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Rottamazione quater: inammissibilità del ricorso

Un contribuente aveva impugnato un avviso di liquidazione per imposta di registro su una sentenza civile. Durante il giudizio in Cassazione, ha aderito alla definizione agevolata (c.d. rottamazione quater), impegnandosi a rinunciare al contenzioso. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7806/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile per sopravvenuta carenza di interesse, poiché l’adesione alla sanatoria dimostra la volontà di estinguere il debito e non proseguire la lite.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rottamazione Quater e Inammissibilità del Ricorso: Cosa Succede al Processo?

L’adesione alla definizione agevolata, nota come rottamazione quater, rappresenta una scelta strategica per molti contribuenti. Ma quali sono le sue conseguenze dirette su un processo tributario già in corso? Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale: aderire alla rottamazione comporta la rottamazione quater inammissibilità del ricorso per una sopravvenuta carenza di interesse a proseguire la causa.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una controversia sull’imposta di registro. Un contribuente aveva ottenuto in un giudizio civile una sentenza di condanna al pagamento di una cospicua somma di denaro. L’Agenzia delle Entrate aveva successivamente liquidato l’imposta di registro su tale sentenza, applicando un’aliquota proporzionale del 3%. Il contribuente aveva impugnato l’avviso di liquidazione, ottenendo ragione in primo grado ma vedendo la decisione parzialmente riformata in appello dalla Commissione Tributaria Regionale. Quest’ultima aveva ritenuto legittima l’applicazione dell’imposta, sebbene avesse annullato una parte della pretesa fiscale relativa a una fideiussione. Non soddisfatto, il contribuente proponeva ricorso per Cassazione.

La Svolta: l’Adesione alla Rottamazione Quater e l’Inammissibilità

Durante la pendenza del giudizio di legittimità, si verifica l’evento decisivo: il ricorrente presenta istanza di adesione alla definizione agevolata dei carichi, la cosiddetta “rottamazione quater”, prevista dalla Legge n. 197/2022. Questa procedura consente di estinguere i debiti fiscali versando le somme dovute a titolo di capitale e spese, con un notevole risparmio su sanzioni e interessi. Tuttavia, la legge prevede una condizione cruciale: il contribuente che aderisce deve dichiarare la pendenza di eventuali giudizi e assumere l’impegno a rinunciarvi.

L’impegno alla rinuncia e la perdita di interesse

La Corte di Cassazione osserva che proprio questo impegno è la chiave di volta della questione. Presentando la dichiarazione di adesione e versando la prima rata, il contribuente manifesta in modo inequivocabile la volontà di non proseguire la controversia. Di conseguenza, viene meno il suo “interesse ad agire”, un presupposto fondamentale richiesto dall’articolo 100 del codice di procedura civile per la validità di qualsiasi azione giudiziaria. Senza un interesse concreto e attuale a una decisione sul merito della questione, il processo non può più continuare.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte fonda la sua decisione sul consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui la dichiarazione di volersi avvalere di una procedura di condono, che implica l’impegno a rinunciare ai giudizi pendenti, determina l’inammissibilità sopravvenuta del ricorso. I giudici sottolineano che gli atti compiuti dal contribuente – l’istanza di adesione, il pagamento, la comunicazione in giudizio – sono “indubbiamente idonei a dimostrare proprio una situazione nella quale la parte non ha più alcun sostanziale ed effettivo interesse a mantenere in vita il processo”. L’accesso alla procedura definitoria è visto come una scelta che prevale sulla volontà di ottenere una sentenza, rendendo di fatto “cessata la materia del contendere”. Di conseguenza, il ricorso deve essere dichiarato inammissibile. Inoltre, la Corte chiarisce che questa forma di inammissibilità, derivando da un evento successivo alla proposizione del ricorso (la scelta volontaria del contribuente), non comporta la condanna al pagamento del doppio del contributo unificato, misura prevista per sanzionare le impugnazioni pretestuose o dilatorie sin dall’origine.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio di notevole importanza pratica: la scelta di aderire alla rottamazione quater non è neutra rispetto ai processi in corso, ma ne determina l’estinzione per rottamazione quater inammissibilità. I contribuenti e i loro difensori devono essere consapevoli che l’adesione a una sanatoria fiscale rappresenta una rinuncia implicita ma definitiva alla prosecuzione del contenzioso. La lite si conclude non con una decisione sul merito, ma con una declaratoria di inammissibilità per carenza di interesse sopravvenuta, con la conseguenza della compensazione delle spese processuali, specialmente se la controparte (come in questo caso l’Agenzia delle Entrate) non si è costituita nel giudizio di legittimità.

Cosa succede a un ricorso in Cassazione se il contribuente aderisce alla rottamazione quater?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La legge sulla rottamazione quater prevede che il contribuente, aderendo, si impegni a rinunciare ai giudizi pendenti. Questo impegno fa venir meno l’interesse a ottenere una decisione nel merito, portando alla chiusura del processo.

Perché l’adesione alla rottamazione causa la “sopravvenuta carenza di interesse”?
Perché, scegliendo di definire il debito in via agevolata, il contribuente manifesta la volontà di non contestare più la pretesa fiscale. Il suo interesse non è più ottenere una sentenza favorevole, ma estinguere il debito secondo le modalità della rottamazione. Poiché l’interesse ad agire è un presupposto del processo, la sua scomparsa ne impedisce la prosecuzione.

Se il ricorso viene dichiarato inammissibile per questo motivo, si deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di inammissibilità originaria del ricorso (ad esempio, perché manifestamente infondato o pretestuoso), non quando l’inammissibilità deriva da un evento successivo, come la volontaria adesione a una sanatoria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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