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Sale and lease back plusvalenza: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3884/2024, ha stabilito che la plusvalenza derivante da un’operazione di sale and lease back non va tassata interamente nell’anno della vendita dell’immobile. Al contrario, deve essere ripartita e imputata fiscalmente lungo tutta la durata del contratto di locazione finanziaria. La Corte ha rigettato il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, sottolineando la natura unitaria dell’operazione e il principio della prevalenza della sostanza economica sulla forma giuridica, in linea con i principi contabili nazionali e internazionali.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Sale and lease back plusvalenza: la Cassazione stabilisce i criteri di tassazione

L’imputazione temporale della Sale and lease back plusvalenza è un tema che da tempo genera contenziosi tra contribuenti e Amministrazione Finanziaria. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta per consolidare un orientamento ormai chiaro: la plusvalenza realizzata non va tassata tutta e subito, ma ripartita lungo la durata del contratto. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Società Contro il Fisco

Una società aveva realizzato un’operazione di sale and lease back, cedendo un immobile a una società di leasing per poi riprenderlo in locazione finanziaria per una durata di 18 anni. La società contribuente aveva scelto di contabilizzare e tassare la plusvalenza generata dalla vendita ripartendola proporzionalmente sui 18 anni di durata del contratto di leasing.

L’Amministrazione Finanziaria, tuttavia, non condivideva questa impostazione. Secondo il Fisco, la vendita e la locazione erano due negozi giuridici distinti. Di conseguenza, l’effetto traslativo della proprietà era immediato e la plusvalenza andava tassata per intero nell’anno d’imposta in cui si era perfezionata la vendita. Da qui nasceva l’avviso di accertamento impugnato dalla società.

L’Analisi della Cassazione sulla plusvalenza da sale and lease back

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il ragionamento della Corte si fonda su un principio cardine: la prevalenza della sostanza economica sulla forma giuridica.

Secondo gli Ermellini, il contratto di sale and lease back non può essere scisso in due operazioni separate (una vendita e una locazione). Si tratta, invece, di un’unica operazione negoziale complessa con una finalità prevalentemente finanziaria. L’azienda, infatti, non perde la disponibilità del bene, ma ottiene liquidità immediata, rimborsandola nel tempo attraverso i canoni di leasing. La vendita è puramente strumentale a questo scopo.

Il Ruolo dei Principi Contabili

La Corte ha dato grande peso ai principi contabili internazionali (in particolare lo IAS 17) e alla loro trasposizione nel diritto interno (art. 2425-bis del codice civile). Tali principi impongono di guardare alla sostanza economica dell’operazione. Poiché il beneficio economico per l’azienda (la liquidità ottenuta) si manifesta lungo tutta la durata del contratto di finanziamento, anche il componente positivo di reddito (la plusvalenza) deve essere contabilizzato e tassato seguendo lo stesso criterio temporale.

le motivazioni

La motivazione della Corte è chiara: considerare la vendita come un evento isolato e immediatamente tassabile sarebbe una forzatura che non rispecchia la realtà economica dell’operazione di sale and lease back. L’effetto traslativo della proprietà, sebbene giuridicamente avvenuto, è neutralizzato dal contestuale contratto di locazione che garantisce al venditore il godimento del bene. Pertanto, il realizzo effettivo del guadagno non è istantaneo, ma si distribuisce nel tempo, parallelamente al pagamento dei canoni di leasing.

La Corte ha inoltre evidenziato come questo orientamento sia ormai consolidato, citando propri precedenti conformi. Questa stabilità giurisprudenziale ha portato i giudici a compensare le spese di giudizio, riconoscendo che al momento della proposizione del ricorso da parte dell’Agenzia sussisteva un’oggettiva incertezza normativa sul punto.

le conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte stabilisce un principio fondamentale per la gestione fiscale delle operazioni di sale and lease back. La plusvalenza generata da tali contratti deve essere ripartita per competenza economica su tutta la durata del contratto di locazione finanziaria. Questa decisione offre certezza agli operatori economici, allineando il trattamento fiscale alla sostanza economica e ai principi contabili che governano la redazione dei bilanci, evitando così un’imposizione anticipata e potenzialmente gravosa per le imprese che ricorrono a questa forma di finanziamento.

Come deve essere tassata la plusvalenza generata da un’operazione di sale and lease back?
Secondo la Corte di Cassazione, la plusvalenza deve essere ripartita e tassata in funzione della durata del contratto di locazione finanziaria, e non interamente nell’anno in cui avviene la vendita del bene.

Ai fini fiscali, la vendita e la locazione in un contratto di sale and lease back sono considerate due operazioni distinte?
No, la Corte le considera come un’unica operazione economica con finalità di finanziamento. Di conseguenza, si applica il principio della prevalenza della sostanza sulla forma, valutando l’operazione nel suo complesso.

Quali principi normativi giustificano la ripartizione della plusvalenza nel tempo?
La decisione si fonda sui principi contabili internazionali (IAS 17) e nazionali (art. 2425-bis cod. civ.), i quali prescrivono di contabilizzare i componenti economici in base alla loro sostanza effettiva. Poiché il beneficio finanziario si estende per tutta la durata del leasing, anche la plusvalenza deve seguire lo stesso criterio di imputazione temporale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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