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Ritardo pagamento P.A.: niente tasse sull’esproprio

Una contribuente ha ricevuto un’indennità di esproprio con quasi 30 anni di ritardo. La P.A. ha applicato una ritenuta fiscale del 20% basata su una legge introdotta durante il ritardo. La Corte di Cassazione ha annullato la tassazione, stabilendo che il ritardo nel pagamento da parte della Pubblica Amministrazione, se ingiustificato, impedisce l’applicazione di nuove imposte. Lo Stato non può trarre vantaggio dal proprio inadempimento.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ritardo Pagamento Pubblica Amministrazione: La Cassazione Annulla la Tassazione

Il ritardo pagamento pubblica amministrazione è una problematica che affligge molti cittadini e imprese, con conseguenze spesso onerose. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 9022/2024) ha stabilito un principio fondamentale a tutela del contribuente: lo Stato non può trarre vantaggio fiscale dal proprio ingiustificato ritardo nel saldare i debiti. Il caso in esame riguarda un’indennità di esproprio pagata con decenni di ritardo, sulla quale era stata applicata una tassazione introdotta proprio durante il lungo periodo di attesa.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine negli anni ’70 e ’80, quando una cittadina subisce l’espropriazione di alcuni terreni. A seguito di un lungo contenzioso, solo nel 2013, a distanza di circa trent’anni dagli eventi, riceve finalmente l’indennità dovuta. L’ente pubblico, al momento del pagamento, applica una ritenuta fiscale del 20%, come previsto dalla Legge n. 413 del 1991, normativa entrata in vigore ben dopo la conclusione della procedura espropriativa.

La contribuente, ritenendo la trattenuta ingiusta, ha richiesto il rimborso, sostenendo che la tassazione non dovesse applicarsi a causa dell'”abnorme ed ingiustificato ritardo” della Pubblica Amministrazione. Dopo un iter giudiziario altalenante, con una vittoria in primo grado e una successiva sconfitta in appello, il caso è approdato dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della contribuente, cassando la sentenza d’appello e rinviando la causa a un nuovo giudice. Il fulcro della decisione risiede nell’eccezione a un principio cardine del diritto tributario: il “principio di cassa”.

Generalmente, le imposte si applicano al momento della percezione effettiva del reddito. Tuttavia, i giudici hanno ribadito un orientamento consolidato: questa regola non può valere quando il ritardo nel pagamento è imputabile a una colpa della Pubblica Amministrazione stessa.

Le motivazioni: quando il ritardo pagamento della pubblica amministrazione blocca le tasse

Le motivazioni della Corte sono chiare e si fondano su principi costituzionali e internazionali. Applicare una legge fiscale sfavorevole, entrata in vigore durante un ritardo causato dalla stessa P.A., equivarrebbe a permettere allo Stato di beneficiare del proprio inadempimento. Questo comportamento si scontra palesemente con i principi di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione, sanciti dall’articolo 97 della Costituzione.

La Corte ha inoltre sottolineato che un’interpretazione differente violerebbe gli obblighi internazionali, tra cui il diritto a un processo di ragionevole durata (art. 111 Cost.) e le tutele previste dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Costringere il cittadino, già danneggiato dal ritardo, a subire un onere fiscale aggiuntivo sarebbe iniquo e contrario al “giusto equilibrio” che deve esistere tra l’interesse della comunità e la salvaguardia dei diritti individuali.

In sostanza, il principio stabilito è il seguente: la plusvalenza derivante da un’indennità di esproprio non è imponibile se, pur essendo stata percepita dopo l’entrata in vigore della legge fiscale (L. 413/1991), il pagamento è stato ritardato in modo ingiustificato dalla Pubblica Amministrazione.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un importante baluardo a difesa dei cittadini nei confronti dell’inefficienza della macchina statale. La decisione implica che il contribuente che subisce un ritardo pagamento pubblica amministrazione non solo ha diritto al risarcimento del danno, ma può anche legittimamente opporsi a pretese fiscali sorte a causa di tale ritardo. Il principio di equità e giustizia prevale sulla rigida applicazione del principio di cassa, inviando un messaggio chiaro: l’inadempienza della P.A. non può e non deve trasformarsi in un vantaggio per l’erario.

L’indennità di esproprio è sempre tassabile se pagata dopo l’entrata in vigore della legge fiscale pertinente?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che se il pagamento avviene con un ritardo ingiustificato imputabile alla Pubblica Amministrazione, la plusvalenza generata non è imponibile, anche se la legge fiscale è entrata in vigore durante il periodo di ritardo.

Qual è il principio generale per la tassazione di redditi come l’indennità di esproprio?
Il principio generale è quello “di cassa”, secondo cui la tassazione si applica al momento della percezione effettiva della somma, indipendentemente da quando è sorto il diritto a riceverla. La sentenza in esame, tuttavia, stabilisce un’importante eccezione a questa regola.

Perché il ritardo della Pubblica Amministrazione è così rilevante in questo caso?
Il ritardo è rilevante perché, se ingiustificato, crea un’eccezione al principio di cassa. Consentire la tassazione significherebbe permettere allo Stato di trarre un vantaggio dal proprio inadempimento, violando i principi costituzionali di buon andamento e imparzialità dell’amministrazione (art. 97 Cost.) e le norme internazionali sul giusto processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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