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Sanzioni amministratore di fatto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16458/2025, ha stabilito che le sanzioni tributarie relative a una società sono a carico esclusivo della persona giuridica, anche se gestita da un amministratore di fatto. La responsabilità personale dell’amministratore sorge solo se si dimostra che la società è una mera ‘fictio’, creata a suo esclusivo vantaggio personale, prova che nel caso di specie è mancata. Di conseguenza, le sanzioni all’amministratore di fatto sono state annullate, ad eccezione di quelle per la mancata conservazione delle scritture contabili, successivamente anch’esse annullate dalla Corte accogliendo il ricorso incidentale del contribuente.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sanzioni amministratore di fatto: la Cassazione delinea la responsabilità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto tributario: la responsabilità per le sanzioni dell’amministratore di fatto. La pronuncia chiarisce quando le sanzioni per violazioni fiscali commesse nell’interesse di una società debbano ricadere sulla persona giuridica e quando, invece, possano essere attribuite direttamente alla persona fisica che agisce come dominus. La decisione si fonda sul principio di esclusività della responsabilità della società, salvo un’importante eccezione.

I Fatti del Caso: Amministratore di Fatto e Società Estera

Il caso ha origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società con sede formale in Liechtenstein. L’amministrazione finanziaria ha ritenuto che la società fosse “esterovestita”, ovvero che la sua sede effettiva fosse in Italia presso lo studio di un professionista. Quest’ultimo veniva identificato come l’amministratore di fatto, l’autentico dominus dell’ente.

Contestualmente all’accertamento fiscale verso la società per IVA, IRES e IRAP non versate, l’Agenzia ha irrogato sanzioni direttamente al professionista. Le violazioni contestate includevano l’omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali, la mancata emissione di fatture e la tenuta irregolare delle scritture contabili. L’Agenzia sosteneva che l’amministratore di fatto dovesse rispondere personalmente delle sanzioni in quanto effettivo beneficiario delle violazioni.

Il contribuente ha impugnato l’atto sanzionatorio e la Commissione Tributaria Provinciale ha accolto il suo ricorso. In appello, la Commissione Tributaria Regionale ha parzialmente riformato la decisione, ritenendo il professionista responsabile solo per la violazione relativa alla mancata conservazione dei libri contabili, ma non per le evasioni d’imposta. Entrambe le parti, Agenzia e contribuente, hanno quindi proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte e le Sanzioni all’Amministratore di Fatto

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso principale dell’Agenzia delle Entrate e accolto quello del contribuente, annullando completamente le sanzioni a suo carico. Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 7 del D.L. n. 269/2003, che stabilisce un principio di riferibilità esclusiva delle sanzioni amministrative tributarie alla persona giuridica.

Secondo la Corte, le sanzioni relative al rapporto fiscale proprio di una società sono esclusivamente a carico della società stessa. Questo principio si applica anche quando l’ente è gestito da un amministratore di fatto. La qualità di amministratore, anche se non formalizzata, viene ricondotta nell’alveo della gestione societaria, e le relative responsabilità sanzionatorie non si trasferiscono sulla persona fisica.

L’eccezione della ‘Mera Fictio’

La Cassazione ha tuttavia chiarito che questo principio generale subisce un’eccezione. La responsabilità si sposta sull’amministratore di fatto quando la società non è un’entità reale e vitale, ma una mera fictio, uno schermo societario artificiosamente creato al solo scopo di permettere alla persona fisica di ottenere vantaggi personali e sottrarsi agli obblighi fiscali. In questi casi, la persona giuridica è solo un velo, e l’illecito viene direttamente imputato a chi lo ha ideato e ne ha beneficiato.

Le Motivazioni della Corte

Nel caso specifico, la Corte ha rilevato che l’Agenzia delle Entrate non è riuscita a fornire la prova che la società fosse una costruzione fittizia. Anzi, le stesse azioni dell’Amministrazione erano contraddittorie: aveva emesso un avviso di accertamento per le imposte evase direttamente nei confronti della società, riconoscendola implicitamente come soggetto passivo d’imposta e quindi come entità esistente. Non si può, da un lato, trattare la società come un contribuente reale per il recupero delle imposte e, dall’altro, considerarla uno schermo fittizio per sanzionare l’amministratore.

Inoltre, le corti di merito avevano già accertato in fatto che non vi era prova di un beneficio economico diretto e personale dell’amministratore, ma che le violazioni erano state commesse nell’interesse della persona giuridica. La Cassazione ha ritenuto inammissibile il tentativo dell’Agenzia di rimettere in discussione questo accertamento fattuale.

Infine, accogliendo il ricorso del contribuente, la Corte ha esteso il principio di esclusività anche alla sanzione per la mancata tenuta delle scritture contabili. Ha stabilito che tutti gli obblighi fiscali, inclusa la corretta contabilità, sono strutturali alla società e rientrano nel suo rapporto con l’amministrazione finanziaria. Non è possibile distinguere tra diverse violazioni per attribuirne alcune all’ente e altre alla persona fisica.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel diritto tributario, la responsabilità per le sanzioni segue il soggetto passivo d’imposta. Se il contribuente è la società, le sanzioni colpiscono la società. Per poter sanzionare personalmente l’amministratore di fatto, l’amministrazione finanziaria ha l’onere di provare non solo il suo ruolo gestorio, ma anche e soprattutto la natura fittizia dell’ente societario, dimostrando che esso è stato creato e utilizzato come mero strumento per l’evasione a vantaggio personale dell’individuo. In assenza di tale prova rigorosa, la personalità giuridica della società funge da scudo, concentrando su di sé sia il debito d’imposta sia le relative sanzioni.

Chi risponde delle sanzioni tributarie di una società, l’amministratore di fatto o la persona giuridica?
Di norma, le sanzioni amministrative relative al rapporto fiscale di una società sono esclusivamente a carico della persona giuridica stessa, anche se questa è gestita da un amministratore di fatto. Il principio è sancito dall’art. 7 del d.l. n. 269 del 2003.

In quali casi l’amministratore di fatto può essere sanzionato personalmente?
L’amministratore di fatto risponde personalmente delle sanzioni solo quando viene dimostrato che la società è una ‘mera fictio’, cioè uno schermo societario artificiosamente costituito per consentire alla persona fisica di commettere illeciti tributari a proprio esclusivo vantaggio personale.

Qual è la differenza tra una società ‘esterovestita’ e una società ‘fittizia’ ai fini delle sanzioni?
Una società ‘esterovestita’ è un’entità reale che, pur avendo sede legale all’estero, opera di fatto in Italia ed è quindi soggetta alla tassazione italiana come entità giuridica. Una società ‘fittizia’, invece, non ha una reale vitalità economica ed è solo uno schermo per le attività della persona fisica. Solo in quest’ultimo caso la sanzione può essere imputata direttamente all’amministratore di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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