LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Separazione contabile IVA: come funziona la detrazione

Una società immobiliare che svolgeva sia attività esenti (locazione abitativa) sia imponibili (locazione commerciale) aveva scelto la separazione contabile IVA. L’Agenzia delle Entrate negava la detrazione IVA, applicando il pro rata generale e azzerandola. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società, stabilendo che, in caso di opzione per la separazione contabile, il diritto alla detrazione va valutato distintamente per ciascuna attività, superando il meccanismo del pro rata. Pertanto, l’IVA sugli acquisti per l’attività imponibile è detraibile anche in assenza di operazioni attive in un determinato anno.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Separazione contabile IVA: La Cassazione chiarisce il diritto alla detrazione

La gestione dell’IVA per le imprese che svolgono attività sia imponibili sia esenti rappresenta una sfida complessa. Il meccanismo del pro rata può limitare significativamente il diritto alla detrazione. Tuttavia, l’opzione per la separazione contabile IVA, prevista dall’art. 36 del d.P.R. 633/1972, offre una soluzione alternativa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 16667/2025, ha fornito chiarimenti cruciali su come questo regime influenzi il diritto alla detrazione, specialmente nel settore immobiliare.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava una società immobiliare che svolgeva due distinte attività: la compravendita e locazione di immobili a uso abitativo (operazioni esenti da IVA) e la locazione di immobili strumentali per natura (operazioni imponibili IVA). Avvalendosi della facoltà prevista dalla legge, la società aveva optato per il regime della separazione contabile IVA, gestendo le due attività in sezionali distinti.

Nonostante ciò, l’Agenzia delle Entrate aveva emesso un avviso di accertamento per l’anno d’imposta 2014, contestando la detrazione dell’IVA assolta sugli acquisti relativi all’attività imponibile. La motivazione dell’Ufficio era che, in quell’anno, la società aveva registrato unicamente operazioni attive esenti. Di conseguenza, secondo l’amministrazione finanziaria, la percentuale di detraibilità era pari a zero, applicando di fatto il criterio del pro rata generale e recuperando l’intera IVA portata in detrazione dalla contribuente.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione all’Agenzia delle Entrate, spingendo la società a ricorrere in Cassazione.

Il Principio della Separazione Contabile IVA

L’articolo 36 del d.P.R. 633/1972 consente ai soggetti che esercitano più attività nell’ambito della stessa impresa di optare per l’applicazione separata dell’imposta. La ratio di questa norma è neutralizzare gli effetti potenzialmente penalizzanti del pro rata forfetario. In pratica, anziché applicare un’unica percentuale di detrazione a tutti gli acquisti, l’impresa può calcolare la detrazione in modo specifico per ciascuna attività.

Il diritto alla detrazione, in questo regime, è condizionato a due requisiti:
1. L’attività deve essere gestita con una contabilità effettivamente separata.
2. L’imposta non deve riguardare beni non ammortizzabili utilizzati promiscuamente tra le varie attività.

In particolare, per il settore immobiliare, la norma permette di separare non solo le attività sulla base del regime IVA (imponibile o esente), ma anche in base alla categoria catastale dei fabbricati (abitativi o strumentali).

La Decisione della Corte di Cassazione e la gestione della separazione contabile IVA

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della società, ribaltando le decisioni dei giudici di merito. I giudici hanno chiarito che la Commissione Tributaria Regionale aveva commesso un errore fondamentale: aveva ignorato la scelta della contribuente di avvalersi della separazione contabile IVA e aveva applicato il criterio generale del pro rata, che è proprio ciò che l’opzione per la contabilità separata mira a disapplicare.

Le Motivazioni

La Corte ha stabilito che, quando un contribuente opta per la contabilità separata, il diritto alla detrazione dell’IVA non va più calcolato in base al rapporto complessivo tra operazioni imponibili e operazioni totali (pro rata). Al contrario, deve essere valutato in modo distinto per ogni attività gestita separatamente. Per i costi direttamente imputabili all’attività imponibile, il diritto alla detrazione è pieno e non è influenzato dalla presenza di altre attività esenti. L’assenza di operazioni attive imponibili in un singolo anno d’imposta non può, di per sé, annullare il diritto alla detrazione per i costi sostenuti in relazione a tale attività, purché esista un nesso oggettivo tra tali costi e l’attività stessa (ad esempio, spese di ristrutturazione per un immobile commerciale destinato alla locazione imponibile).

La sentenza impugnata è stata quindi cassata perché i giudici di merito non hanno affrontato la questione centrale (thema decidendum): l’ammissibilità della scelta della società di adottare contabilità separate e le conseguenze di tale scelta sul calcolo della detrazione. Invece, si sono limitati a confermare l’applicazione del pro rata, parafrasando la normativa generale senza calarla nel caso specifico. La Corte ha quindi rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per un nuovo esame che tenga conto dei principi enunciati.

Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale per le imprese con attività miste: l’opzione per la separazione contabile IVA è uno strumento efficace per garantire un esercizio più preciso e corretto del diritto alla detrazione. Scegliendo questo regime, l’impresa può isolare l’attività imponibile e detrarre integralmente l’IVA sui relativi acquisti, a prescindere dal volume delle operazioni esenti. La decisione chiarisce che l’assenza temporanea di ricavi in un settore imponibile non compromette il diritto alla detrazione, purché i costi siano oggettivamente e specificamente collegati a quell’attività. Si tratta di una pronuncia di grande importanza pratica, che offre maggiore certezza giuridica agli operatori economici, in linea con i principi della Direttiva IVA europea.

È possibile detrarre l’IVA sugli acquisti per un’attività imponibile se in un anno non si realizzano operazioni attive in quel settore?
Sì. Secondo la sentenza, se si è optato per la separazione contabile IVA, il diritto alla detrazione per i costi specificamente imputabili all’attività imponibile è pieno e non viene meno per la sola assenza di operazioni attive imponibili in un determinato anno d’imposta.

A quali condizioni si può optare per la separazione contabile IVA nel settore immobiliare?
L’opzione è possibile per i soggetti che effettuano sia operazioni esenti (es. locazioni abitative) sia imponibili (es. locazioni di immobili strumentali). È necessario che le attività siano sostanzialmente diverse e gestite con contabilità separate. La separazione può avvenire non solo in base al regime IVA, ma anche in base alla categoria catastale dell’immobile (abitativo o diverso).

L’opzione per la separazione contabile IVA prevale sul criterio generale del pro rata?
Sì. La sentenza chiarisce che la ratio della norma sulla separazione contabile è proprio quella di superare e disapplicare il meccanismo forfetario del pro rata. Una volta esercitata validamente l’opzione, la detrazione IVA va calcolata distintamente per ciascuna attività e non più in base al rapporto complessivo tra operazioni imponibili ed esenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati