LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Società di comodo: no al diniego del rimborso IVA

Una società si è vista negare il rimborso IVA in quanto ritenuta “società di comodo” per non aver raggiunto le soglie di ricavi previste dalla legge. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, annullando la decisione precedente. Basandosi su una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha stabilito che la normativa italiana sulle società di comodo è in contrasto con i principi europei in materia di IVA. Il diritto al rimborso non può essere negato solo per bassi ricavi, ma unicamente in presenza di frode o abuso, rinviando il caso per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società di comodo e rimborso IVA: la Cassazione si allinea all’Europa

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio cruciale per le imprese: essere qualificata come società di comodo non è una ragione sufficiente per negare il diritto al rimborso dell’IVA. Questa decisione, allineandosi a una pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, disapplica la normativa nazionale che presume la non operatività di un’azienda solo sulla base di ricavi insufficienti, riaffermando la centralità dei principi comunitari di neutralità e proporzionalità.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal diniego di un rimborso IVA per l’anno 2016 opposto dall’Agenzia delle Entrate a una società. Il motivo del rifiuto era la presunta natura di società di comodo dell’impresa, la quale non aveva superato il cosiddetto “test di operatività” previsto dalla normativa italiana. La società aveva impugnato il diniego, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano confermato la decisione dell’Agenzia, sostenendo la correttezza della classificazione e la conseguente perdita del diritto al rimborso.
La contribuente, non arrendendosi, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione della normativa nazionale ed europea e sostenendo che l’inattività commerciale era dovuta a cause di forza maggiore, come il sequestro dell’immobile aziendale, che le aveva impedito di generare ricavi.

La disciplina della società di comodo e il contrasto con il diritto UE

La normativa italiana, in particolare l’art. 30 della Legge 724/1994, introduce una presunzione legale: se una società non consegue un ammontare minimo di ricavi, determinato in percentuale sul valore dei propri beni, si presume che non sia operativa e che sia stata costituita al solo scopo di gestire un patrimonio, eludendo le imposte. Questa presunzione comporta pesanti conseguenze fiscali, tra cui l’impossibilità di detrarre l’IVA.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha evidenziato come tale approccio si ponga in netto contrasto con la Direttiva IVA dell’Unione Europea. Richiamando una fondamentale sentenza della Corte di Giustizia (causa C-341/22), i giudici hanno ribadito che il diritto alla detrazione dell’IVA è un principio cardine del sistema comune. Questo diritto non può essere subordinato al raggiungimento di una determinata soglia di fatturato. L’unico limite previsto dal diritto europeo è la presenza di una frode o di un abuso, che devono però essere provati concretamente dall’amministrazione finanziaria e non possono essere semplicemente presunti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha accolto il motivo di ricorso centrale della società, affermando che la disciplina nazionale sulle società di comodo deve essere disapplicata nella parte in cui lega automaticamente la perdita del diritto alla detrazione IVA al mancato superamento del test di operatività. Secondo i giudici supremi, una presunzione basata esclusivamente su un criterio quantitativo (i ricavi) è sproporzionata e viola il principio di neutralità dell’IVA.

Il diritto alla detrazione, e di conseguenza al rimborso, deve essere riconosciuto se ricorrono tre condizioni:
1. La società ha effettivamente esercitato un’attività economica, anche se solo preparatoria e senza generare ricavi immediati.
2. I beni e servizi acquistati sono stati impiegati per operazioni soggette a imposta.
3. Le operazioni non si inseriscono in un contesto di frode o abuso del diritto, inteso come costruzione artificiosa volta al solo ottenimento di un vantaggio fiscale.

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata, poiché i giudici di merito si erano limitati a confermare la qualifica di società di comodo basandosi sull’assenza di ricavi, senza indagare sulla reale operatività dell’impresa, sulle ragioni oggettive di tale assenza (come il sequestro dell’immobile) e sull’eventuale esistenza di pratiche abusive.

Le Conclusioni

La sentenza è stata annullata con rinvio a un’altra sezione della Commissione Tributaria Regionale, che dovrà riesaminare il caso attenendosi ai principi espressi. Il nuovo giudice dovrà verificare se, al di là dei ricavi, la società svolgeva un’effettiva attività economica e se vi sono prove concrete di frode o abuso. Questa ordinanza rappresenta una vittoria importante per i contribuenti, poiché rafforza la tutela del diritto alla detrazione IVA contro presunzioni legali che non trovano fondamento nel diritto europeo. Le amministrazioni fiscali non potranno più negare rimborsi basandosi unicamente sulla qualifica di società di comodo, ma dovranno fornire prove sostanziali di comportamenti illeciti.

Una società può perdere il diritto al rimborso IVA solo perché considerata “società di comodo”?
No. La Corte di Cassazione, seguendo la Corte di Giustizia UE, ha chiarito che la qualifica di “società di comodo” dovuta a bassi ricavi non è, da sola, una ragione sufficiente per negare il diritto al rimborso o alla detrazione dell’IVA.

In quali casi può essere negato il diritto alla detrazione o al rimborso dell’IVA?
Il diritto può essere negato solo se l’amministrazione finanziaria dimostra l’esistenza di una frode o di una pratica abusiva, come una costruzione giuridica artificiosa creata al solo scopo di ottenere un vantaggio fiscale indebito. La semplice assenza di ricavi non è sufficiente.

La normativa italiana sulle società di comodo è compatibile con il diritto europeo in materia di IVA?
No. La Corte ha stabilito che la normativa italiana (art. 30, L. 724/1994) è incompatibile con la Direttiva IVA europea perché introduce una presunzione di non operatività basata su una soglia di ricavi, un criterio estraneo al sistema IVA dell’UE che viola i principi di neutralità e proporzionalità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati