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Società cancellata: stop al Fisco dopo 5 anni?

Una S.r.l. veniva cancellata dal registro delle imprese nel 2015. Successivamente, l’Agenzia delle Entrate notificava avvisi di accertamento per il 2014 al liquidatore e agli ex soci. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha sospeso la decisione, rinviando la causa a pubblica udienza. L’obiettivo è approfondire due questioni cruciali: la validità degli atti fiscali notificati oltre cinque anni dalla richiesta di cancellazione della società cancellata e la trasmissibilità delle sanzioni tributarie agli ex soci e al liquidatore.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società Cancellata e Fisco: la Cassazione Riesamina i Limiti Temporali

Quando una società cancellata dal registro delle imprese cessa di esistere, per quanto tempo può essere ancora oggetto di accertamenti fiscali? E chi risponde per le violazioni tributarie? Con una recente ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione ha messo in pausa un giudizio per riflettere su questi interrogativi di fondamentale importanza, rinviando la causa a una pubblica udienza per un esame più approfondito. L’ordinanza analizza il confine temporale dei cinque anni previsto dall’art. 28 del D.Lgs. n. 175/2014.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un’azione dell’Agenzia delle Entrate nei confronti di una S.r.l., del suo ex liquidatore e dei suoi ex soci. La società era stata cancellata dal registro delle imprese il 30 settembre 2015. A seguito di una verifica della Guardia di Finanza, nel 2019 l’Agenzia notificava diversi avvisi di accertamento relativi all’anno d’imposta 2014.

In particolare, veniva contestata l’omessa dichiarazione di maggiori ricavi per oltre 460.000 euro, somma rinvenuta presso l’abitazione del liquidatore e imputata alla società. Di conseguenza, l’Agenzia presumeva la distribuzione di tali utili extra-bilancio ai soci, notificando loro ulteriori avvisi di accertamento ai fini IRPEF. I ricorsi presentati dai contribuenti venivano respinti sia in primo che in secondo grado.

La Questione Giuridica: il Ruolo della società cancellata

Giunta in Cassazione, la vicenda ha spinto i giudici a sollevare due questioni cruciali che necessitano di un approfondimento.

1. Il Limite dei Cinque Anni

L’art. 28, comma 4, del D.Lgs. 175/2014 stabilisce che, ai soli fini fiscali, l’estinzione della società ha effetto dopo cinque anni dalla richiesta di cancellazione. Nel caso di specie, la richiesta era del settembre 2015, mentre il ricorso in Cassazione è stato proposto nel settembre 2022, quindi oltre il termine quinquennale. Il Collegio si interroga sugli effetti di questo termine sulla legittimazione processuale dell’ex liquidatore. In altre parole: una volta trascorsi i cinque anni, l’ex liquidatore può ancora rappresentare in giudizio la società cancellata e ormai estinta a tutti gli effetti, anche per il Fisco?

2. La Trasmissibilità delle Sanzioni

Il secondo punto, sollevato con il settimo motivo di ricorso, riguarda la trasmissibilità delle sanzioni tributarie agli eredi, in questo caso gli ex soci e l’ex liquidatore, per le violazioni imputate alla società estinta. È un principio consolidato che le sanzioni abbiano carattere personale e non si trasmettano, ma la sua applicazione in ambito societario post-estinzione merita un’attenta valutazione.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte di Cassazione ha ritenuto che le questioni sollevate fossero di tale importanza da non poter essere decise in camera di consiglio. L’interpretazione dell’art. 28, comma 4, citato, ha implicazioni significative sulla stabilità dei rapporti giuridici e sulla certezza del diritto. La norma crea una sorta di ‘sopravvivenza’ quinquennale della società ai soli fini fiscali, ma non è del tutto chiaro cosa accada allo scadere di tale periodo. La Corte richiama un precedente delle Sezioni Unite (n. 3625 del 2025), sottolineando come, decorso il quinquennio, dovrebbe riprendere pieno vigore la disciplina ordinaria dell’art. 2495 c.c., che sancisce la definitiva estinzione della società. Questo potrebbe significare la cessazione della capacità processuale in capo all’ex liquidatore e l’impossibilità per il Fisco di proseguire l’azione. Anche la questione della trasmissibilità delle sanzioni richiede un’analisi approfondita per bilanciare l’esigenza di reprimere le violazioni con il principio della personalità della sanzione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione non ha emesso una sentenza definitiva. Ha invece deciso di rinviare la causa a nuovo ruolo per una trattazione in pubblica udienza. Questa scelta evidenzia la delicatezza e la complessità delle questioni giuridiche in gioco. La futura sentenza sarà di fondamentale importanza per chiarire definitivamente i limiti temporali dell’azione del Fisco nei confronti di una società cancellata e per definire le responsabilità di soci e liquidatori dopo l’estinzione dell’ente.

Cosa stabilisce l’art. 28 del d.lgs. 175/2014 per una società cancellata?
L’articolo 28, comma 4, prevede che, ai soli fini della validità degli atti di liquidazione, accertamento e riscossione, l’estinzione di una società ha effetto solo dopo che siano trascorsi cinque anni dalla richiesta di cancellazione dal Registro delle Imprese.

Perché la Cassazione ha rinviato la decisione a una pubblica udienza?
La Corte ha ritenuto necessario un approfondimento su due questioni complesse: 1) gli effetti dello scadere del termine di cinque anni sulla legittimazione processuale dell’ex liquidatore; 2) la trasmissibilità delle sanzioni tributarie agli ex soci e all’ex liquidatore dopo l’estinzione della società.

Qual è il principale dubbio interpretativo sulla norma dei cinque anni?
Il dubbio è se, allo scadere dei cinque anni, la ‘sopravvivenza’ fiscale della società cessi completamente, ripristinando la disciplina civilistica dell’estinzione definitiva (art. 2495 c.c.). Ciò potrebbe comportare l’impossibilità per il Fisco di continuare a notificare atti e per l’ex liquidatore di rappresentare in giudizio la società ormai estinta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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