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Soccombenza reciproca: spese legali e rinvio

Un contribuente ottiene una riduzione, ma non l’annullamento totale, di un avviso di accertamento. La Cassazione chiarisce che si tratta di soccombenza reciproca. Tuttavia, la sentenza viene cassata perché il giudice del rinvio ha omesso di pronunciarsi sulle spese legali di tutti i gradi di giudizio, come invece avrebbe dovuto fare secondo il principio dell’esito globale del processo.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Soccombenza Reciproca: La Cassazione Chiarisce la Ripartizione delle Spese Legali

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nella gestione del contenzioso: la corretta interpretazione della soccombenza reciproca e i doveri del giudice del rinvio in materia di spese di lite. La pronuncia offre importanti spunti sulla strategia processuale e sulle conseguenze della formulazione delle domande in giudizio, specialmente quando si chiede un annullamento totale di un atto e si ottiene solo una sua parziale riduzione.

I Fatti del Caso: Un Accertamento Fiscale Controverso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di un contribuente. L’atto si basava su un accertamento sintetico che contestava un maggior reddito per l’anno 1999, fondato su alcuni incrementi patrimoniali, tra cui l’acquisto di immobili e il possesso di un autoveicolo. Il punto focale della controversia riguardava un immobile di cui il contribuente aveva acquistato solo la nuda proprietà, e non la piena proprietà come erroneamente calcolato dall’Ufficio.

Il contribuente aveva impugnato l’atto chiedendo, in via principale, il suo annullamento integrale e, in via subordinata, la sua riduzione in proporzione al valore della sola nuda proprietà. Dopo un lungo iter giudiziario, la Corte di Cassazione aveva già annullato una precedente decisione, stabilendo il principio che l’accertamento dovesse basarsi unicamente sul costo della nuda proprietà. La causa era quindi tornata al giudice di secondo grado per una nuova pronuncia.

Quest’ultimo, in sede di rinvio, aveva ridotto l’importo dell’accertamento ma aveva compensato le spese dei primi due gradi di giudizio, ravvisando una “parziale soccombenza reciproca”. Aveva però omesso di decidere sulle spese del giudizio di Cassazione. Il contribuente ha quindi proposto un nuovo ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato due motivi di ricorso. Con il primo, il contribuente lamentava l’errata applicazione del concetto di soccombenza reciproca, sostenendo di essere risultato totalmente vittorioso. Con il secondo, denunciava l’omessa pronuncia sulle spese del giudizio di legittimità.

La Corte ha rigettato il primo motivo ma ha accolto il secondo. Ha quindi cassato nuovamente la sentenza con rinvio a un’altra sezione della Corte di giustizia tributaria di secondo grado, incaricandola di provvedere anche sulle spese di tutti i giudizi di legittimità, tenendo conto dell’esito complessivo della lite.

Le Motivazioni: La corretta applicazione della soccombenza reciproca

La Cassazione ha chiarito che la soccombenza reciproca non si verifica solo in presenza di domande contrapposte, ma anche quando una singola domanda, articolata in più capi, viene accolta solo in parte. Nel caso specifico, il contribuente aveva presentato una domanda principale (annullamento totale dell’atto) e una subordinata (riduzione dell’importo). Poiché l’accertamento non è stato annullato integralmente ma solo ridotto, la domanda principale è stata respinta. Di conseguenza, il contribuente è risultato soccombente su quella domanda, mentre l’Amministrazione finanziaria è risultata soccombente sulla pretesa di mantenere l’accertamento nell’importo originario. Questa situazione configura correttamente una fattispecie di soccombenza reciproca, che legittima la compensazione delle spese.

Le Motivazioni: L’obbligo del giudice del rinvio sulle spese

Sul secondo punto, la Corte ha ribadito un principio fondamentale stabilito dalle Sezioni Unite: il giudice del rinvio, a cui la causa è stata rimessa anche per la regolamentazione delle spese del giudizio di legittimità, deve decidere su di esse applicando il principio della soccombenza basato sull’esito globale dell’intero processo. Non deve liquidare le spese per ogni singola fase, ma deve effettuare una valutazione complessiva. Nel caso esaminato, il giudice di secondo grado aveva erroneamente limitato la sua decisione alle spese “dei due gradi del giudizio”, omettendo di pronunciarsi su quelle del precedente giudizio di Cassazione. Questo errore ha comportato la cassazione della sentenza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre due lezioni importanti. La prima è di natura strategica: la formulazione delle domande in giudizio ha un impatto diretto sulla determinazione della vittoria o della soccombenza. Chiedere l’annullamento totale di un atto, quando si è consapevoli che solo una parte di esso è illegittima, può portare a una declaratoria di soccombenza reciproca con conseguente compensazione delle spese. La seconda lezione riguarda il ruolo del giudice del rinvio, che ha il dovere di considerare l’intero percorso processuale per decidere sulle spese, garantendo una valutazione unitaria e coerente dell’esito finale della lite.

Quando si verifica la soccombenza reciproca in un processo?
Si verifica non solo quando ci sono domande contrapposte tra le parti, ma anche quando una parte propone una domanda articolata in più punti (es. una principale e una subordinata) e solo alcuni di questi vengono accolti. Se la domanda principale viene rigettata e quella subordinata accolta, si configura la soccombenza reciproca.

Come deve decidere il giudice del rinvio sulle spese legali?
Il giudice del rinvio, quando incaricato di decidere anche sulle spese del giudizio di Cassazione, deve attenersi al principio della soccombenza applicato all’esito globale dell’intero processo. Non deve liquidare le spese separatamente per ogni fase, ma deve effettuare una valutazione complessiva per determinare chi, alla fine, ha vinto o perso la causa nel suo insieme.

Se chiedo l’annullamento totale di un atto e ottengo solo una riduzione, sono considerato totalmente vittorioso?
No. Secondo la Corte, se la domanda principale di annullamento integrale viene respinta e viene accolta solo la domanda subordinata di riduzione, il richiedente è risultato soccombente sulla domanda principale. Pertanto, si tratta di un caso di soccombenza reciproca e non di vittoria totale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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