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Società di comodo agricole: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la disciplina sulle società di comodo si applica anche alle imprese agricole per gli anni d’imposta precedenti alla loro esclusione normativa. Con l’ordinanza in esame, la Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, chiarendo che la natura agricola di un’impresa non è di per sé sufficiente a superare la presunzione di non operatività. Per vincere tale presunzione, la società contribuente deve fornire la prova di specifiche e oggettive circostanze che hanno reso impossibile il raggiungimento dei ricavi minimi previsti dalla legge, non essendo sufficienti generici riferimenti a fattori climatici o di mercato. La Corte ha inoltre confermato la non retroattività della norma del 2012 che ha escluso le società agricole da tale disciplina.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società di comodo agricole: la Cassazione chiarisce l’onere della prova

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema cruciale per il settore primario: l’applicazione della normativa sulle società di comodo agricole. La decisione chiarisce che la natura agricola di un’impresa non costituisce di per sé una causa di esclusione automatica da tale disciplina per i periodi d’imposta antecedenti alle specifiche modifiche legislative. Vediamo nel dettaglio i fatti, le motivazioni della Corte e le implicazioni di questa importante pronuncia.

I Fatti del Caso

Una società agricola S.r.l. aveva ricevuto un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2009. L’Agenzia delle Entrate, applicando la disciplina delle società di comodo (Art. 30 della Legge 724/1994), aveva determinato un reddito d’impresa maggiore rispetto a quello dichiarato, con conseguente richiesta di maggiori imposte (IRES e IRAP), sanzioni e interessi.
La società aveva impugnato l’atto, ma il ricorso era stato respinto in primo grado dalla Commissione Tributaria Provinciale. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva accolto l’appello della società, annullando l’avviso di accertamento. L’Agenzia delle Entrate, non condividendo la decisione di secondo grado, ha proposto ricorso per cassazione.

La Disciplina delle Società di Comodo Agricole e la Presunzione Legale

La normativa sulle società di comodo è stata introdotta per contrastare l’utilizzo di strutture societarie create non per svolgere un’effettiva attività economica, ma per gestire patrimoni personali eludendo la tassazione. La legge presume che una società sia “non operativa” (o “di comodo”) quando i ricavi dichiarati sono inferiori a una soglia minima, calcolata applicando determinati coefficienti al valore dei beni patrimoniali.
Questa presunzione è relativa: il contribuente può superarla dimostrando l’esistenza di situazioni oggettive e straordinarie che hanno impedito il raggiungimento di quel livello di ricavi. L’onere di fornire tale prova contraria grava interamente sul contribuente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso presentato dall’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza regionale e rinviando la causa per un nuovo esame. Il ragionamento dei giudici si è concentrato su tre punti fondamentali.

1. La Natura Agricola non è una Causa di Esclusione Automatica

Il punto centrale della decisione è che la sola qualifica di “impresa agricola” non è sufficiente per disapplicare la normativa sulle società di comodo. La Corte ha chiarito che, per vincere la presunzione di non operatività, non basta invocare la specificità del settore, ma è necessario fornire la prova di circostanze concrete, oggettive e straordinarie, indipendenti dalla volontà dell’imprenditore, che hanno reso impossibile il conseguimento del reddito presunto. Riferimenti generici a fattori climatici, parassitari o di mercato sono stati considerati insufficienti.

2. La Non Retroattività della Norma di Esclusione

La Corte ha affrontato anche la questione temporale. Un provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate del 2012 ha escluso le società agricole dalla disciplina in esame a partire dall’anno d’imposta 2012. I giudici hanno affermato, in linea con precedenti orientamenti, che tale esclusione non ha efficacia retroattiva. Pertanto, per l’anno d’imposta 2009, oggetto della controversia, la normativa sulle società di comodo era pienamente applicabile anche alle imprese agricole.

3. L’Irrilevanza del Costo del Personale

La società contribuente aveva anche evidenziato la presenza di costi per il personale (tra le nove e le dieci unità) come prova dell’effettività dell’attività. La Corte ha ritenuto anche questo elemento non decisivo, poiché il numero di lavoratori era inferiore a quello minimo previsto dalla legge per l’esclusione automatica dal regime delle società di comodo, che richiedeva almeno 10 unità “per tutti i giorni compresi nell’arco temporale oggetto di osservazione”.

Conclusioni

L’ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: le società di comodo agricole, per i periodi d’imposta precedenti al 2012, erano soggette alla presunzione di non operatività come tutte le altre imprese. Per superare tale presunzione, non è sufficiente appellarsi alla natura intrinseca dell’attività, ma è indispensabile fornire una prova rigorosa e circostanziata delle cause oggettive che hanno impedito di raggiungere i ricavi minimi. Questa pronuncia serve da monito per le imprese del settore, sottolineando l’importanza di documentare attentamente ogni situazione che possa incidere negativamente sui risultati economici, al fine di poter validamente contestare eventuali accertamenti fiscali basati sulla disciplina delle società di comodo.

Una società agricola può essere considerata una “società di comodo”?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la natura di impresa agricola non è di per sé sufficiente a escludere l’applicazione della normativa sulle società non operative, specialmente per i periodi d’imposta antecedenti alle specifiche norme di esclusione.

Cosa deve dimostrare una società agricola per non essere considerata “di comodo”?
Deve fornire la prova di “situazioni oggettive di carattere straordinario”, indipendenti dalla sua volontà, che le hanno reso impossibile raggiungere il volume minimo di ricavi previsto dalla legge. Non sono sufficienti giustificazioni generiche legate a fattori climatici o di mercato.

L’esclusione per le società agricole dalla disciplina delle società di comodo, introdotta nel 2012, è retroattiva?
No. La Corte ha chiarito che il provvedimento che ha escluso le società agricole da tale disciplina, efficace dall’anno d’imposta 2012, non può essere applicato retroattivamente a periodi precedenti, come l’anno 2009 oggetto della causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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