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Silenzio assenso: non blocca i controlli fiscali

Una società di trasporti si era vista negare un’agevolazione fiscale sul gasolio nonostante il decorso del termine per il silenzio assenso. La Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che il silenzio assenso non impedisce all’Amministrazione Finanziaria di effettuare controlli successivi e annullare il beneficio se mancano i presupposti. L’onere di provare la correttezza dei dati, anche in caso di errori di terzi, resta a carico del contribuente.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Silenzio Assenso Fiscale: la Cassazione Conferma il Potere di Controllo del Fisco

L’istituto del silenzio assenso rappresenta un meccanismo di semplificazione amministrativa fondamentale, ma quali sono i suoi limiti in materia fiscale? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, stabilendo che la formazione del silenzio assenso su un’istanza di agevolazione non preclude all’Amministrazione Finanziaria il potere di effettuare controlli successivi e, se necessario, annullare il beneficio concesso. Questa decisione ribadisce la prevalenza del potere di controllo e accertamento del Fisco a tutela dell’erario.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore dei trasporti aveva presentato diverse istanze per ottenere una riduzione sull’accisa del gasolio per autotrazione. Trascorsi i 60 giorni previsti dalla legge senza ricevere alcuna comunicazione di diniego da parte dell’Agenzia delle Dogane, la società aveva ritenuto che le sue richieste fossero state accolte per silenzio assenso. Tuttavia, a distanza di anni, l’Amministrazione Finanziaria notificava alla società un provvedimento di diniego, basato su presunte incongruenze e errori materiali riscontrati nelle fatture fornite da una stazione di servizio terza.

La società impugnava il diniego, sostenendo l’illegittimità dell’atto tardivo, dato il perfezionamento del silenzio assenso. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano il ricorso, confermando la legittimità dell’operato dell’Agenzia. La questione è così giunta all’esame della Corte di Cassazione.

Il Silenzio Assenso e il Potere di Annullamento del Fisco

Il fulcro del ricorso della società si basava sull’interpretazione dell’art. 4, comma 2, del d.P.R. 277/2000. Secondo tale norma, se l’Ufficio competente non notifica un provvedimento di diniego entro 60 giorni dalla ricezione della dichiarazione, l’istanza si considera accolta. Il ricorrente sosteneva che questo meccanismo rendesse definitivo il diritto acquisito, impedendo un ripensamento tardivo da parte del Fisco.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa interpretazione. I giudici hanno chiarito che il perfezionamento del silenzio assenso non esaurisce né impedisce l’esercizio del potere di controllo e impositivo dell’Amministrazione Finanziaria. Quest’ultima può sempre annullare l’atto di assenso formatosi illegittimamente attraverso un provvedimento motivato, che coincide con l’avviso di accertamento con cui si recupera il credito d’imposta indebitamente fruito.

La questione dell’onere probatorio

Un altro punto cruciale affrontato dalla Corte riguarda l’onere della prova. La società lamentava che il diniego fosse basato su meri errori materiali (errori di battitura nelle targhe dei veicoli) commessi da un soggetto terzo, il gestore della stazione di servizio. Nonostante ciò, la Corte ha ribadito un principio fondamentale del diritto tributario: l’onere di dimostrare la sussistenza dei requisiti per godere di un’agevolazione fiscale grava sempre sul contribuente.

La dichiarazione per ottenere il beneficio non è una mera dichiarazione di scienza, ma ha natura negoziale, manifestando la volontà di avvalersi di un trattamento di favore. Se tale dichiarazione risulta incompleta o non veritiera, come nel caso di discrepanze documentali, l’agevolazione non può essere riconosciuta, indipendentemente dall’origine dell’errore.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha fondato la sua decisione su diversi pilastri giuridici. In primo luogo, ha affermato che il silenzio assenso, pur producendo un effetto positivo per il contribuente, non crea un affidamento tutelabile in modo assoluto. Il contribuente, essendo l’autore dell’istanza, è a conoscenza dei presupposti necessari per il beneficio e non può invocare la buona fede se tali presupposti mancano. Il mero decorso del tempo non sana l’illegittimità originaria della pretesa.

In secondo luogo, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso relativo all’omesso esame degli errori materiali commessi dal fornitore. Ciò è avvenuto in applicazione del principio della “doppia conforme” (art. 348-ter c.p.c.), secondo cui se i giudici di primo e secondo grado giungono alla stessa conclusione basandosi sulla medesima valutazione dei fatti, il riesame del merito è precluso in Cassazione. La società, secondo la Corte, non è riuscita a dimostrare che le due sentenze si fondassero su ricostruzioni fattuali differenti.

Infine, è stato ribadito che l’onere probatorio in materia di agevolazioni fiscali spetta interamente al contribuente, che deve dimostrare in modo inequivocabile la correttezza e la veridicità di tutti i dati forniti a supporto della sua istanza.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza la posizione dell’Amministrazione Finanziaria, confermando che il silenzio assenso non costituisce uno scudo invalicabile contro i controlli fiscali. I contribuenti devono essere consapevoli che anche a distanza di tempo, il Fisco può verificare la legittimità dei benefici concessi e procedere al recupero in caso di irregolarità. Questa pronuncia sottolinea l’importanza di una gestione documentale accurata e precisa da parte delle imprese, poiché la responsabilità per la correttezza dei dati forniti ricade interamente su di esse, anche quando gli errori sono imputabili a terzi.

Dopo 60 giorni, il silenzio assenso su un’istanza di agevolazione fiscale è definitivo?
No. Secondo la Cassazione, il silenzio assenso fa sorgere il diritto a utilizzare il beneficio, ma non impedisce all’Amministrazione Finanziaria di effettuare controlli successivi e annullare l’atto se scopre che i requisiti non erano soddisfatti.

L’Amministrazione Finanziaria può annullare un beneficio concesso tramite silenzio assenso?
Sì. Il Fisco può esercitare il proprio potere di controllo e impositivo anche dopo la formazione del silenzio assenso, emettendo un provvedimento motivato di annullamento, che ha natura di avviso di accertamento per il recupero del credito indebitamente utilizzato.

Di chi è la responsabilità se i documenti a supporto di un’istanza fiscale contengono errori commessi da un fornitore terzo?
La responsabilità ricade sul contribuente che presenta l’istanza. L’onere di dimostrare la correttezza e la veridicità di tutti i dati e documenti forniti per ottenere un’agevolazione fiscale è sempre a carico del contribuente, che quindi subisce le conseguenze di eventuali errori, anche se commessi da altri.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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