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Sanzioni reverse charge: la Cassazione fa chiarezza

Una società è stata sanzionata per aver registrato fatture per operazioni inesistenti tramite reverse charge. I giudici di merito avevano annullato la sanzione, considerandola un duplicato di una precedente per indebita detrazione IVA. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che la registrazione di fatture false (violazione formale) e l’indebita detrazione dell’imposta (violazione sostanziale) sono illeciti distinti, giustificando quindi l’applicazione di separate sanzioni reverse charge.

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Pubblicato il 7 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sanzioni Reverse Charge: Distinzione tra Violazione Formale e Sostanziale

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarimento in materia di sanzioni reverse charge applicate a operazioni inesistenti. La decisione distingue nettamente la violazione formale, legata alla semplice registrazione di fatture fittizie, da quella sostanziale, connessa all’indebita detrazione dell’IVA. Questa pronuncia è cruciale per comprendere i confini del cumulo di sanzioni in ambito tributario.

I fatti di causa

Una società in liquidazione impugnava un avviso di irrogazione di sanzioni per gli anni dal 2011 al 2014, emesso dall’Amministrazione Finanziaria. L’atto contestava la registrazione di fatture per operazioni intracomunitarie inesistenti attraverso il meccanismo del reverse charge, applicando la sanzione prevista dall’art. 6, comma 9-bis.3, del D.Lgs. 471/1997.

In precedenza, la stessa società era già stata sanzionata per le medesime annualità a seguito di un accertamento che aveva rilevato dichiarazioni infedeli ai fini IRES, IRAP e IVA, inclusa l’indebita detrazione dell’imposta. I giudici di primo e secondo grado (Commissione Tributaria Regionale) avevano annullato il nuovo atto sanzionatorio, ritenendo che le condotte contestate fossero le stesse già punite in precedenza e che una nuova sanzione violasse il principio del ne bis in idem.

L’Amministrazione Finanziaria ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che le violazioni fossero ontologicamente differenti: la prima, di natura sostanziale, riguardava l’indebita detrazione IVA; la seconda, di natura formale, concerneva la sola registrazione delle operazioni fittizie in regime di inversione contabile.

Le sanzioni reverse charge e la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribaltato la visione dei giudici di merito, stabilendo che la condotta sanzionata con il secondo atto non era la medesima già colpita dalle sanzioni precedenti.

La Corte ha specificato che la registrazione di fatture per operazioni inesistenti in reverse charge costituisce una violazione autonoma. Questa condotta, pur essendo di carattere formale, non è meramente formale, poiché è oggettivamente idonea a ostacolare l’attività di accertamento da parte degli uffici fiscali. Di conseguenza, si configura un’ipotesi di concorso materiale eterogeneo di illeciti.

Le motivazioni

Il fulcro del ragionamento della Cassazione risiede nella distinzione tra la natura delle violazioni.

1. Violazione Sostanziale: La prima serie di sanzioni colpiva condotte come la presentazione di dichiarazioni infedeli (IRES, IRAP) e l’illegittima detrazione dell’imposta ai fini IVA. Queste violazioni hanno un impatto diretto e concreto sul gettito fiscale, determinando un’imposta inferiore a quella dovuta.

2. Violazione Formale (Insidiosa): La seconda sanzione, prevista dall’art. 6, comma 9-bis.3, citato, punisce invece la sola registrazione contabile di operazioni inesistenti in inversione contabile. Sebbene in un’operazione intracomunitaria con reverse charge non vi sia un addebito d’imposta in fattura (e quindi, tecnicamente, nessuna “detrazione”), la registrazione di un’operazione fittizia crea un’apparenza contabile ingannevole. Questa condotta, secondo la Corte, è insidiosa e integra una violazione di carattere formale che giustifica una sanzione autonoma, poiché ostacola l’attività di controllo dell’amministrazione.

La Corte ha quindi concluso che i giudici della Commissione Tributaria Regionale avevano errato nel ritenere che le sanzioni si riferissero alla medesima condotta materiale. Si trattava invece di due illeciti distinti: da un lato, l’indebita detrazione dell’IVA (per operazioni diverse da quelle in reverse charge), dall’altro, la registrazione di operazioni inesistenti in reverse charge. Pertanto, l’applicazione del principio del cumulo giuridico (art. 12 del D.Lgs. 472/1997) era esclusa.

Le conclusioni

La sentenza impugnata è stata cassata con rinvio alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia. Quest’ultima dovrà riesaminare il caso attenendosi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione, ovvero che la registrazione di fatture per operazioni inesistenti in reverse charge e l’indebita detrazione d’imposta costituiscono illeciti distinti e separatamente sanzionabili. Il giudice del rinvio dovrà inoltre tenere conto delle modifiche normative introdotte nel frattempo all’art. 6, comma 9-bis.3, del d.lgs. n. 471/1997. Questa ordinanza rafforza la linea dura contro le frodi IVA, specificando che anche le condotte preparatorie e formalmente ingannevoli possono essere colpite da sanzioni autonome e specifiche.

La registrazione di fatture per operazioni inesistenti in reverse charge è una violazione diversa dall’indebita detrazione IVA?
Sì, secondo la Corte di Cassazione si tratta di due violazioni ontologicamente differenti. La registrazione di operazioni inesistenti in reverse charge è una violazione formale che ostacola l’attività di controllo, mentre l’indebita detrazione dell’imposta è una violazione sostanziale che incide direttamente sul versamento del tributo.

È possibile applicare due sanzioni separate per la registrazione di fatture false e per la successiva dichiarazione infedele?
Sì, la Corte ha stabilito che si tratta di un’ipotesi di concorso materiale eterogeneo di illeciti. Le diverse condotte (una formale e una sostanziale) violano disposizioni differenti e possono quindi essere sanzionate separatamente, senza che ciò violi il principio del ne bis in idem.

Qual è la natura della sanzione per l’applicazione del reverse charge a operazioni inesistenti?
La sanzione prevista dall’art. 6, comma 9-bis.3, del d.lgs. n. 471/1997, ha carattere formale, ma non meramente formale. È definita “insidiosa” perché, pur non generando un’immediata evasione, è una condotta oggettivamente idonea a ostacolare o rallentare l’attività di accertamento dell’Amministrazione Finanziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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