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Ritardo pagamento indennità: quando è tassabile?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la tassabilità di un’indennità di esproprio dipende dal momento della percezione della somma, non dal trasferimento del bene. Un ritardo pagamento indennità da parte della Pubblica Amministrazione esclude la tassazione solo se il contribuente prova che tale ritardo è stato ingiustificato e colpevole, e non una conseguenza di un lungo iter giudiziario per la determinazione dell’importo.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ritardo Pagamento Indennità di Esproprio: la Cassazione chiarisce la tassabilità

Un ritardo pagamento indennità di esproprio da parte della Pubblica Amministrazione (P.A.) può avere conseguenze fiscali significative per il cittadino. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema, chiarendo in quali circostanze tale ritardo può escludere l’applicazione di un regime fiscale più sfavorevole. La pronuncia sottolinea la distinzione fondamentale tra un ritardo colpevole dell’amministrazione e i tempi, seppur lunghi, di un iter giudiziario. Analizziamo la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I fatti di causa

Il caso trae origine dalla richiesta di rimborso IRPEF avanzata dagli eredi di un proprietario espropriato. L’esproprio risaliva al 1978, ma il pagamento dell’indennità, a seguito di un lungo contenzioso per la sua determinazione, era avvenuto solo nel 2003. Su tale somma, un ente pubblico aveva operato una ritenuta d’acconto a titolo di imposta sulla plusvalenza generata.

Gli eredi sostenevano che tale tassazione fosse illegittima. A loro avviso, non doveva applicarsi la legge del 1991 che introduceva la tassabilità delle plusvalenze da esproprio, poiché la vicenda si era perfezionata in un’epoca in cui tale imposta non era prevista. Il lungo ritardo nel pagamento, a loro dire, non poteva ricadere a loro danno, facendoli rientrare in un regime fiscale peggiorativo.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano respinto le ragioni dei contribuenti, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il ritardo pagamento indennità e la decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso degli eredi, ritenendolo in parte inammissibile e in parte infondato. I giudici hanno chiarito i principi che governano la tassabilità delle indennità di esproprio in caso di pagamento differito nel tempo.

Il primo motivo di ricorso, di natura procedurale, è stato dichiarato inammissibile per un errore tecnico nella sua formulazione e per la violazione del principio di autosufficienza: i ricorrenti non avevano fornito alla Corte gli elementi necessari per valutare se le loro argomentazioni fossero state già presentate nei gradi di merito.

Il secondo motivo, fulcro della controversia, è stato invece ritenuto infondato.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato in materia di imposte dirette: ai fini della tassazione, ciò che conta è il momento della percezione della somma, non il momento in cui è avvenuto il trasferimento del bene. Pertanto, se il pagamento avviene dopo l’entrata in vigore di una nuova legge fiscale, si applica quest’ultima.

Tuttavia, la giurisprudenza ha introdotto un’importante eccezione. La plusvalenza non è imponibile se il ritardo pagamento indennità è dovuto a una colpa ingiustificata della Pubblica Amministrazione. In questo caso, il contribuente non può subire un danno (l’applicazione di una tassa sopravvenuta) a causa dell’inefficienza della P.A.

Nel caso specifico, però, la Corte ha osservato che i contribuenti non avevano fornito alcuna prova di un simile ritardo colpevole. Anzi, è emerso che il pagamento era avvenuto nel 2003 solo a seguito di una sentenza della Corte d’Appello del 2002 che aveva finalmente determinato l’importo esatto dell’indennità. Il ritardo, quindi, non era imputabile a negligenza della P.A. nel pagare una somma già definita, ma era la conseguenza fisiologica di un lungo e complesso iter giudiziario necessario per stabilire il quantum dovuto.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione offre un’importante lezione pratica: il semplice trascorrere di molto tempo tra l’esproprio e il pagamento non è sufficiente per escludere la tassazione dell’indennità. Il contribuente che intende far valere l’eccezione deve assumersi l’onere di dimostrare in modo specifico che il ritardo è stato causato da un comportamento ingiustificato e colpevole dell’Amministrazione. Un ritardo dovuto alla durata di un procedimento legale, invece, non configura quella colpa richiesta dalla giurisprudenza per disapplicare la normativa fiscale vigente al momento dell’effettivo incasso della somma.

Quando un’indennità di esproprio diventa tassabile se il pagamento avviene molti anni dopo il trasferimento del bene?
Secondo la Corte, la tassabilità dipende dal regime fiscale in vigore al momento della percezione effettiva della somma da parte del contribuente, e non dal momento in cui è avvenuto il trasferimento della proprietà del bene.

Il ritardo della Pubblica Amministrazione nel pagare l’indennità di esproprio può escludere la tassazione?
Sì, ma solo a una condizione precisa: il contribuente deve dimostrare che il ritardo è stato ingiustificato e colpevole, cioè direttamente imputabile a una negligenza della Pubblica Amministrazione. Se il ritardo è la conseguenza di un lungo iter giudiziario per determinare l’importo, l’eccezione non si applica.

Perché il ricorso dei contribuenti è stato respinto dalla Cassazione?
Il ricorso è stato respinto perché i contribuenti non hanno fornito alcuna prova che il ritardo di oltre vent’anni nel pagamento fosse dovuto a una colpa ingiustificata dell’Amministrazione. Il ritardo era invece conseguenza del lungo processo giudiziario necessario a quantificare l’indennità, e non di un’inerzia nel pagare una somma già liquidata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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