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Società cancellata: nullo l’avviso di accertamento

Una società ha ricevuto un avviso di accertamento fiscale dopo la sua cancellazione dal Registro delle Imprese. L’ex legale rappresentante ha impugnato l’atto. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso originario inammissibile per difetto di legittimazione dell’ex rappresentante. Tuttavia, ha anche stabilito l’invalidità dell’avviso di accertamento stesso, in quanto notificato a una società cancellata, un soggetto giuridicamente inesistente. Di conseguenza, la Corte ha annullato la sentenza precedente senza rinvio, ponendo fine alla controversia.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Società cancellata: l’avviso di accertamento notificato dopo è nullo

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta una questione cruciale per il diritto tributario: la validità di un avviso di accertamento fiscale notificato a una società cancellata dal Registro delle Imprese. La pronuncia chiarisce in modo definitivo che tale atto è invalido, in quanto rivolto a un soggetto giuridicamente inesistente, e che l’ex legale rappresentante non ha più il potere di impugnarlo. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

Il caso: un avviso fiscale per un’entità inesistente

Una società in accomandita semplice veniva cancellata dal Registro delle Imprese nel luglio 2013. L’anno successivo, nel settembre 2014, l’Agenzia delle Entrate notificava alla società, presso la sede del suo ex legale rappresentante, un avviso di accertamento relativo all’anno d’imposta 2010 per maggiori redditi, IRAP e IVA.

Contro questo atto, l’ex legale rappresentante proponeva ricorso in nome della società ormai estinta. La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso, rilevando che la società contribuente era già estinta al momento della notifica dell’atto impositivo.

L’esito in appello

L’Agenzia delle Entrate impugnava la decisione di primo grado. La Commissione Tributaria Regionale ribaltava il verdetto, accogliendo l’appello dell’Ufficio. Secondo i giudici di secondo grado, il ricorso originario era inammissibile perché l’ex legale rappresentante, decaduto dalla sua carica a seguito della cancellazione, non aveva la capacità processuale di agire in nome della società. A loro avviso, l’avviso di accertamento avrebbe dovuto essere impugnato direttamente dai soci, sui quali si trasferiscono i rapporti pendenti della società estinta.

La decisione della Cassazione sulla società cancellata

I soci, a questo punto, hanno proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione delle norme sulla successione nei rapporti giuridici a seguito dell’estinzione della società. La Suprema Corte ha accolto le loro ragioni, pur partendo da un presupposto diverso e più radicale.

I giudici di legittimità hanno confermato, in primo luogo, l’assunto della CTR: il ricorso introduttivo era effettivamente inammissibile. Essendo stato proposto in nome di una società cancellata e quindi estinta, il suo ex legale rappresentante era privo della cosiddetta legittimazione processuale. In altre parole, non aveva più il potere di rappresentare in giudizio un’entità che non esisteva più.

Le motivazioni

Tuttavia, la Corte non si è fermata a questa anomalia processuale. Ha compiuto un passo ulteriore, analizzando la validità dell’atto a monte. La circostanza assorbente e decisiva, secondo la Cassazione, è che la cancellazione della società era avvenuta prima della notificazione dell’atto impositivo. Questo rende l’avviso di accertamento stesso radicalmente invalido, in quanto notificato a un soggetto inesistente.

La Corte ha quindi rilevato un duplice vizio insanabile:
1. Invalidità dell’atto impositivo: L’avviso era stato notificato a un destinatario giuridicamente non più esistente.
2. Inammissibilità del ricorso originario: Il ricorso era stato proposto da un soggetto privo di legittimazione processuale.

Di fronte a questa situazione, in cui un giudizio non poteva essere proposto a causa del difetto di legittimazione del ricorrente, e l’atto impugnato era a sua volta nullo, la Corte ha cassato la sentenza impugnata senza rinvio. Questa decisione pone fine alla controversia, dichiarando di fatto inefficace la pretesa fiscale dell’Amministrazione.

Le conclusioni

La pronuncia stabilisce un principio fondamentale: l’Agenzia delle Entrate non può validamente notificare un avviso di accertamento a una società cancellata dal Registro delle Imprese. Un simile atto è privo di effetti giuridici perché indirizzato a un soggetto non più esistente. L’eventuale pretesa tributaria deve essere rivolta direttamente ai soci, che succedono nei rapporti debitori della società estinta, nei limiti e secondo le regole previste dalla legge. Inoltre, viene ribadito che l’ex amministratore perde ogni potere di rappresentanza, rendendo inammissibile qualsiasi azione legale da lui intrapresa in nome dell’ex società.

È valido un avviso di accertamento notificato a una società cancellata dal Registro delle Imprese?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un atto impositivo notificato a un soggetto giuridicamente inesistente, come una società cancellata, è invalido.

L’ex legale rappresentante può impugnare un avviso di accertamento notificato alla società dopo la sua cancellazione?
No, l’ex legale rappresentante perde la capacità di agire in giudizio per la società estinta. Un ricorso da lui proposto è inammissibile per difetto di legittimazione processuale.

Cosa succede se un ricorso inammissibile viene proposto contro un atto impositivo nullo?
La Corte cassa la sentenza impugnata senza rinvio. Sebbene il ricorso originario non potesse essere proposto, la Corte rileva l’invalidità originaria dell’atto impositivo, chiudendo definitivamente la controversia e compensando le spese tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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