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Sanzioni tributarie soci: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21177/2024, ha stabilito un principio di diritto rivoluzionario in materia di sanzioni tributarie soci. Contrariamente al precedente orientamento, la Corte ha affermato che, a seguito dell’estinzione di una società di capitali, i soci rispondono delle sanzioni tributarie secondo quanto previsto dall’art. 2495 c.c., ovvero nei limiti di quanto riscosso in base al bilancio finale di liquidazione. Il caso riguardava un avviso di accertamento per imposta unica sulle scommesse notificato agli ex soci di una società cancellata. La Suprema Corte ha ritenuto che il principio di personalità della sanzione non impedisce la sua trasmissibilità ai soci, in quanto si tratta di un fenomeno successorio patrimoniale volto a tutelare i creditori, incluso l’Erario, da manovre elusive.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sanzioni Tributarie Soci: Responsabilità Dopo la Cancellazione della Società

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha introdotto un cambiamento fondamentale riguardo alle sanzioni tributarie soci di società di capitali. La domanda al centro del dibattito è cruciale: cosa accade alle sanzioni amministrative quando una società viene cancellata dal registro delle imprese? Con la pronuncia n. 21177 del 29 luglio 2024, la Suprema Corte ha stabilito che la responsabilità per tali sanzioni non si estingue con la società, ma si trasferisce ai soci, segnando un’inversione di rotta rispetto al passato.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di una società a responsabilità limitata, operante come centro di trasmissione dati per un bookmaker estero. L’accertamento contestava il mancato pagamento dell’imposta unica sulle scommesse per gli anni 2010 e 2011.

Successivamente, la società veniva cancellata dal registro delle imprese. L’Agenzia, quindi, notificava l’atto agli ex soci, i quali impugnavano l’avviso. La Commissione Tributaria Regionale accoglieva parzialmente l’appello dei contribuenti, annullando le sanzioni relative all’anno 2011 per la sussistenza di ‘obiettive condizioni di incertezza’ sulla normativa applicabile. Contro questa decisione, sia l’Agenzia (con ricorso principale) sia gli ex soci (con ricorso incidentale) si rivolgevano alla Corte di Cassazione.

L’Analisi della Corte e la Trasmissibilità delle Sanzioni Tributarie Soci

La Suprema Corte ha prima rigettato i motivi del ricorso incidentale dei contribuenti, ritenendoli infondati sulla base di una giurisprudenza ormai consolidata sia a livello nazionale che europeo. Ha poi accolto il ricorso dell’Agenzia, affermando che dopo l’entrata in vigore della legge interpretativa n. 220 del 2010, non sussisteva più alcuna incertezza normativa per l’anno d’imposta 2011.

Il punto più innovativo e dirompente della sentenza, tuttavia, riguarda la questione della trasmissibilità delle sanzioni agli ex soci. La Corte, discostandosi dal proprio precedente orientamento, ha deciso di non dare continuità all’indirizzo che sanciva l’intrasmissibilità delle sanzioni. Il precedente filone giurisprudenziale si basava su un’interpretazione rigida del principio di personalità della sanzione, secondo cui l’obbligazione sanzionatoria, avendo carattere afflittivo, non poteva sopravvivere all’estinzione del soggetto che aveva commesso la violazione.

Il Nuovo Principio sulla Responsabilità dei Soci

La Corte ha operato un’approfondita rivalutazione della materia, mettendo in relazione la normativa tributaria con quella civilistica in tema di estinzione delle società. Secondo l’articolo 2495 del codice civile, dopo la cancellazione della società, i creditori sociali insoddisfatti possono rivalersi sui soci, fino alla concorrenza delle somme da questi riscosse in base al bilancio finale di liquidazione.

La Cassazione ha osservato che escludere le sanzioni da questo meccanismo successorio produrrebbe ‘esiti inappaganti’. Creerebbe, infatti, un’ingiustificata disparità di trattamento tra il creditore Erario e gli altri creditori sociali, pregiudicando la stessa ratio dell’art. 2495 c.c., che è quella di proteggere i creditori da una decisione unilaterale dei soci (lo scioglimento della società) che potrebbe privarli del loro debitore. In altre parole, la cancellazione della società non può diventare uno strumento per eludere le conseguenze patrimoniali di illeciti fiscali.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato questo cambio di rotta evidenziando la natura prettamente patrimoniale della successione dei soci nei debiti sociali. Il fenomeno successorio che si verifica con l’estinzione della società non è assimilabile alla successione mortis causa di una persona fisica, ma è una conseguenza legale diretta del contratto sociale. I soci non possono ‘rinunciare’ a questa successione; si tratta di una responsabilità ex lege per obbligazioni già maturate in capo alla società.

L’applicazione del solo principio di personalità della sanzione, in questo contesto, lascerebbe un ‘vuoto di tutela’, consentendo potenziali abusi. Una società potrebbe deliberatamente decidere di estinguersi per azzerare il carico sanzionatorio, pur avendo un patrimonio capiente. La nuova interpretazione, invece, considera l’obbligazione per la sanzione tributaria alla pari di ogni altra obbligazione sociale, trasferendola ai soci nei limiti della loro responsabilità patrimoniale post-liquidazione.

Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha fissato il seguente, fondamentale principio di diritto: ‘In tema di sanzioni amministrative tributarie relative a rapporti fiscali propri di società di capitali, a seguito dell’estinzione della società per cancellazione dal registro delle imprese, i soci rispondono delle sanzioni secondo quanto previsto dall’art. 2495 c.c.’. Questa decisione rappresenta una svolta significativa, rafforzando la posizione dell’Erario e garantendo che le conseguenze patrimoniali delle violazioni fiscali sopravvivano all’estinzione del soggetto giuridico che le ha commesse, ricadendo su coloro che hanno beneficiato del patrimonio sociale residuo.

Le sanzioni tributarie di una società di capitali si estinguono con la sua cancellazione dal registro delle imprese?
No. Secondo la sentenza n. 21177/2024 della Corte di Cassazione, le sanzioni amministrative tributarie non si estinguono ma si trasferiscono ai soci in seguito all’estinzione della società.

Qual è il limite della responsabilità dei soci per le sanzioni tributarie della società estinta?
La responsabilità dei soci è limitata alle somme da loro riscosse in base al bilancio finale di liquidazione, conformemente a quanto stabilito dall’articolo 2495 del codice civile.

Perché la Cassazione ha cambiato orientamento sulla trasmissibilità delle sanzioni ai soci?
La Corte ha modificato il suo precedente orientamento per evitare esiti inappaganti e abusi, come la cancellazione di una società al solo fine di evitare il pagamento di sanzioni. Il nuovo principio mira a tutelare il creditore Erario alla pari degli altri creditori sociali, impedendo che i soci possano sottrarsi alle conseguenze patrimoniali degli illeciti commessi dalla società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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