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Riserva a carico del riassicuratore: quando è lecita?

La Cassazione ha stabilito che è legittimo lo smontaggio della riserva a carico del riassicuratore se i contratti di riassicurazione cambiano da proporzionali a non proporzionali. La variazione contrattuale, modificando il rischio trasferito, giustifica la variazione contabile della riserva, respingendo la tesi dell’Agenzia Fiscale.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riserva a carico del riassicuratore: legittimo lo smontaggio se cambia il contratto

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione fiscale e contabile nel settore assicurativo. La decisione chiarisce quando è legittimo procedere allo ‘smontaggio’ della riserva a carico del riassicuratore, ovvero la sua eliminazione dal bilancio, con conseguente impatto fiscale. Secondo i giudici, tale operazione è permessa se cambiano i presupposti contrattuali che ne avevano giustificato l’iscrizione, anche in assenza dell’evento dannoso.

I Fatti di Causa

Una compagnia assicurativa era stata oggetto di un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia Fiscale per il trattamento contabile e fiscale di una specifica riserva tecnica: la riserva integrativa premi per danni da calamità naturali. L’Agenzia contestava alla società (e alla sua consolidante) un indebito abbattimento dell’imponibile fiscale per l’anno 2009.

La controversia nasceva dal fatto che la compagnia aveva ‘smontato’ la riserva a carico dei suoi riassicuratori. Questa operazione era stata effettuata a seguito di una modifica sostanziale dei contratti di riassicurazione, che erano passati da una natura ‘proporzionale’ a una ‘non proporzionale’ (o ‘per eccesso’).

Secondo l’Amministrazione Finanziaria, tale riserva non poteva essere eliminata se non al verificarsi dell’evento assicurato (la calamità naturale), a prescindere da qualsiasi modifica contrattuale. La Commissione Tributaria Provinciale aveva dato ragione alla società, annullando l’accertamento. L’Agenzia Fiscale ha quindi proposto ricorso in Cassazione.

La questione della riserva a carico del riassicuratore

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 37 del D.Lgs. 209/2005 (Codice delle Assicurazioni Private). Secondo la tesi dell’Agenzia Fiscale, le riserve tecniche a carico dei riassicuratori devono seguire le stesse rigide regole di quelle a carico degli assicuratori. Pertanto, una volta accantonate, non potrebbero essere rilasciate se non per far fronte al sinistro.

La società contribuente, al contrario, sosteneva che la normativa lega la determinazione della riserva a carico del riassicuratore agli specifici accordi contrattuali. Se questi accordi cambiano in modo da alterare la natura e l’entità del rischio trasferito, anche la riserva deve essere adeguata di conseguenza. Il passaggio da una riassicurazione proporzionale (dove il rischio è diviso in quote fisse) a una per eccesso (dove il riassicuratore copre solo i danni oltre una certa soglia) costituisce proprio una di queste modifiche fondamentali.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso dell’Agenzia Fiscale, confermando la correttezza della decisione di primo grado. I giudici hanno chiarito un principio fondamentale: la riserva a carico del riassicuratore non è un’entità astratta, ma è strettamente legata all’effettivo rischio trasferito tramite il contratto di riassicurazione.

La Corte ha sottolineato la differenza cruciale tra i due tipi di trattati:
1. Riassicurazione proporzionale: Esiste un nesso di proporzionalità diretta tra la riserva dell’assicuratore e quella a carico del riassicuratore. Il rischio è trasferito ‘pro quota’.
2. Riassicurazione per eccesso: Il riassicuratore copre il rischio solo per la parte eccedente una determinata soglia. Viene meno la proporzionalità diretta, poiché il trasferimento del rischio non è più speculare.

Quando la compagnia ha sostituito i trattati proporzionali con quelli per eccesso, il nesso di proporzionalità è venuto meno. Di conseguenza, è venuta meno anche la base contrattuale che giustificava l’esistenza della riserva precedentemente accantonata. Pertanto, lo ‘smontaggio’ della riserva non è stato un’operazione arbitraria, ma una necessaria conseguenza contabile della modifica degli accordi di riassicurazione.

Le Conclusioni

La Corte ha enunciato il seguente principio di diritto: l’art. 37, comma 11, del D.Lgs. 209/2005 va interpretato nel senso che la riserva a carico del riassicuratore deve essere determinata in base a quanto pattuito nello specifico contratto e in considerazione dell’effettivo rischio trasferito. Di conseguenza, nel caso di riassicurazione per eccesso, è legittimo lo smontaggio della riserva se sono venuti meno gli accordi (come quelli proporzionali) che ne avevano giustificato l’accantonamento. Questa decisione offre un importante chiarimento per le compagnie assicurative, confermando che la gestione contabile e fiscale delle riserve tecniche deve riflettere la sostanza economica e giuridica dei contratti di riassicurazione sottostanti, e non seguire regole meccaniche e avulse dalla realtà contrattuale.

È possibile rilasciare (‘smontare’) una riserva a carico del riassicuratore anche se non si è verificato l’evento dannoso?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è legittimo rilasciare la riserva se vengono meno gli accordi contrattuali di riassicurazione che ne avevano giustificato l’accantonamento, come nel caso di passaggio da contratti proporzionali a contratti per eccesso.

La disciplina della riserva a carico del riassicuratore è identica a quella della riserva a carico dell’assicuratore?
No. La riserva a carico del riassicuratore deve essere determinata in base a quanto pattuito nello specifico contratto di riassicurazione e in considerazione dell’effettivo rischio trasferito, non seguendo rigidamente le stesse regole della riserva dell’assicuratore.

Come si calcola la riserva a carico del riassicuratore in un contratto di riassicurazione ‘per eccesso’?
In un contratto per eccesso, il rischio trasferito è limitato alla sola parte che eccede una determinata soglia. Di conseguenza, la riserva deve essere calcolata e valutata in proporzione a questo specifico rischio trasferito, e non in modo speculare alla riserva dell’assicuratore, venendo meno la proporzionalità diretta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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