucro, conferimento di beni e servizi) ricade interamente sull’Amministrazione finanziaria.

La semplice costruzione e vendita di un immobile da parte di più persone è sufficiente a creare una società di fatto?
No. Secondo la Corte, il fine di lucro presente in un’operazione di costruzione e vendita immobiliare è comune a qualunque operazione economica e non è un elemento decisivo per dimostrare l’esistenza di una società di fatto, poiché non implica di per sé la creazione di un vincolo sociale.

Quali sono gli elementi che l’Amministrazione finanziaria deve dimostrare per accertare una società di fatto?
L’Amministrazione deve provare l’effettiva esistenza di tutti gli elementi costitutivi del vincolo societario, quali: l’intenzionale esercizio in comune di un’attività commerciale (anche occasionale), lo scopo di lucro, e il conferimento dei necessari beni e servizi. La sola apparenza del vincolo sociale verso terzi non è sufficiente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati