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Sanzioni per fatto di terzi: la Cassazione chiarisce

Due contribuenti hanno richiesto il rimborso delle sanzioni fiscali pagate a causa dell’appropriazione indebita commessa dal loro commercialista. La Corte di Cassazione ha stabilito che la causa di non punibilità per le “sanzioni per fatto di terzi” si applica a tutte le sanzioni derivanti dalla condotta fraudolenta del professionista, e non solo a quelle per tardivo versamento. Di conseguenza, la sentenza della commissione tributaria regionale, che aveva concesso un rimborso solo parziale, è stata annullata con rinvio.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sanzioni per Fatto di Terzi: Protezione Totale se il Commercialista Commette Reato

Affidare la propria contabilità a un professionista è un atto di fiducia. Ma cosa succede se questa fiducia viene tradita e il commercialista, anziché versare le tasse, si appropria indebitamente delle somme? Il contribuente, oltre al danno, subisce anche la beffa di dover pagare le sanzioni? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un tema cruciale: l’estensione della non punibilità per le sanzioni per fatto di terzi, offrendo una tutela più ampia ai contribuenti vittime di frode.

I Fatti di Causa

Due contribuenti si sono trovati in una situazione spiacevole: avevano regolarmente fornito al loro consulente contabile sia la documentazione che il denaro necessario per pagare le imposte. Tuttavia, il professionista si era appropriato di tali somme, omettendo i versamenti dovuti. Scoperto l’ammanco e subite le sanzioni, i contribuenti hanno chiesto il rimborso, sostenendo di essere vittime di un reato, come poi confermato da una sentenza penale di condanna per appropriazione indebita a carico del commercialista.

Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale aveva accolto solo parzialmente la loro richiesta, limitando il rimborso alle sole sanzioni per omesso versamento da dichiarazione. Insoddisfatti, i contribuenti hanno portato il caso davanti alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e le Sanzioni per Fatto di Terzi

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione precedente, accogliendo pienamente le ragioni dei contribuenti. Con una chiara interpretazione dell’art. 6, comma 3, del D.Lgs. 472/1997, i giudici hanno stabilito un principio fondamentale: la causa di non punibilità si estende a tutte le sanzioni che sono diretta conseguenza della condotta fraudolenta del terzo, e non solo a una parte di esse.

Questo significa che se il comportamento del professionista ha causato non solo l’omesso versamento, ma anche altre violazioni (come l’omessa trasmissione della dichiarazione), il contribuente non è tenuto a pagare nessuna delle sanzioni correlate.

L’Ampia Portata delle Sanzioni per Fatto di Terzi

Il cuore della decisione risiede nella logica e nella giustizia del sistema. La Corte ha osservato che, poiché il contribuente è sanzionato per una condotta materialmente posta in essere da un’altra persona (il professionista infedele), è ragionevole che l’intera gamma di conseguenze negative derivanti da quell’azione o omissione fraudolenta rientri nell’ambito della causa di non punibilità. Limitare la tutela solo ad alcune sanzioni sarebbe illogico e iniquo.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione logica e sistematica della normativa. I giudici hanno chiarito che, sebbene il contribuente resti l’obbligato principale per il pagamento dell’imposta (poiché è colui che ha prodotto il reddito), non può essere ritenuto responsabile per le sanzioni quando la violazione è esclusivamente addebitabile a un fatto-reato commesso da un terzo.

La norma sulla non punibilità, secondo la Cassazione, mira proprio a proteggere il contribuente in buona fede che ha fatto tutto il possibile per adempiere ai propri obblighi, affidandosi a un professionista abilitato. La condotta penalmente rilevante dell’intermediario interrompe il nesso di causalità tra il contribuente e la violazione, spostando la responsabilità sanzionatoria.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rappresenta una vittoria importante per la tutela dei contribuenti. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Protezione Completa: I contribuenti che possono dimostrare, con prove concrete (come una denuncia all’autorità giudiziaria e idealmente una sentenza di condanna), che la violazione fiscale è stata causata esclusivamente dal comportamento illecito del proprio intermediario, possono ottenere l’annullamento di tutte le sanzioni irrogate, non solo di una parte.
2. Onere della Prova: Rimane fondamentale per il contribuente dimostrare che il pagamento del tributo non è stato eseguito per un ‘fatto denunciato all’autorità giudiziaria e addebitabile esclusivamente a terzi’.
3. Distinzione tra Imposta e Sanzioni: È cruciale ricordare che questa tutela riguarda solo sanzioni e interessi. L’imposta originaria resta dovuta dal contribuente, che potrà poi rivalersi in sede civile contro il professionista disonesto per recuperare il danno subito.

Se il mio commercialista si appropria dei soldi per le tasse, devo comunque pagare le sanzioni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se si può dimostrare che l’omissione è dovuta esclusivamente a un fatto illecito del professionista (denunciato all’autorità giudiziaria), il contribuente non è punibile e quindi non deve pagare le sanzioni e gli interessi.

La causa di non punibilità per fatto di terzi copre solo le sanzioni per omesso versamento?
No. La sentenza chiarisce che la non punibilità si estende a tutte le sanzioni che derivano direttamente dalla condotta fraudolenta del terzo, incluse, ad esempio, quelle per l’omessa trasmissione della dichiarazione dei redditi.

Il contribuente truffato deve pagare almeno l’imposta originaria?
Sì. La causa di non punibilità esonera il contribuente dal pagamento di sanzioni e interessi, ma non dall’obbligo di versare l’imposta dovuta. L’imposta rimane a carico del contribuente, il quale potrà agire in giudizio contro il professionista per ottenere il risarcimento del danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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