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Sanzioni reverse charge: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18416/2024, ha stabilito che in caso di errata applicazione del reverse charge, le sanzioni per l’omessa fatturazione non escludono quelle per la dichiarazione IVA infedele. La Corte ha chiarito che si tratta di due condotte distinte e che non opera il principio di specialità, annullando la decisione di merito che aveva applicato solo la sanzione fissa minima.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sanzioni Reverse Charge: Cumulo possibile con l’infedele dichiarazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18416 del 5 luglio 2024, ha affrontato una questione cruciale in materia di IVA e sanzioni reverse charge. La Corte ha stabilito un principio di diritto fondamentale: la sanzione per l’errata fatturazione in regime di inversione contabile non assorbe né esclude quella per l’infedele dichiarazione IVA, poiché le due violazioni derivano da condotte diverse e autonome.

Il Caso: Errata Applicazione dell’Inversione Contabile e le Sanzioni

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato a una ditta individuale edile. L’Amministrazione Finanziaria contestava l’errata applicazione del regime del reverse charge a prestazioni che, a suo avviso, rientravano in un appalto di servizi e non di lavori, e che quindi avrebbero dovuto seguire il regime ordinario dell’IVA.

Inizialmente, l’Agenzia delle Entrate aveva applicato sanzioni per infedele fatturazione (art. 6, d.lgs. 471/97) e per infedele dichiarazione (art. 5, d.lgs. 471/97). Successivamente, a seguito delle modifiche normative più favorevoli, aveva rideterminato le sanzioni. I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, avevano ritenuto applicabile la sola sanzione fissa in misura minima (€ 250,00) prevista dall’art. 6, comma 9-bis.2, del d.lgs. 471/97. Questa norma, secondo i giudici, era speciale e, pertanto, escludeva l’applicazione di altre sanzioni, inclusa quella per l’omessa dichiarazione.

La Decisione della Cassazione sulle Sanzioni Reverse Charge

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate su questo punto specifico. Il cuore della decisione si basa sulla distinzione tra la condotta di omessa fatturazione e quella di omessa dichiarazione.

La Distinzione tra Omessa Fatturazione e Omessa Dichiarazione

I giudici di legittimità hanno chiarito che le due violazioni non possono essere considerate come un idem factum (medesimo fatto). L’omessa fatturazione, o l’errata applicazione di un regime IVA in fattura, è una violazione che si consuma al momento dell’emissione (o mancata emissione) del documento. L’omessa o infedele dichiarazione, invece, è una violazione successiva, che attiene al riepilogo annuale degli obblighi fiscali del contribuente.

L’omessa fatturazione non conduce necessariamente a un’omessa dichiarazione. Un contribuente potrebbe, ad esempio, non emettere una fattura ma comunque includere l’operazione nella sua dichiarazione annuale. Le due condotte, quindi, sono ontologicamente diverse.

Inapplicabilità del Principio di Specialità e del “Ne Bis in Idem”

Sulla base di questa distinzione, la Corte ha concluso che non può operare il principio di specialità. Tale principio si applica quando una stessa condotta è disciplinata da due norme diverse, una generale e una speciale. In questo caso, essendo le condotte diverse, non c’è un concorso di norme sullo stesso fatto, ma due fatti distinti sanzionati da due norme distinte.

Di conseguenza, l’applicazione congiunta delle due sanzioni non viola nemmeno il principio del ne bis in idem (divieto di doppia punizione per lo stesso fatto). Punire un contribuente per non aver fatturato correttamente e, separatamente, per non aver dichiarato correttamente i propri redditi non significa punirlo due volte per la stessa cosa.

La Corte ha inoltre rilevato una contraddizione nella sentenza d’appello. I giudici di merito avevano affermato la debenza dell’IVA perché non era stata provata l’assoluzione dell’imposta da parte del committente, ma al contempo avevano applicato una sanzione (quella dell’art. 6, comma 9-bis.2) che presuppone proprio che l’imposta, seppur irregolarmente, sia stata assolta.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione motiva la sua decisione basandosi su un’attenta analisi del quadro normativo e dei principi generali del diritto sanzionatorio tributario, anche alla luce della giurisprudenza europea (Corte EDU e Corte di Giustizia UE). La motivazione principale risiede nella constatazione che l’illecito di omessa fatturazione e quello di omessa dichiarazione tutelano beni giuridici diversi e si realizzano attraverso condotte materialmente e temporalmente distinte. L’uno attiene alla corretta documentazione delle operazioni ai fini del controllo immediato, l’altro alla fedeltà del riepilogo annuale ai fini della determinazione complessiva del debito d’imposta. L’assenza di un idem factum impedisce l’applicazione sia del principio di specialità sia del ne bis in idem, rendendo legittimo il cumulo delle relative sanzioni.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce un importante principio di diritto: l’introduzione della specifica fattispecie sanzionatoria per l’errata applicazione del reverse charge (art. 6, comma 9-bis.2, d.lgs. 471/97) non fa venir meno, per specialità, la sanzione per l’omessa dichiarazione (art. 5, comma 4, d.lgs. 471/97). Le due sanzioni possono essere applicate congiuntamente, data la diversità delle condotte colpite. La causa è stata rinviata alla Corte di giustizia tributaria per un nuovo esame che tenga conto di questo principio.

In caso di errata applicazione del reverse charge, la sanzione per l’irregolare fatturazione esclude quella per la dichiarazione IVA infedele?
No. Secondo la sentenza, la sanzione per l’omessa o irregolare fatturazione non esclude l’applicazione della sanzione per l’omessa o infedele dichiarazione, poiché si tratta di due condotte illecite distinte e autonome.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto che l’omessa fatturazione e l’omessa dichiarazione siano due condotte diverse?
La Corte ha specificato che l’omessa fatturazione è una violazione che si perfeziona al momento dell’operazione, mentre l’omessa dichiarazione è una violazione successiva che riguarda il resoconto annuale degli obblighi fiscali. Poiché l’una non implica necessariamente l’altra, non vi è identità di fatto (idem factum), e quindi le due condotte possono essere sanzionate separatamente.

Qual è il presupposto per applicare la sanzione fissa minima prevista per l’errore nell’applicazione del reverse charge (art. 6, comma 9-bis.2, d.lgs. 471/97)?
La sentenza chiarisce che l’applicazione di tale sanzione fissa presuppone che l’IVA, sebbene in modo irregolare (ad esempio dal committente tramite inversione contabile anziché dal fornitore), sia stata comunque assolta. Se l’imposta non è stata versata da nessuno dei due soggetti, non si può applicare questa sanzione più lieve.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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