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Royalties valore doganale: Cassazione chiarisce

Un’azienda importatrice di beni di marca pagava royalties a un licenziante terzo rispetto al produttore. La Corte di Cassazione ha stabilito che tali royalties devono essere incluse nel valore doganale se costituiscono una ‘condizione di vendita’. Tale condizione sussiste non solo per clausole esplicite, ma anche quando il licenziante esercita un controllo, anche indiretto, sulla produzione e vendita, rendendo impossibile la commercializzazione dei beni senza il pagamento delle royalties. La sentenza di merito è stata cassata con rinvio per una nuova valutazione basata su questo principio fondamentale per il calcolo dei dazi.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Royalties e Valore Doganale: La Cassazione detta le regole sulla ‘condizione di vendita’

L’inclusione delle royalties nel valore doganale delle merci importate è una questione cruciale che impatta direttamente sui costi aziendali. Stabilire quando i corrispettivi per l’uso di un marchio debbano essere sommati al prezzo dei beni ai fini del calcolo dei dazi è un tema complesso, su cui la Corte di Cassazione è recentemente intervenuta con la sentenza n. 32620 del 2024, fornendo chiarimenti essenziali sulla nozione di ‘condizione di vendita’.

I Fatti di Causa: L’importazione di capi griffati e la controversia sui dazi

Il caso ha origine da una serie di avvisi di accertamento emessi dall’Amministrazione doganale nei confronti di un gruppo di società, tra cui l’importatore (un’azienda svizzera licenziataria di un noto marchio di abbigliamento), il suo rappresentante doganale e il rappresentante fiscale. L’Amministrazione contestava la mancata inclusione, nel valore dichiarato in dogana, delle royalties corrisposte dall’importatore al titolare del marchio.

Le merci, capi di abbigliamento, erano state prodotte da un’azienda asiatica non collegata al titolare del marchio e vendute all’importatore. Parallelamente, un distinto contratto di sub-licenza obbligava l’importatore a versare le royalties al licenziante. L’Amministrazione doganale sosteneva che questo pagamento fosse una condizione imprescindibile per la vendita e la commercializzazione dei beni e che, pertanto, dovesse concorrere a formare la base imponibile per i dazi.

Le Decisioni dei Giudici di Merito

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari avevano dato ragione alle società. La Corte di Giustizia Tributaria della Lombardia aveva escluso che le royalties costituissero una ‘condizione della vendita’ delle merci importate. Secondo i giudici, il contratto tra il produttore asiatico e l’importatore non prevedeva il pagamento di alcun diritto di licenza. Inoltre, il licenziante esercitava un mero controllo di qualità sul prodotto finito, senza implicare un controllo sull’attività produttiva del fornitore asiatico, e il licenziatario era libero di scegliere da chi approvvigionarsi.

Il Ricorso dell’Agenzia e il tema delle royalties nel valore doganale

L’Amministrazione doganale ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione della normativa doganale europea (in particolare, gli articoli 70, 71 e 73 del Codice Doganale dell’Unione). Il punto centrale del ricorso era dimostrare che, nonostante l’assenza di un collegamento formale tra venditore e licenziante, il pagamento delle royalties era, di fatto, una condizione essenziale per l’intera operazione commerciale. A sostegno della propria tesi, l’Amministrazione evidenziava alcune clausole del contratto di licenza:

* Il mancato pagamento delle royalties costituiva causa di risoluzione del contratto.
* In caso di risoluzione, il licenziatario avrebbe perso immediatamente il diritto di commercializzare i prodotti con il marchio.

Questi elementi, secondo l’Amministrazione, provavano che il produttore non avrebbe venduto (o che l’importatore non avrebbe potuto commercializzare) i beni senza che le royalties fossero state pagate.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione, ritenendo fondate le sue argomentazioni e cassando la sentenza d’appello.

Il Quadro Normativo Unionale e le royalties nel valore doganale

La Corte ha ricostruito in dettaglio l’evoluzione della normativa, dal vecchio Codice Doganale Comunitario (CDC) al nuovo Codice Doganale dell’Unione (CDU). La regola generale è che il valore in dogana è il ‘valore di transazione’, ovvero il prezzo pagato o da pagare per le merci. Questo valore deve essere integrato con alcuni elementi, tra cui le ‘corrispettivi e i diritti di licenza relativi alle merci da valutare’ che il compratore è tenuto a pagare ‘come condizione per la vendita’ (art. 71, par. 1, lett. c), CDU).

La Nozione Ampliata di ‘Condizione di Vendita’

Il punto focale della decisione è l’interpretazione della locuzione ‘condizione di vendita’. La Corte, allineandosi alla giurisprudenza europea, chiarisce che tale condizione sussiste quando le merci non possono essere vendute all’acquirente o da questo acquistate senza il versamento delle royalties a un licenziante. Con il nuovo CDU, la necessità di un legame formale tra venditore e licenziante si è attenuata. Il criterio decisivo è capire se, in assenza del pagamento, l’operazione commerciale nel suo complesso sarebbe stata possibile.

L’Errore della Corte Territoriale: Una visione frammentata

Secondo la Cassazione, i giudici di merito hanno commesso un errore nel considerare separatamente e in modo isolato il contratto di vendita (tra produttore e importatore) e il contratto di licenza (tra importatore e licenziante). La realtà economica dell’operazione impone una valutazione unitaria. Clausole come la risoluzione del contratto di licenza per mancato pagamento delle royalties e la conseguente impossibilità di vendere i prodotti dimostrano un’interconnessione inscindibile. L’acquirente non avrebbe avuto alcun interesse ad acquistare prodotti che non avrebbe poi potuto legalmente vendere.

Il Concetto di Controllo Indiretto del Licenziante

La Corte ha inoltre specificato che il ‘controllo’ del licenziante non deve essere inteso in senso restrittivo come un mero controllo di qualità. Un potere di orientamento sull’intera filiera produttiva e distributiva, finalizzato a proteggere l’immagine e il valore del marchio, costituisce una forma di controllo rilevante. La facoltà del licenziante di imporre standard qualitativi e di impedire la vendita di prodotti non conformi è un elemento che dimostra un potere che va oltre la semplice verifica post-produzione, incidendo sull’intera attività.

Le Conclusioni

La sentenza della Cassazione rappresenta un punto di riferimento fondamentale per le imprese che operano nell’import-export di beni di marca. La Corte ha stabilito che per determinare se le royalties rientrano nel valore doganale, è necessario un esame complessivo di tutti i rapporti contrattuali (vendita e licenza). Non ci si può fermare a una lettura formale e atomistica dei singoli accordi. Il criterio sostanziale è se l’acquirente avrebbe potuto acquistare e, soprattutto, commercializzare le merci senza pagare i diritti di licenza. Se la risposta è negativa, tali diritti diventano una ‘condizione di vendita’ e devono essere inclusi nella base imponibile per il calcolo dei dazi. La causa è stata rinviata alla Corte di Giustizia Tributaria per un nuovo esame che dovrà tenere conto di questi principi.

Quando le royalties pagate a un terzo licenziante devono essere incluse nel valore doganale delle merci importate?
Le royalties devono essere incluse quando rappresentano una ‘condizione della vendita’ delle merci. Secondo la sentenza, ciò avviene quando le merci non possono essere vendute all’acquirente o acquistate da quest’ultimo senza che tali corrispettivi vengano versati al licenziante, indipendentemente da un legame formale tra il venditore e il licenziante stesso.

Cosa si intende per ‘condizione di vendita’ ai fini del calcolo dei dazi doganali?
Si tratta di una situazione in cui l’assolvimento del pagamento delle royalties riveste un’importanza tale per il venditore (o per il licenziante che controlla la filiera) che, in sua assenza, la vendita non sarebbe avvenuta o l’acquirente non avrebbe potuto commercializzare i beni. La condizione può essere esplicita o implicita e va desunta dall’analisi complessiva dei contratti di vendita e di licenza.

È necessario un contratto diretto tra il produttore della merce e il titolare del marchio per includere le royalties nel valore doganale?
No. La Corte di Cassazione, in linea con la nuova normativa doganale unionale (CDU), ha chiarito che l’assenza di un collegamento contrattuale diretto o di un legame societario tra il venditore/produttore e il licenziante non è più un elemento indispensabile. Ciò che conta è verificare se il licenziante esercita un controllo, anche di fatto e indiretto, sulla catena produttiva o distributiva, tale da subordinare la vendita delle merci al pagamento delle royalties.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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