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Società di comodo: verifica annuale obbligatoria

La Corte di Cassazione ha stabilito che la qualifica di ‘società di comodo’ deve essere accertata in modo autonomo per ogni singolo periodo d’imposta. Una sentenza favorevole al contribuente per un’annualità non si estende automaticamente agli anni successivi. La Corte ha inoltre confermato la legittimità del ricorso al controllo automatizzato (art. 36-bis) per liquidare le imposte dichiarate dal contribuente, fermo restando il diritto di quest’ultimo di contestare nel merito la pretesa tributaria.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società di Comodo: La Cassazione Sottolinea l’Importanza della Verifica Annuale

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale per molte imprese: la disciplina della società di comodo. La Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione sulla natura operativa di una società deve essere condotta in modo autonomo per ogni singolo anno d’imposta, senza che una precedente sentenza favorevole possa avere un’efficacia vincolante per le annualità future. Questa decisione chiarisce i limiti del giudicato in materia tributaria e la legittimità degli strumenti di controllo a disposizione dell’Amministrazione Finanziaria.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata impugnava una cartella di pagamento emessa a seguito di un controllo automatizzato (ex art. 36-bis D.P.R. 600/73) per il saldo Irap e Ires relativo all’anno d’imposta 2014. La società, pur avendo dichiarato l’imposta, sosteneva di non essere una società di comodo e di essere stata costretta a tale dichiarazione a causa del rigetto di un interpello disapplicativo. Mentre il giudice di primo grado respingeva il ricorso, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglieva l’appello della società. La CTR riteneva che l’Agenzia delle Entrate non potesse utilizzare il controllo automatizzato, ma dovesse emettere un avviso di accertamento. Inoltre, basandosi su una precedente sentenza relativa all’anno 2013, concludeva che la società non fosse di comodo.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’Agenzia delle Entrate ricorreva per cassazione, e la Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza della CTR e rinviando la causa a un nuovo esame. La Corte ha ritenuto errata la decisione dei giudici di secondo grado su due punti principali: la presunta illegittimità del controllo automatizzato e, soprattutto, l’errata applicazione del principio di autonomia dei periodi d’imposta per la valutazione dello status di società di comodo.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha sviluppato il suo ragionamento su due pilastri.

1. Legittimità del Controllo Automatizzato e Diritto di Difesa

In primo luogo, i giudici hanno chiarito che l’Amministrazione Finanziaria agisce legittimamente quando utilizza lo strumento del controllo formale (art. 36-bis) per richiedere il pagamento di un’imposta liquidata sulla base di quanto dichiarato dallo stesso contribuente. Questo non preclude, tuttavia, il diritto del contribuente di contestare nel merito la pretesa, anche se derivante dalla propria dichiarazione. Le dichiarazioni fiscali, infatti, hanno natura di dichiarazioni di scienza e possono essere ritrattate dal contribuente qualora emergano nuovi elementi o valutazioni. Di conseguenza, la società poteva pienamente contestare la sua natura di società di comodo nel giudizio sulla cartella di pagamento.

2. L’Autonomia dei Periodi d’Imposta e lo Status di Società di Comodo

Il punto centrale della decisione riguarda l’autonomia dei periodi d’imposta. La Corte ha censurato la CTR per aver escluso la natura di società di comodo per l’anno 2014 basandosi acriticamente su una sentenza relativa all’anno 2013. Lo status di società non operativa, derivante dal mancato superamento del cosiddetto ‘test di operatività’, non è una condizione permanente. È un elemento variabile che deve essere accertato anno per anno. Una società può essere non operativa in un esercizio e pienamente operativa in quello successivo. Pertanto, i giudici di merito avrebbero dovuto condurre un’autonoma valutazione degli elementi probatori offerti dalla società specificamente per l’anno 2014, senza farsi vincolare da una decisione relativa a un’annualità differente. L’efficacia di un giudicato esterno in materia di imposte periodiche è limitata ai fatti a carattere permanente, tra i quali non rientra la condizione di operatività o meno di una società.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza e rinviato la causa alla Commissione di Giustizia Tributaria di secondo grado. Il nuovo collegio dovrà procedere a un nuovo esame, verificando in modo specifico e autonomo se, per l’annualità 2014, la società abbia fornito prove sufficienti a giustificare la disapplicazione della normativa prevista per le società di comodo. Questa ordinanza rafforza il principio dell’autonomia dei periodi d’imposta e ricorda ai contribuenti che la dimostrazione delle condizioni per disapplicare le norme antielusive è un onere che si rinnova per ogni esercizio fiscale.

È legittimo l’uso del controllo automatizzato (art. 36-bis) per riscuotere imposte che un contribuente ha dichiarato ma non versato, anche nel contesto di una società di comodo?
Sì, la Corte ha ritenuto legittimo il ricorso al controllo automatizzato in quanto l’Amministrazione si è limitata a liquidare l’imposta nella misura dichiarata come dovuta dalla stessa società contribuente, senza effettuare calcoli autonomi.

Una sentenza che esclude la natura di società di comodo per un anno d’imposta ha effetto anche per gli anni successivi?
No. La Corte ha precisato che lo status di società non operativa non è permanente ma variabile, e deve essere accertato anno per anno. Una sentenza relativa a un periodo d’imposta non ha efficacia vincolante per un’annualità diversa, in base al principio di autonomia dei periodi di imposta.

Il contribuente può contestare nel merito una pretesa fiscale derivante da una cartella di pagamento, se questa si basa sulla sua stessa dichiarazione dei redditi?
Sì, il contribuente può sempre contestare il merito della pretesa tributaria. La dichiarazione dei redditi ha natura di dichiarazione di scienza e può essere ritrattata in ragione dell’acquisizione di nuovi elementi di conoscenza o di valutazione. La cartella di pagamento, se è il primo atto notificato, permette di contestare non solo i vizi formali ma anche la fondatezza dell’obbligazione tributaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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