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Sanzioni tributarie procedura concorsuale: niente colpa

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3961/2024, ha stabilito un importante principio in materia di sanzioni tributarie procedura concorsuale. Se un’azienda viene posta in liquidazione coatta amministrativa prima della scadenza del termine per il pagamento di un tributo, non possono esserle applicate sanzioni per il mancato versamento. La Corte ha chiarito che l’impossibilità giuridica di effettuare pagamenti dopo l’apertura della procedura esclude l’elemento soggettivo della colpa, requisito necessario per l’applicazione delle sanzioni.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sanzioni Tributarie e Procedura Concorsuale: La Cassazione Esclude la Colpa

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 3961/2024, ha affrontato un tema di grande rilevanza pratica: la debenza delle sanzioni tributarie in una procedura concorsuale. Il caso specifico riguardava una società posta in liquidazione coatta amministrativa. La Corte ha stabilito che se il termine per il pagamento di un’imposta scade dopo l’apertura della procedura, nessuna sanzione per omesso versamento può essere addebitata alla società, poiché viene a mancare l’elemento della colpevolezza.

I fatti di causa

Una compagnia assicurativa veniva attinta da una cartella esattoriale per il pagamento di sanzioni e interessi dovuti al mancato versamento di tributi per l’anno fiscale 2011. La società si opponeva, sostenendo che il mancato pagamento non le fosse imputabile. Infatti, in data 7 aprile 2011, era stata posta in liquidazione coatta amministrativa, prima che i termini per il versamento delle imposte in questione fossero scaduti. Di conseguenza, a quella data, la società e i suoi organi non solo non potevano più procedere al pagamento, ma avevano il divieto legale di farlo, dovendo rispettare le regole della procedura concorsuale e il principio della par condicio creditorum.

I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, accoglievano le ragioni della società contribuente. L’Amministrazione Finanziaria, non soddisfatta, ricorreva per cassazione.

Le sanzioni tributarie nella procedura concorsuale: la questione giuridica

Il cuore della controversia ruotava attorno all’applicabilità dell’articolo 5 del D.Lgs. 472/1997, che àncora la punibilità delle violazioni tributarie al principio di colpevolezza. La domanda era: può considerarsi ‘colpevole’ una società che non paga un’imposta perché, al momento della scadenza del termine di pagamento, si trova in una procedura concorsuale che le vieta di effettuare pagamenti al di fuori delle regole del concorso?

L’Amministrazione Finanziaria sosteneva la debenza delle sanzioni, ritenendo che l’obbligazione tributaria non venisse meno con l’apertura della liquidazione. La difesa della società, invece, puntava sull’impossibilità giuridica e materiale di adempiere, che faceva venir meno l’elemento soggettivo necessario per irrogare la sanzione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, confermando le decisioni dei giudici di merito e consolidando un importante orientamento giurisprudenziale. Il ragionamento della Corte si è sviluppato su due punti fondamentali.

In primo luogo, ha ribadito che il sistema sanzionatorio tributario è basato sul principio di colpevolezza. Non è possibile irrogare una sanzione se la violazione non è imputabile, almeno a titolo di colpa, all’autore. Nel caso di specie, al momento dell’apertura della liquidazione coatta amministrativa, il debito tributario non era ancora scaduto. Successivamente, a causa delle rigide regole della procedura concorsuale, gli organi della liquidazione erano legalmente impossibilitati a effettuare il pagamento in via preferenziale.

La Corte ha affermato che ‘il fallimento del contribuente prima della scadenza del termine di pagamento del tributo non consente di imputare a lui o agli organi della procedura alcuna colpevole inadempienza’. Questo perché, dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza, il pagamento non può più essere validamente eseguito al di fuori delle regole del concorso. Di conseguenza, non essendoci colpa né da parte della società (quando era ancora in bonis) né da parte degli organi della procedura, non può esserci sanzione.

In secondo luogo, la Corte distingue nettamente questa ipotesi da quella in cui la violazione tributaria (e quindi la scadenza del termine) sia avvenuta prima dell’apertura della procedura concorsuale. In quel caso, le sanzioni sono dovute e costituiscono un credito che si insinua al passivo e soggiace alle regole del concorso. Ma quando, come nel caso esaminato, l’obbligo di pagamento scade quando la società è già in liquidazione, l’inadempimento non è colpevole e, pertanto, non è sanzionabile.

Le conclusioni

La sentenza in commento offre un chiarimento decisivo sul rapporto tra sanzioni tributarie e procedura concorsuale. Il principio affermato è netto: l’apertura di una procedura concorsuale prima della scadenza del termine per un versamento tributario agisce come una causa di non punibilità, elidendo l’elemento soggettivo della colpa. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche: tutela le imprese in crisi da un aggravio sanzionatorio per inadempimenti non imputabili e fornisce una guida chiara per gli organi delle procedure concorsuali sulla gestione dei debiti tributari non ancora scaduti. La colpevolezza rimane il perno del sistema sanzionatorio, e l’impossibilità giuridica di adempiere ne rappresenta un limite invalicabile.

Una società in liquidazione coatta amministrativa è tenuta a pagare le sanzioni per un debito tributario non ancora scaduto al momento dell’apertura della procedura?
No. Secondo la Corte di Cassazione, nessuna sanzione è dovuta perché l’apertura della procedura concorsuale prima della scadenza del termine di pagamento rende l’inadempimento non colpevole, data l’impossibilità giuridica per gli organi della procedura di effettuare pagamenti al di fuori delle regole del concorso.

Perché la Corte di Cassazione ha escluso la colpevolezza della società?
La Corte ha escluso la colpevolezza perché, prima dell’apertura della liquidazione, il debito non era ancora esigibile. Dopo l’apertura, gli organi della procedura erano legalmente obbligati a non pagare i debiti pregressi se non seguendo le specifiche regole concorsuali. Questo crea un’impossibilità giuridica ad adempiere che fa venir meno l’elemento soggettivo necessario per applicare una sanzione.

Qual è la differenza tra un debito tributario sorto prima e uno con scadenza successiva all’apertura della procedura concorsuale ai fini delle sanzioni?
Se la violazione tributaria (e la relativa sanzione) è commessa prima dell’apertura della procedura, il credito per sanzioni è valido e si inserisce nel passivo della procedura. Se, invece, il termine per il pagamento scade dopo l’apertura della procedura, il mancato pagamento non è considerato colpevole e, di conseguenza, le relative sanzioni non sono applicabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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