LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ristretta base sociale: presunzione e prova contraria

Una società di costruzioni e i suoi soci sono stati oggetto di un accertamento fiscale per sottofatturazione e omessa contabilizzazione di ricavi. La Corte di Cassazione ha confermato la validità dell’accertamento basato sulle dichiarazioni degli acquirenti, ribadendo il principio della presunzione di distribuzione degli utili in caso di società a ristretta base sociale. Ha inoltre chiarito che i ricavi da vendite immobiliari si considerano conseguiti, ai fini fiscali, alla data del rogito definitivo e non del preliminare.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ristretta Base Sociale: Quando gli Utili Nascosti si Presumono Distribuiti ai Soci

La gestione fiscale di una società a ristretta base sociale presenta delle peculiarità che ogni imprenditore dovrebbe conoscere. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito alcuni principi cardine in materia di accertamento di utili extracontabili e della loro presunta distribuzione ai soci. Questo caso offre spunti fondamentali sulla valenza probatoria delle dichiarazioni di terzi e sul corretto momento impositivo per le compravendite immobiliari.

I Fatti di Causa: Sottofatturazione e Ricavi Non Contabilizzati

L’Agenzia delle Entrate contestava a una società di costruzioni e ai suoi due soci una “sottofatturazione” per l’anno d’imposta 2009. L’accertamento si basava su due elementi principali:
1. Maggiori corrispettivi per 146.000 euro, versati “in nero” da due acquirenti rispetto al prezzo dichiarato nei contratti di compravendita.
2. Omessa contabilizzazione di 630.000 euro, relativi a tre compravendite immobiliari avvenute, secondo l’Ufficio, nel 2009.

I contribuenti si opponevano, sostenendo l’inattendibilità delle dichiarazioni degli acquirenti e affermando che i ricavi per 630.000 euro erano stati correttamente contabilizzati negli anni successivi, al momento della stipula dei rogiti notarili definitivi.

Il Percorso Giudiziario e i Punti Salienti della Decisione

Il caso ha attraversato due gradi di giudizio prima di arrivare in Cassazione. La Commissione Tributaria Regionale aveva parzialmente accolto l’appello dei contribuenti. Da un lato, aveva confermato la ripresa fiscale sui 146.000 euro, giudicando attendibili le dichiarazioni rese dagli acquirenti alla Guardia di Finanza. Dall’altro, aveva annullato la pretesa sui 630.000 euro, stabilendo che, in base all’art. 109 del TUIR, i corrispettivi delle cessioni immobiliari si considerano conseguiti alla data della stipula dell’atto definitivo, non quando l’acquirente viene immesso anticipatamente nel possesso del bene.

La Decisione della Cassazione sulla Ristretta Base Sociale

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso principale dei contribuenti. I giudici hanno sottolineato che la valutazione dell’attendibilità delle prove, come le dichiarazioni degli acquirenti rispetto agli atti notarili, è di competenza esclusiva del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.

Il punto cruciale della decisione riguarda la ristretta base sociale. La Corte ha ribadito il consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui, in presenza di una società con pochi soci (spesso familiari), si presume che gli utili extracontabili accertati siano stati distribuiti ai soci stessi nello stesso periodo d’imposta. Spetta al contribuente fornire la prova contraria, dimostrando che tali maggiori ricavi sono stati accantonati o reinvestiti nella società, prova che nel caso di specie non è stata fornita.

La Posizione sull’Appello dell’Agenzia delle Entrate

Anche il ricorso incidentale dell’Agenzia delle Entrate, volto a tassare i 630.000 euro nel 2009, è stato respinto. La Cassazione ha confermato la correttezza della decisione d’appello, evidenziando che l’art. 109, comma 2, lett. A) del TUIR è inequivocabile: i ricavi derivanti da vendite immobiliari concorrono a formare il reddito nell’esercizio in cui viene stipulato l’atto di trasferimento della proprietà. L’anticipata consegna dell’immobile è una prassi comune che non altera questo principio fiscale.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una netta distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di diritto. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione delle prove a quella dei giudici di merito, a meno che non vi sia un vizio logico o una violazione di legge. In questo caso, la valutazione delle dichiarazioni degli acquirenti come “altamente attendibili” è stata ritenuta incensurabile.

Sul piano giuridico, la presunzione di distribuzione degli utili in una ristretta base sociale è uno strumento fondamentale per l’amministrazione finanziaria per contrastare l’evasione. Tale presunzione si basa sulla logica che, in un contesto societario ristretto, è improbabile che utili non contabilizzati rimangano nelle casse sociali senza che i soci ne beneficino direttamente. L’onere di superare questa presunzione è rigorosamente a carico del contribuente.

Infine, per quanto riguarda il momento impositivo delle vendite immobiliari, la Corte ha semplicemente applicato la lettera della legge (art. 109 TUIR), che lega il conseguimento del ricavo al momento del trasferimento giuridico della proprietà, ovvero il rogito notarile.

Le Conclusioni

La sentenza offre tre importanti lezioni pratiche:
1. Valore delle dichiarazioni di terzi: Le dichiarazioni rese da terzi (come gli acquirenti) durante una verifica fiscale possono avere un’elevata forza probatoria, anche superiore a quella di un atto pubblico come il rogito, se ritenute genuine e circostanziate.
2. Onere della prova nella ristretta base sociale: Per le società a compagine ristretta, non è sufficiente negare la distribuzione degli utili extracontabili. È necessario fornire prove concrete (es. delibere, scritture contabili) che dimostrino il loro effettivo reinvestimento o accantonamento.
3. Principio di competenza fiscale: Per le vendite immobiliari, il ricavo va dichiarato nell’anno del rogito definitivo. Anticipare la consegna del bene non anticipa l’obbligo fiscale sui corrispettivi, che devono essere correttamente contabilizzati al momento del trasferimento formale della proprietà.

Quando si presume che gli utili non dichiarati di una società siano stati distribuiti ai soci?
Si presume che gli utili extracontabili siano distribuiti ai soci quando la società ha una “ristretta base sociale”, cioè un numero limitato di soci, spesso legati da vincoli familiari. In tal caso, l’onere di provare il contrario (ad esempio, che i fondi sono stati reinvestiti) spetta al contribuente.

In un contenzioso fiscale, valgono di più le dichiarazioni di un acquirente o l’atto notarile di compravendita?
Secondo questa sentenza, le dichiarazioni rese da terzi, come gli acquirenti, possono essere considerate altamente attendibili e prevalere su quanto indicato nell’atto notarile, specialmente se supportate da altri elementi e se le dichiarazioni sono state rese in un contesto in cui non vi era un interesse a mentire.

I ricavi di una vendita immobiliare vanno tassati nell’anno del contratto preliminare o in quello dell’atto definitivo (rogito)?
I ricavi devono essere tassati nell’esercizio in cui viene stipulato l’atto definitivo di compravendita (rogito), poiché è in quel momento che si verifica il trasferimento giuridico della proprietà, come stabilito dall’art. 109 del TUIR. La consegna anticipata del bene non è fiscalmente rilevante a tal fine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati