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Rottamazione quater: inammissibilità del ricorso

Una società impugna un avviso di accertamento fiscale. Durante il giudizio in Cassazione, aderisce alla “Rottamazione quater”. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché la definizione agevolata ha risolto la controversia, rendendo superflua una decisione nel merito.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rottamazione Quater e Processo in Cassazione: Cosa Succede?

L’adesione alla Rottamazione quater durante un contenzioso tributario pendente in Corte di Cassazione ha un effetto dirimente sul processo: lo rende inammissibile. Con l’ordinanza in commento, la Suprema Corte chiarisce le conseguenze processuali della definizione agevolata, delineando un percorso che porta alla chiusura del giudizio per sopravvenuta carenza di interesse del ricorrente, senza una pronuncia nel merito.

Il Caso: Dall’Accertamento Fiscale al Ricorso in Cassazione

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato a una società per l’anno d’imposta 2011. L’Amministrazione Finanziaria, a seguito di indagini bancarie e di una verifica fiscale, contestava l’indebita deduzione di costi per operazioni ritenute inesistenti e per l’acquisto di carburante, recuperando a tassazione un maggior reddito ai fini IRES.

Il percorso giudiziario è stato altalenante:
1. Primo Grado: La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva integralmente il ricorso della società, ritenendo legittimi i costi portati in deduzione.
2. Secondo Grado: L’Agenzia delle Entrate proponeva appello e la Commissione Tributaria Regionale ribaltava la decisione, dando ragione al Fisco. La CTR motivava la sua sentenza anche richiamando un precedente analogo tra le stesse parti relativo a un’annualità diversa.

Contro questa sentenza, la società proponeva ricorso per cassazione, affidandosi a cinque distinti motivi di diritto.

L’Impatto della Rottamazione Quater sul Processo

Durante la pendenza del giudizio di legittimità, la società ricorrente presentava un’istanza di cessazione della materia del contendere. A fondamento di tale richiesta, comunicava di aver aderito alla definizione agevolata dei carichi, la cosiddetta Rottamazione quater, prevista dalla Legge n. 197/2022, per la pretesa oggetto del contenzioso.

L’Agenzia delle Entrate, dal canto suo, non si opponeva alla definizione agevolata della controversia. Questo passaggio si è rivelato cruciale. Sebbene la documentazione prodotta non fosse, secondo la Corte, sufficiente a dimostrare una perfetta corrispondenza tra la cartella “rottamata” e l’avviso di accertamento impugnato, la non contestazione da parte dell’Agenzia e la chiara volontà della contribuente di definire il debito hanno orientato la decisione dei giudici.

La Decisione della Corte sulla Rottamazione quater

La Corte di Cassazione, preso atto della situazione, ha dichiarato la sopravvenuta inammissibilità del ricorso. La scelta di questo dispositivo processuale, anziché la richiesta “cessazione della materia del contendere”, è significativa.

I giudici hanno stabilito che l’adesione alla sanatoria fiscale fa venir meno l’interesse del contribuente a ottenere una sentenza. Se la lite è stata definita in via amministrativa, non ha più senso proseguire il giudizio per ottenere un annullamento dell’atto che non produrrebbe più effetti concreti. Questa mancanza di un interesse giuridicamente rilevante a proseguire il processo si traduce, appunto, in una “sopravvenuta carenza di interesse”, che è una causa di inammissibilità dell’impugnazione.

le motivazioni

La Corte motiva la sua decisione evidenziando che l’adesione alla definizione agevolata estingue la pretesa fiscale e, di conseguenza, l’interesse del contribuente a una pronuncia giurisdizionale. Anche se la ricorrente ha chiesto la “cessazione della materia del contendere”, la Corte opta per la dichiarazione di “inammissibilità sopravvenuta”, considerandola la via processualmente più corretta per chiudere il giudizio di legittimità. Un punto fondamentale riguarda le spese e il doppio contributo. Le spese del giudizio restano a carico di chi le ha anticipate, come previsto dall’art. 46 del d.lgs. 546/1992. Inoltre, e questo è un aspetto di grande rilevanza pratica, la Corte esclude l’applicazione del c.d. “doppio contributo unificato”. Questa misura, di natura sanzionatoria, si applica solo nei casi tipici di rigetto o inammissibilità originaria, e non può essere estesa a situazioni come questa, dove l’inammissibilità deriva da una scelta del legislatore di favorire la composizione delle liti.

le conclusioni

L’ordinanza conferma un principio consolidato: la definizione agevolata di una controversia tributaria pendente porta alla chiusura del processo per inammissibilità del ricorso. Per i contribuenti, ciò significa che l’adesione a strumenti come la Rottamazione quater rappresenta una via d’uscita definitiva dal contenzioso, ma comporta anche la rinuncia a una potenziale decisione favorevole nel merito. La decisione della Corte di non applicare il doppio contributo unificato in questi casi è un’importante precisazione che riduce gli oneri per chi sceglie la via della conciliazione, in linea con lo spirito deflattivo della norma sulla definizione agevolata.

Aderire alla Rottamazione quater mentre è in corso un ricorso in Cassazione che effetto produce?
L’adesione alla definizione agevolata determina la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse. Poiché la controversia viene risolta in via amministrativa, il contribuente non ha più un interesse giuridicamente rilevante a ottenere una sentenza nel merito.

Perché la Corte dichiara l’inammissibilità e non la cessazione della materia del contendere?
La Corte ritiene che la dichiarazione di inammissibilità per carenza di interesse sia la formula processuale più adeguata per il giudizio di legittimità. L’adesione alla sanatoria fa venir meno uno dei presupposti dell’impugnazione (l’interesse a ricorrere), rendendola di fatto inammissibile in un momento successivo alla sua proposizione.

In caso di inammissibilità per adesione alla definizione agevolata, si deve pagare il doppio contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione, richiamando un proprio precedente, ha stabilito che il doppio contributo unificato ha natura sanzionatoria e si applica solo ai casi tipici di rigetto, inammissibilità o improcedibilità. La sua applicazione non può essere estesa per analogia a casi come l’inammissibilità derivante da una definizione agevolata della controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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