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Riscossione frazionata: no a nuovo atto di liquidazione

La Corte di Cassazione stabilisce che l’Amministrazione Finanziaria può procedere alla riscossione frazionata basandosi su una sentenza che riduce l’importo, senza dover emettere un nuovo atto di liquidazione. La decisione del giudice tributario, che ridetermina il dovuto, costituisce titolo sufficiente per l’iscrizione a ruolo parziale, in virtù della natura speciale dell’art. 68 del D.Lgs. 546/1992.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riscossione frazionata: non serve un nuovo atto di liquidazione se la sentenza riduce il debito

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame affronta un tema cruciale nel contenzioso tributario: la legittimità della riscossione frazionata in pendenza di giudizio quando l’importo preteso dal Fisco viene ridotto da una sentenza non ancora definitiva. La Suprema Corte chiarisce che l’Amministrazione Finanziaria può procedere all’iscrizione a ruolo sulla base della sentenza favorevole, anche se parziale, senza la necessità di emettere un nuovo e specifico atto di liquidazione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Un contribuente riceveva un avviso di accertamento per gli anni d’imposta 2007 e 2008. Dopo aver impugnato l’atto, i giudici di merito accoglievano in parte le sue ragioni: confermavano parzialmente la pretesa per il 2007 e la annullavano completamente per il 2008. In attesa del giudizio definitivo in Cassazione, l’Agenzia delle Entrate avviava la procedura di riscossione per le somme relative al 2007, così come rideterminate dalla sentenza di appello.

Il contribuente si opponeva, sostenendo che l’iscrizione a ruolo fosse illegittima. A suo parere, poiché la sentenza aveva modificato l’importo originario, l’Agenzia avrebbe dovuto emettere un nuovo atto di liquidazione prima di poter procedere alla riscossione. I giudici di merito gli davano ragione, ma l’Amministrazione Finanziaria ricorreva in Cassazione.

La Questione Giuridica: È necessario un nuovo atto per la riscossione frazionata?

Il nodo della controversia era stabilire se la sentenza che riduce la pretesa fiscale sia di per sé un titolo sufficiente per avviare la riscossione frazionata, o se sia indispensabile un passaggio intermedio, ovvero un nuovo atto di liquidazione che recepisca la decisione del giudice.

Secondo la tesi del contribuente, l’atto impositivo originario era stato superato dalla sentenza, e quindi l’ente impositore non poteva basarsi su di esso per la riscossione. Per l’Agenzia delle Entrate, invece, l’articolo 68 del D.Lgs. n. 546/1992 rappresenta una norma speciale che autorizza la riscossione immediata sulla base di quanto stabilito dal giudice, senza ulteriori formalità.

Le Motivazioni della Suprema Corte sulla Riscossione Frazionata

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento consolidato, sottolineando la natura speciale e derogatoria dell’articolo 68 del D.Lgs. n. 546/1992 in materia di riscossione frazionata dei tributi.

La Natura della Giurisdizione Tributaria

Il punto centrale della motivazione risiede nella natura stessa della giurisdizione tributaria. Il processo tributario non si limita a un giudizio di legittimità sull’atto (annullandolo o confermandolo), ma ha una funzione di ‘annullamento-merito’. Ciò significa che il giudice tributario ha il potere di entrare nel merito del rapporto d’imposta e di rideterminare l’esatto ammontare del debito del contribuente. La sentenza, quindi, non si limita a demolire l’atto impugnato, ma lo sostituisce, accertando e quantificando la pretesa fiscale entro i limiti del ‘petitum’ delle parti.

La Sentenza come Titolo Esecutivo

Di conseguenza, la sentenza che rimodula il dovuto diventa essa stessa il titolo che legittima la riscossione. L’Ufficio non deve emettere un nuovo atto, ma può procedere direttamente all’iscrizione a ruolo per l’importo fissato dal giudice. Questa procedura, specifica per la riscossione frazionata, prevale su ogni altra disciplina generale. La Corte ha precisato che ciò non lede i diritti del contribuente, il quale conserva la possibilità di contestare eventuali errori nella quantificazione della somma iscritta a ruolo in sede di esecuzione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa al giudice di merito, che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato. Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: nel contesto della riscossione frazionata, la sentenza del giudice tributario che riduce l’importo dell’accertamento è titolo sufficiente per l’iscrizione a ruolo parziale. Non è richiesto all’Amministrazione Finanziaria di emettere un nuovo atto di liquidazione. Questa interpretazione snellisce le procedure di riscossione in pendenza di giudizio e conferma il potere del giudice tributario di definire, anche se in via non definitiva, il corretto rapporto tra Fisco e contribuente.

Se una sentenza tributaria riduce l’importo di un avviso di accertamento, l’Agenzia delle Entrate deve emettere un nuovo atto di liquidazione prima di procedere alla riscossione frazionata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sentenza che ridetermina il dovuto costituisce di per sé un titolo sufficiente per l’iscrizione a ruolo parziale, senza la necessità di un nuovo atto di liquidazione.

Qual è il fondamento normativo che consente la riscossione basata sulla sola sentenza?
Il fondamento è l’articolo 68 del Decreto Legislativo n. 546/1992, che disciplina la riscossione frazionata dei tributi in pendenza di processo. Questa è considerata una norma speciale che deroga a ogni altra disciplina.

Il contribuente può contestare l’importo iscritto a ruolo sulla base della sentenza non definitiva?
Sì. La Corte chiarisce che il contribuente ha la possibilità, in sede di esecuzione, di contestare la quantificazione della somma iscritta a ruolo, qualora ritenga che non sia conforme a quanto stabilito dalla sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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