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Società di comodo in liquidazione: come evitarle

La Cassazione chiarisce che una società di comodo in liquidazione, che si impegna a cancellarsi dal registro imprese, può disapplicare automaticamente la disciplina antielusiva, anche se non ha compilato l’apposito quadro nella dichiarazione. Accolto il ricorso del contribuente, annullando la pretesa fiscale dell’Agenzia delle Entrate basata sulla presunzione di non operatività.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società di Comodo in Liquidazione: la Cassazione Chiarisce le Cause di Disapplicazione

La normativa sulla società di comodo rappresenta uno degli strumenti più incisivi a disposizione dell’amministrazione finanziaria per contrastare l’elusione fiscale. Tuttavia, la sua applicazione non è automatica e incontra limiti precisi, specialmente in situazioni particolari come la liquidazione aziendale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che lo stato di liquidazione e l’impegno alla cancellazione dal registro delle imprese costituiscono una causa di disapplicazione automatica della disciplina, a prescindere da meri adempimenti formali.

Il Contesto: Una Società in Liquidazione e la Presunzione di Comodo

Il caso esaminato dalla Corte riguarda una società a responsabilità limitata in liquidazione, alla quale l’Agenzia delle Entrate aveva notificato un avviso di accertamento. L’Ufficio, ritenendo la società non operativa ai sensi dell’art. 30 della Legge n. 724/1994, aveva rideterminato il reddito imponibile, azzerato un cospicuo credito IVA e irrogato pesanti sanzioni.

La Commissione tributaria regionale aveva dato ragione all’Agenzia, sostenendo che la società non rientrava in nessuna delle ipotesi di esclusione automatica e non aveva presentato istanza di interpello per ottenere la disapplicazione della normativa antielusiva. Secondo i giudici di secondo grado, la mancata compilazione di un apposito prospetto nel modello di dichiarazione era sufficiente a giustificare l’applicazione del regime penalizzante.

La Disciplina delle Società di Comodo e le Perdite Sistematiche

La legislazione sulle società di comodo mira a colpire quelle entità che, pur possedendo determinati beni, non generano un livello minimo di ricavi, presumendo così un intento elusivo. Nel 2011, con il D.L. n. 138, il legislatore ha introdotto una specifica presunzione per le cosiddette “società in perdita sistematica”, ovvero quelle che dichiarano perdite fiscali per più esercizi consecutivi.

Tuttavia, la stessa normativa ha previsto delle “vie d’uscita” (cause di disapplicazione), per evitare di penalizzare società che si trovano in situazioni oggettive che impediscono il conseguimento di ricavi. Tra queste, i provvedimenti attuativi dell’Agenzia delle Entrate hanno individuato proprio lo stato di liquidazione.

Società di Comodo in Liquidazione: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione di merito, accogliendo le ragioni del contribuente. I giudici supremi hanno sottolineato come la normativa introdotta nel 2011 e i successivi provvedimenti direttoriali abbiano delineato un’ipotesi di disapplicazione automatica per le società in stato di liquidazione che, in dichiarazione dei redditi, si impegnano a richiedere la cancellazione dal registro delle imprese.

Questa situazione oggettiva, secondo la Corte, interrompe il periodo di osservazione necessario per qualificare una società come “in perdita sistematica” e, di conseguenza, impedisce l’applicazione della disciplina sulle società di comodo. La sentenza impugnata è stata cassata perché i giudici di merito hanno commesso un errore fondamentale: si sono fermati a un dato puramente formale (la mancata compilazione del quadro RF74 della dichiarazione), senza verificare la sussistenza della condizione sostanziale, ovvero lo stato di liquidazione e l’effettiva successiva cancellazione della società.

Le motivazioni

La Corte ha fondato la sua decisione su un’interpretazione sistematica e sostanziale della normativa. Ha evidenziato che la finalità delle cause di disapplicazione è quella di distinguere le situazioni di genuina crisi o cessazione dell’attività da quelle di mera elusione. Lo stato di liquidazione è, per sua natura, una fase che conduce all’estinzione della società e non al suo utilizzo per fini elusivi. Pertanto, la previsione di una causa di disapplicazione automatica per le società in liquidazione è pienamente coerente con la ratio della legge.

I giudici hanno chiarito che l’impegno alla cancellazione, seguito poi dall’effettiva cancellazione, costituisce il presupposto oggettivo e sufficiente per disapplicare la presunzione di non operatività. La mancata compilazione di un riquadro nella dichiarazione o l’omessa presentazione di un’istanza di interpello (che peraltro è una facoltà e non un obbligo in questi casi) non possono prevalere sulla realtà sostanziale dell’impresa. In sostanza, la sostanza prevale sulla forma.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un importante principio guida per le imprese in fase di liquidazione. Dimostra che la qualifica di società di comodo non può essere applicata indiscriminatamente, ma richiede un’attenta valutazione delle circostanze oggettive. Per le società che hanno intrapreso il percorso di scioglimento e liquidazione, è cruciale sapere che la legge stessa fornisce una protezione contro l’applicazione automatica di un regime fiscale penalizzante. La decisione della Cassazione rafforza la tutela del contribuente, affermando che la presenza di condizioni sostanziali oggettive, come lo stato di liquidazione, è sufficiente a disapplicare la normativa antielusiva, anche in presenza di mere omissioni formali nella dichiarazione dei redditi.

Una società in liquidazione può essere considerata una “società di comodo”?
In linea di principio sì, ma la legge prevede specifiche cause di disapplicazione. Se una società in liquidazione si impegna a cancellarsi dal registro delle imprese e poi procede effettivamente alla cancellazione, può disapplicare automaticamente la disciplina delle società di comodo, come chiarito dalla Corte di Cassazione.

È necessario compilare un modulo specifico o presentare un interpello per evitare la disciplina delle società di comodo se si è in liquidazione?
No. Secondo la Corte, in presenza della causa oggettiva di disapplicazione (lo stato di liquidazione con impegno alla cancellazione), l’omissione di adempimenti formali come la compilazione di un quadro specifico della dichiarazione dei redditi o la mancata presentazione di un interpello non è decisiva per l’applicazione del regime penalizzante.

Cosa succede al processo se una società viene cancellata dal registro delle imprese dopo l’inizio della causa?
La cancellazione determina l’estinzione della società. Il processo, tuttavia, non si interrompe ma prosegue nei confronti dei soci, i quali subentrano nella posizione processuale della società estinta come suoi successori. Il liquidatore, invece, perde la sua legittimazione a rappresentare la società in giudizio per debiti sociali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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