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Rottamazione quater: quando si sospende il processo?

Una società ha impugnato una cartella di pagamento, chiedendo la sospensione del processo d’appello per aderire alla Rottamazione quater. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che la semplice richiesta al giudice non è sufficiente. È necessario dimostrare di aver presentato formalmente la domanda di definizione agevolata all’Agente della Riscossione entro i termini previsti dalla legge. In assenza di tale prova, il giudice non è tenuto a sospendere il procedimento. La Corte ha inoltre respinto gli altri motivi di ricorso relativi a vizi di notifica e calcolo degli oneri accessori.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rottamazione Quater: Processo Sospeso Solo con la Domanda all’Agente della Riscossione

L’introduzione della Rottamazione quater ha offerto a molti contribuenti un’importante opportunità per regolarizzare la propria posizione con il Fisco. Tuttavia, le modalità per avvalersene durante un contenzioso tributario pendente sono state oggetto di dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: la semplice richiesta di sospensione del processo presentata al giudice non basta. È indispensabile dimostrare di aver formalmente presentato la domanda all’Agente della Riscossione.

Il Caso: Una Cartella di Pagamento e la Richiesta di Sospensione

Una società a responsabilità limitata riceveva una cartella di pagamento per un importo considerevole, derivante da un controllo sul modello IVA di un anno precedente. La società impugnava l’atto, ma il ricorso veniva respinto sia in primo che in secondo grado.

Di fronte alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado, la società presentava un’istanza per la sospensione del processo, dichiarando di volersi avvalere della definizione agevolata prevista dalla cosiddetta “Rottamazione quater“. Il giudice, tuttavia, non sospendeva il procedimento e confermava la decisione di primo grado. La società decideva quindi di ricorrere in Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, proprio la mancata sospensione del giudizio che le avrebbe impedito di aderire alla sanatoria.

I Motivi del Ricorso e la Rottamazione Quater

Il motivo principale del ricorso si basava sulla presunta violazione della Legge 197/2022, che disciplina la Rottamazione quater. Secondo la difesa della società, il giudice di merito avrebbe dovuto obbligatoriamente sospendere il processo a fronte della sua richiesta, per consentirle di finalizzare l’adesione alla definizione agevolata. A sostegno della propria tesi, la società aveva depositato l’istanza di sospensione presentata in appello.

Oltre a questa censura principale, la società sollevava altre questioni, tra cui:
– La nullità della sentenza per non aver deciso sull’istanza di sospensione degli effetti dell’atto impugnato (tutela cautelare).
– L’irregolarità della costituzione in giudizio dell’Agente della Riscossione, rappresentato da un avvocato del libero foro.
– La mancata prova della notifica di un atto prodromico alla cartella.
– L’errata indicazione delle modalità di calcolo di interessi e sanzioni.
– L’illegittimità della richiesta dei compensi di riscossione (aggio).
– I vizi della notifica della cartella di pagamento effettuata a mezzo PEC.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo infondati tutti gli otto motivi presentati dalla società contribuente.

Primo Motivo: L’Onere della Prova per la Rottamazione Quater

Sul punto centrale della controversia, la Corte ha chiarito in modo inequivocabile la procedura corretta. La normativa sulla Rottamazione quater prevede che il contribuente, per ottenere la sospensione del giudizio, debba non solo farne richiesta al giudice, ma anche depositare copia della domanda di definizione presentata all’Agente della Riscossione e della ricevuta di versamento della prima rata (o dell’intero importo).

Nel caso specifico, la società si era limitata a depositare in appello una mera istanza di sospensione, senza allegare alcuna prova di aver effettivamente presentato la domanda di adesione alla Rottamazione quater all’ente riscossore entro il termine di legge del 30 giugno 2023. I giudici hanno sottolineato che l’onere di attivarsi presso l’Agente della Riscossione e di documentarlo in giudizio grava interamente sul contribuente. L’inerzia della società ha quindi reso legittima la decisione del giudice di appello di proseguire con la trattazione della causa. In sostanza, nessuna sospensione è dovuta se non si prova l’avvio della procedura di definizione agevolata.

Altri Motivi Rigettati: Notifica PEC, Interessi e Aggio

La Corte ha respinto anche tutte le altre censure. In particolare, ha ribadito principi consolidati in giurisprudenza, affermando che:
– La mancata pronuncia sull’istanza cautelare non invalida la sentenza di merito, poiché la decisione finale assorbe e supera la richiesta provvisoria.
– La notifica via PEC da parte dell’Agente della Riscossione è valida anche se l’indirizzo del mittente non proviene da un pubblico elenco come l’INI-PEC, in quanto la normativa speciale tributaria lo consente.
– Il calcolo di interessi e sanzioni è legittimo se l’atto richiama le norme di legge che ne stabiliscono i criteri, non essendo necessaria un’esplicitazione dettagliata del calcolo.
– L’aggio di riscossione è legittimo, in quanto rappresenta il compenso per l’attività dell’ente, e la sua disciplina è stata ritenuta costituzionalmente valida.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’interpretazione rigorosa della normativa e sull’onere della prova che incombe sulla parte che intende beneficiare di una norma agevolativa. La sospensione del processo non è un automatismo che scatta con la semplice dichiarazione di intenti del contribuente, ma è subordinata al compimento di atti concreti e documentati. Il legislatore, nel prevedere la Rottamazione quater, ha stabilito una procedura chiara: la volontà di aderire deve essere manifestata all’Agente della Riscossione tramite un’apposita dichiarazione telematica. Solo dopo aver compiuto questo passo, il contribuente può chiedere al giudice la sospensione, provando di averlo fatto. L’eventuale pregiudizio lamentato dalla società, pertanto, non deriva da un errore del giudice, ma dalla propria inerzia nel non aver attivato la procedura di definizione agevolata nei modi e nei tempi previsti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione offre un importante monito per i contribuenti e i loro difensori. Per ottenere la sospensione di un processo tributario al fine di aderire alla Rottamazione quater o ad altre definizioni agevolate, è fondamentale seguire scrupolosamente l’iter previsto dalla legge. Non è sufficiente una mera istanza al giudice; è necessario presentare la domanda formale all’ente preposto e poi depositare la relativa documentazione nel fascicolo processuale. In mancanza di questi adempimenti, il giudice è legittimato a proseguire il giudizio fino alla sua naturale conclusione, con il rischio per il contribuente di perdere l’opportunità della definizione agevolata.

È sufficiente chiedere al giudice la sospensione del processo per aderire alla Rottamazione quater?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente presentare una semplice istanza di sospensione al giudice. Il contribuente ha l’onere di dimostrare di aver concretamente presentato la domanda di adesione alla definizione agevolata all’Agente della Riscossione entro i termini di legge, depositando in giudizio la relativa documentazione.

La mancata decisione del giudice su un’istanza di sospensione rende nulla la sentenza di merito?
No. La giurisprudenza consolidata ritiene che il giudice che decide il merito della causa, senza pronunciarsi sull’istanza cautelare di sospensione, non viola il diritto di difesa. La decisione finale, infatti, assorbe e supera la richiesta provvisoria, che perde così di efficacia.

La notifica di una cartella di pagamento via PEC è valida anche se l’indirizzo del mittente (Agente della Riscossione) non è in un pubblico elenco?
Sì. La Corte ha confermato che la normativa speciale per le notifiche in ambito tributario prevede l’obbligo di utilizzare un indirizzo PEC presente nei pubblici elenchi (come INI-PEC) solo per il destinatario della notifica, non per il mittente. Per l’Agente della Riscossione è sufficiente utilizzare un indirizzo di posta elettronica certificata, anche se non risultante da tali elenchi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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