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Società di comodo: quando l’inattività è una scelta

Una società, impossibilitata a svolgere la sua attività di imbottigliamento di acqua minerale a causa di vincoli ambientali e idrogeologici sorti da molti anni, è stata classificata come società di comodo dall’Agenzia delle Entrate. La Corte di Cassazione ha stabilito che, sebbene un impedimento esterno possa inizialmente giustificare la non operatività, il suo protrarsi per un lungo periodo (nel caso di specie, 14 anni) trasforma l’inattività in una scelta imprenditoriale. Il tribunale di merito aveva errato nel non verificare se il vincolo fosse temporaneo o definitivo, e se l’impresa avesse potuto riadattare la propria attività. Pertanto, la presunzione di società di comodo non poteva essere superata solo invocando un ostacolo così risalente nel tempo. La sentenza è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società di comodo: se l’inattività si protrae, la causa non è più oggettiva

La normativa sulle società di comodo è uno strumento cruciale per l’amministrazione finanziaria per contrastare l’uso elusivo dello strumento societario. Ma cosa succede quando una società è realmente impossibilitata a operare a causa di fattori esterni? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sul confine tra un impedimento oggettivo e una scelta imprenditoriale, specialmente quando l’inattività si protrae per anni.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda una società costituita per l’imbottigliamento e la commercializzazione di acqua minerale. A partire dall’anno 2000, l’area in cui si trovava la sorgente è stata sottoposta a vincoli ambientali e idrogeologici che hanno, di fatto, impedito l’avvio dell’attività estrattiva e di imbottigliamento. Di conseguenza, la società non ha prodotto ricavi e, al cosiddetto “test di operatività”, è risultata non operativa.

L’Agenzia delle Entrate ha quindi classificato l’ente come società di comodo, negando la richiesta di disapplicazione della relativa disciplina fiscale per l’anno d’imposta 2014. La società ha impugnato tale decisione, sostenendo che la sua inoperatività era dovuta a “situazioni oggettive” non imputabili a proprie scelte. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale hanno dato ragione al contribuente, ritenendo i vincoli ambientali una causa di forza maggiore sufficiente a giustificare la mancata produzione di reddito.

La Disciplina delle società di comodo e le Situazioni Oggettive

La legge sulle società di comodo (art. 30 della L. 724/1994) presume che una società sia non operativa se non supera il menzionato “test di operatività”, ossia se i suoi ricavi sono inferiori a una soglia minima calcolata sul valore dei beni in patrimonio. Lo scopo è colpire quelle entità create al solo fine di gestire patrimoni personali, beneficiando indebitamente del regime fiscale delle imprese.

Tuttavia, la stessa legge prevede una via d’uscita: il contribuente può fornire la prova contraria dimostrando l’esistenza di “situazioni oggettive”, cioè circostanze esterne e non dipendenti dalla sua volontà, che hanno impedito il conseguimento dei ricavi presunti. Il punto cruciale del dibattito giuridico è stato definire i contorni di questa esimente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ha ribaltato la prospettiva. I giudici hanno affermato un principio di diritto fondamentale: un impedimento, anche se inizialmente oggettivo, non può essere invocato all’infinito. Il protrarsi dell’inattività per un periodo di tempo eccessivamente lungo (in questo caso, ben 14 anni tra l’insorgere del vincolo e l’anno d’imposta contestato) trasforma la situazione da un evento subito a una scelta imprenditoriale.

Secondo la Corte, il giudice di merito avrebbe dovuto compiere una valutazione più approfondita. Non era sufficiente constatare l’esistenza del vincolo ambientale, ma occorreva verificare:
1. La natura temporanea o definitiva dell’impedimento: L’ostacolo era superabile o aveva compromesso in modo permanente l’attività d’impresa?
2. La possibilità di riprogrammazione: La società avrebbe potuto adattare la propria attività, modificare l’oggetto sociale o, in ultima istanza, decidere per la messa in liquidazione?

Mantenere in vita per anni una società inattiva, senza prospettive concrete di ripresa, cessa di essere una conseguenza di una causa di forza maggiore e diventa una scelta di gestione. Di conseguenza, la società non può più beneficiare della disapplicazione della normativa sulle società di comodo, poiché la sua inattività è riconducibile a una decisione soggettiva dell’imprenditore.

Le Conclusioni

L’ordinanza rappresenta un importante monito per gli imprenditori. Le “situazioni oggettive” che giustificano la non operatività devono essere trattate come eventi eccezionali e tendenzialmente temporanei. Una società non può rimanere inerte per anni di fronte a un ostacolo, sperando di poter beneficiare sine die di un’esimente fiscale. L’inerzia prolungata viene interpretata dal Fisco e dalla giurisprudenza come una scelta consapevole, con tutte le conseguenze fiscali che ne derivano. Questa decisione sottolinea come il diritto tributario richieda un comportamento attivo e diligente da parte dell’imprenditore, che è chiamato a prendere decisioni strategiche – inclusa quella della liquidazione – quando l’oggetto sociale diventa di fatto irrealizzabile.

Un vincolo ambientale può giustificare l’inoperatività di una società di comodo?
Sì, un vincolo ambientale o idrogeologico può essere considerato una “situazione oggettiva” che giustifica la non operatività, ma solo se è la causa diretta e attuale dell’impossibilità di esercitare l’attività d’impresa.

Per quanto tempo un impedimento esterno può essere considerato una “situazione oggettiva”?
La sentenza chiarisce che un impedimento non può essere invocato all’infinito. Se l’inattività si protrae per un lungo periodo (nel caso specifico 14 anni), la situazione cessa di essere oggettiva e si presume che la continuazione dell’inattività sia una scelta imprenditoriale soggettiva.

Cosa deve fare un’impresa per evitare la presunzione di società di comodo in caso di inattività prolungata?
L’impresa deve dimostrare che l’impedimento è temporaneo e che si sta adoperando per superarlo o per riprogrammare l’attività. Se l’impedimento è definitivo, il protrarsi dell’esistenza della società senza intraprendere azioni come la modifica dell’oggetto sociale o la messa in liquidazione può essere considerato una scelta che non permette di superare la presunzione di non operatività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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