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Sanzione condono fiscale: quando si applica?

Una società, dopo aver aderito a un condono fiscale, non paga le somme dovute. L’Agenzia delle Entrate applica una sanzione. La Cassazione stabilisce che la sanzione condono fiscale è legittima anche se l’ente di riscossione non ha inviato un sollecito di pagamento entro la scadenza prevista. Le due obbligazioni, quella del contribuente di pagare e quella dell’ente di agire, sono autonome.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sanzione Condono Fiscale: Obbligo di Pagamento Anche Senza Sollecito

L’adesione a un condono fiscale rappresenta un’opportunità per regolarizzare la propria posizione con il Fisco, ma cosa succede se non si rispettano i termini di pagamento? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta proprio il tema della sanzione condono fiscale, chiarendo che essa si applica anche in assenza di un preventivo sollecito da parte dell’ente di riscossione. Questa decisione stabilisce un principio importante sull’autonomia degli obblighi del contribuente rispetto alle azioni dell’amministrazione.

I Fatti di Causa: Un Condono Non Onorato

Il caso riguarda una società a responsabilità limitata che aveva aderito a una sanatoria prevista da una legge del 2002. Nonostante avesse beneficiato del condono, la società non aveva versato le somme dovute entro i termini prescritti. Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate le notificava un atto di contestazione, irrogando le sanzioni previste da una normativa successiva (d.l. n. 138 del 2011).

Nei primi due gradi di giudizio, i giudici tributari avevano dato ragione alla società. In particolare, la Commissione Tributaria Regionale aveva sostenuto che l’applicazione della sanzione fosse subordinata a una preventiva azione da parte dell’ente di riscossione. Secondo i giudici di merito, l’ente avrebbe dovuto inviare un’intimazione di pagamento o avviare un’azione coattiva entro il 31 dicembre 2011, stessa data limite prevista per il pagamento da parte del contribuente. Poiché tale azione preventiva non era avvenuta, la sanzione era ritenuta illegittima. L’Agenzia delle Entrate ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Sanzione Condono Fiscale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ribaltando la decisione dei giudici di merito. La Suprema Corte ha stabilito che l’interpretazione della normativa data dalla Commissione Tributaria Regionale era errata e illogica.

Le motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’analisi dei commi 5-bis e 5-ter dell’art. 2 del d.l. n. 138/2011. Il comma 5-bis imponeva all’ente di riscossione di avviare azioni per il recupero delle somme non versate entro il 31 dicembre 2011. Il comma 5-ter, invece, stabiliva una sanzione a carico dei contribuenti che non avessero pagato entro la medesima data.

Secondo la Cassazione, queste due disposizioni disciplinano due comportamenti distinti e autonomi, da attuare entro lo stesso termine. L’obbligo del contribuente di pagare non è in alcun modo subordinato all’azione dell’ente di riscossione. I giudici hanno sottolineato come sarebbe irragionevole pensare il contrario: la coincidenza delle scadenze rende impossibile ipotizzare che l’obbligo del contribuente sorga solo dopo che l’ente di riscossione si sia attivato. L’azione dell’ente aveva una finalità acceleratoria per il recupero del credito, mentre la sanzione mirava a punire l’inadempimento del contribuente. Si tratta di due piani normativi diversi che non si condizionano a vicenda.

Le conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ha affermato un principio di diritto molto chiaro: la sanzione condono fiscale per omesso pagamento delle somme dovute entro il 31 dicembre 2011 si applica anche se l’ente di riscossione non ha provveduto, entro lo stesso termine, ad avviare azioni coattive o a inviare un’intimazione di pagamento. L’inadempimento del contribuente è di per sé sufficiente a far scattare la sanzione. Questa pronuncia rafforza l’idea che gli obblighi del contribuente sono perentori e non possono essere giustificati da eventuali inerzie dell’amministrazione finanziaria.

È necessaria un’intimazione di pagamento da parte dell’ente di riscossione per applicare la sanzione per mancato versamento delle somme del condono fiscale?
No, secondo la Corte di Cassazione, la sanzione prevista dall’art. 2, comma 5-ter, del d.l. n. 138/2011 si applica a prescindere dal fatto che l’ente di riscossione abbia inviato un’intimazione di pagamento o avviato azioni coattive.

Qual era la scadenza per il pagamento delle somme del condono per evitare la sanzione?
La scadenza ultima per il pagamento, oltre la quale scattava la sanzione, era fissata al 31 dicembre 2011.

L’obbligo del contribuente di pagare e quello dell’ente di riscossione di agire sono collegati?
No, la sentenza chiarisce che si tratta di due comportamenti autonomi e non subordinati. L’obbligo del contribuente di pagare entro il termine non dipende dall’azione preventiva dell’ente di riscossione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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