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Società di comodo: terreno non edificabile non basta

Una società, inattiva dalla sua costituzione, ha chiesto di non essere considerata una ‘società di comodo’ sostenendo un impedimento oggettivo: l’impossibilità di edificare un albergo su un terreno acquistato a causa della mancata adozione dei necessari piani attuativi. La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, stabilendo che l’acquisto di un terreno la cui edificabilità è subordinata a futuri atti amministrativi costituisce una scelta imprenditoriale e un rischio d’impresa, non un impedimento oggettivo. Di conseguenza, l’inattività della società non è giustificata e la stessa rientra nella disciplina delle società di comodo.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società di Comodo e Impedimento Oggettivo: La Scelta Imprenditoriale non Giustifica l’Inattività

La normativa sulle società di comodo rappresenta uno strumento cruciale per contrastare l’uso di entità societarie al solo fine di detenere patrimoni, senza svolgere una reale attività d’impresa. Tuttavia, la legge prevede delle ‘vie d’uscita’ per le società che, pur essendo formalmente non operative, possono dimostrare l’esistenza di impedimenti oggettivi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sulla linea di demarcazione tra un vero impedimento e una scelta imprenditoriale rischiosa, con importanti conseguenze per gli operatori del settore immobiliare.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata, costituita nel 1991 con l’obiettivo di realizzare un’attività alberghiera, non aveva mai svolto alcuna attività. Nel 2014, per evitare di essere classificata come società di comodo, presentava un’istanza di interpello disapplicativo. La giustificazione addotta era un impedimento di carattere oggettivo: il terreno acquistato per la costruzione dell’albergo non era diventato edificabile a causa della mancata adozione, da parte del Comune, delle necessarie varianti al Piano Regolatore Generale.

L’Agenzia delle Entrate respingeva l’istanza, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale davano ragione alla società, riconoscendo la situazione come un valido impedimento. L’Agenzia ricorreva quindi in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione è la netta distinzione tra un impedimento oggettivo e una scelta imprenditoriale. Secondo la Corte, l’acquisto di un bene (in questo caso, un terreno) la cui utilizzabilità per l’attività d’impresa è subordinata a futuri ed incerti atti della Pubblica Amministrazione non costituisce un impedimento oggettivo, bensì una scelta imprenditoriale che comporta l’assunzione di un rischio.

## Le Motivazioni: la Differenza tra Rischio d’Impresa e Impedimento Oggettivo per una società di comodo

La Corte ha chiarito che le ‘oggettive situazioni’ che giustificano la disapplicazione della normativa sulle società di comodo devono essere fatti del tutto indipendenti dalla volontà dell’impresa. Un ritardo della Pubblica Amministrazione nel rilascio di un titolo edilizio può, a certe condizioni, costituire un impedimento oggettivo. Tuttavia, una situazione diversa si verifica quando l’edificabilità stessa del suolo è condizionata all’approvazione di piani attuativi non ancora esistenti al momento dell’acquisto.

In questo caso, l’imprenditore era, o doveva essere, consapevole che l’avvio dell’attività dipendeva da un evento futuro e incerto. L’inattività, protrattasi per oltre vent’anni, non è quindi il risultato di un evento esterno e imprevedibile, ma la conseguenza diretta di una decisione strategica: quella di acquistare un terreno privo di attuale edificabilità. Questa scelta, con tutti i rischi connessi, ricade interamente nella sfera imprenditoriale e non può essere usata come scudo contro la disciplina delle società di comodo.

## Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza stabilisce un principio fondamentale: il rischio d’impresa non può essere confuso con un impedimento oggettivo. Le aziende, specialmente nel settore immobiliare, devono valutare attentamente le condizioni giuridiche e amministrative dei beni che acquistano. Se un progetto imprenditoriale è subordinato a condizioni non ancora verificate, come l’approvazione di strumenti urbanistici, l’eventuale inattività che ne deriva sarà considerata una conseguenza della strategia aziendale e non una causa di forza maggiore. Questa decisione rafforza l’applicazione della disciplina sulle società di comodo, limitando le possibilità di disapplicazione ai soli casi in cui l’inattività sia genuinamente causata da fattori esterni e non controllabili dall’imprenditore.

Una risposta negativa a un interpello disapplicativo è impugnabile davanti al giudice tributario?
Sì. La Corte di Cassazione conferma che la risposta negativa del fisco a un interpello disapplicativo è un atto impugnabile, anche se non è espressamente elencato tra quelli previsti dalla legge, perché comunica al contribuente una pretesa tributaria ben definita, creando un interesse ad agire per ottenerne l’annullamento.

L’acquisto di un terreno la cui edificabilità dipende da futuri piani attuativi costituisce un ‘impedimento oggettivo’ per una società di comodo?
No. Secondo la Corte, questa situazione non è un impedimento oggettivo, ma una scelta imprenditoriale. L’imprenditore che acquista un terreno non immediatamente edificabile si assume consapevolmente un rischio d’impresa, e la conseguente inattività non può essere usata per giustificare la disapplicazione della normativa sulle società di comodo.

Qual è la differenza fondamentale tra una scelta imprenditoriale e un impedimento oggettivo?
Un impedimento oggettivo deve derivare da fatti e situazioni completamente indipendenti dalla volontà e dal controllo dell’imprenditore. Una scelta imprenditoriale, invece, è una decisione strategica (come l’acquisto di un bene a redditività futura e incerta) le cui conseguenze, anche negative, ricadono sull’impresa e non possono essere considerate cause di forza maggiore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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