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Sanzioni concordato preventivo: la Cassazione decide

Una società in concordato preventivo ha impugnato delle cartelle di pagamento per sanzioni tributarie, sostenendo che la crisi aziendale costituisse una causa di forza maggiore. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che le sanzioni in concordato preventivo sono pienamente legittime. La Corte ha precisato che la procedura concorsuale non esclude la colpa del contribuente e che l’obbligazione tributaria, e la relativa sanzione, sorgono al momento della violazione, anche se l’atto di irrogazione è successivo all’apertura del concordato.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sanzioni Concordato Preventivo: Non Sono Escluse, lo Conferma la Cassazione

L’apertura di una procedura di concordato preventivo non costituisce una causa di forza maggiore tale da escludere l’applicazione delle sanzioni tributarie per omessi versamenti. Con l’ordinanza n. 14894/2024, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: le sanzioni in concordato preventivo sono dovute perché la crisi d’impresa non elimina la colpa del contribuente. Vediamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa: Il Ricorso della Società

Una società, ammessa alla procedura di concordato preventivo, si è opposta a diverse cartelle di pagamento con cui l’Agenzia delle Entrate richiedeva il versamento di sanzioni per il mancato pagamento di tributi (ritenute, Ires e Irap). La società sosteneva che la grave crisi economica, che l’aveva portata a chiedere il concordato, dovesse essere considerata una causa di forza maggiore, capace di rendere inapplicabili le sanzioni. Inoltre, evidenziava come l’iscrizione a ruolo dei tributi fosse avvenuta dopo la presentazione della domanda di concordato, violando, a suo dire, il divieto di pagamento dei debiti pregressi.
La Commissione Tributaria Regionale aveva già respinto l’appello della società, osservando che la domanda di concordato era successiva all’omesso pagamento dei tributi. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica e le Sanzioni in Concordato Preventivo

Il nodo centrale della controversia riguardava due aspetti principali:
1. Se la crisi economica e la conseguente ammissione al concordato preventivo potessero configurare una causa di forza maggiore, escludendo così l’applicazione delle sanzioni.
2. Se il divieto per il debitore di pagare crediti anteriori (ex art. 168 Legge Fallimentare) impedisse all’amministrazione finanziaria di iscrivere a ruolo e notificare cartelle per sanzioni relative a violazioni commesse prima della procedura.
La società ricorrente, in sostanza, chiedeva di vedere riconosciuta l’illegittimità delle sanzioni in virtù della sua condizione di insolvenza formalizzata con la procedura concorsuale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, ritenendolo infondato e fornendo una serie di chiarimenti cruciali sulla debenza delle sanzioni in concordato preventivo.

Il Concordato Preventivo non è Causa di Forza Maggiore

In primo luogo, i giudici hanno ribadito che la nozione di forza maggiore, in materia tributaria, richiede la presenza di un elemento oggettivo (circostanze anormali ed estranee al contribuente) e uno soggettivo (l’adozione di tutte le misure idonee a prevenire l’evento, senza sacrifici eccessivi). La semplice difficoltà economica o la temporanea mancanza di liquidità non integrano questa esimente. L’istanza di concordato, pur attestando una crisi, non esclude la suitas della condotta, ovvero la consapevolezza dell’inadempimento del debito fiscale.

La Preesistenza del Debito Tributario e delle Sanzioni

La Corte ha chiarito un punto temporale decisivo: l’obbligazione tributaria sorge nel momento in cui si verifica il presupposto di fatto (es. la produzione di reddito), non quando viene notificato l’atto di accertamento o la cartella. Di conseguenza, anche la sanzione, pur essendo irrogata formalmente in un momento successivo, trova il suo presupposto nella violazione commessa prima dell’apertura del concordato. Il credito per la sanzione nasce con la violazione stessa. Pertanto, è irrilevante che l’atto impositivo sia notificato dopo l’avvio della procedura concorsuale; ciò che conta è il momento in cui è stata commessa la violazione.

Legittimità della Notifica della Cartella Esattoriale

Infine, la Cassazione ha precisato che la procedura di concordato preventivo non è incompatibile con la notifica di cartelle esattoriali. Queste ultime, assimilabili al precetto, non rientrano nel divieto di azioni esecutive individuali previsto dall’art. 168 della Legge Fallimentare. L’accertamento dei crediti tributari e l’irrogazione delle relative sanzioni sono, anzi, una condizione necessaria affinché l’Amministrazione Finanziaria possa partecipare alla procedura concorsuale e insinuare il proprio credito al passivo.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un orientamento ormai granitico: la crisi d’impresa e l’accesso al concordato preventivo non sono un’esimente per le sanzioni tributarie. L’imprenditore è tenuto a una gestione prudente che tenga conto anche degli obblighi fiscali, e la difficoltà finanziaria non può essere invocata come forza maggiore per giustificare l’inadempimento. Questa decisione sottolinea la piena legittimità dell’azione dell’Agenzia delle Entrate nell’accertare e sanzionare le violazioni tributarie anche quando il contribuente si trova in una procedura concorsuale, garantendo la parità di trattamento tra i creditori e la tutela del credito erariale.

L’ammissione a un concordato preventivo esonera dal pagamento delle sanzioni tributarie?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’istanza di concordato preventivo non esclude la colpa (suitas) nella condotta di omesso versamento né costituisce una causa di forza maggiore che giustifichi l’inapplicabilità delle sanzioni.

Una crisi di liquidità aziendale può essere considerata “forza maggiore” per giustificare il mancato pagamento dei tributi?
No. La Corte ha stabilito che la forza maggiore richiede eventi imprevisti, imprevedibili e irresistibili. Una temporanea mancanza di liquidità, anche se grave, non rientra in questa categoria e non esime il contribuente dal pagamento di imposte e sanzioni.

L’Agenzia delle Entrate può notificare una cartella di pagamento per debiti e sanzioni sorti prima del concordato dopo l’apertura della procedura?
Sì. La notifica della cartella è ammissibile anche dopo l’apertura del concordato. Questo atto è necessario per l’accertamento del credito fiscale e permette all’Amministrazione Finanziaria di partecipare alla procedura concorsuale. Non viola il divieto di azioni esecutive individuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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