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Riscossione credito d’imposta: quando è legittima?

Una società si opponeva alla riscossione di un credito d’imposta ritenuto indebito, sostenendo che l’atto non fosse definitivo. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità della riscossione immediata, anche se non definitiva, in base a una norma speciale (art. 27, D.L. 185/2008). La Corte ha inoltre stabilito che un errore formale nella cartella, come l’indicazione di ‘ruolo ordinario’ anziché ‘straordinario’, non ne causa la nullità se le ragioni della pretesa sono comunque chiare.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riscossione Credito d’Imposta Non Definitivo: La Cassazione Fa Chiarezza

L’impugnazione di un atto fiscale blocca automaticamente la riscossione delle somme richieste? Questa è una domanda cruciale per ogni contribuente. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito una risposta netta in materia di riscossione credito d’imposta, stabilendo che l’Amministrazione Finanziaria può procedere al recupero immediato delle somme, anche se l’atto presupposto è ancora oggetto di contestazione giudiziaria.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata si vedeva notificare un atto di recupero per un importo complessivo di oltre 467.000 euro. L’Agenzia delle Entrate contestava l’indebita compensazione di crediti d’imposta per investimenti in aree svantaggiate relativi agli anni 2012 e 2013. A seguito del mancato pagamento, l’Agenzia procedeva con l’iscrizione a ruolo e la notifica della relativa cartella di pagamento.

La società impugnava la cartella, sostenendo un principio fondamentale: l’assenza di definitività della pretesa tributaria. Poiché l’atto di recupero era stato contestato in giudizio, secondo la difesa del contribuente, l’Agenzia non avrebbe potuto iscrivere a ruolo l’intera somma. Inoltre, la società lamentava un vizio di motivazione, poiché la cartella faceva riferimento a un’iscrizione a ‘ruolo ordinario’, mentre, a suo dire, si sarebbe dovuto trattare di un’iscrizione a ‘ruolo straordinario’, con requisiti di motivazione più stringenti.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale respingevano le tesi della società, la quale decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

La Disciplina sulla Riscossione Credito d’Imposta

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, basando la sua decisione su un’analisi puntuale della normativa speciale che regola la riscossione credito d’imposta. I giudici hanno chiarito che, a differenza delle regole generali sulla riscossione frazionata in pendenza di giudizio, per il recupero dei crediti d’imposta vige una disciplina derogatoria.

Le Motivazioni

Il fulcro della decisione risiede nell’articolo 27, comma 19, del D.L. 185/2008. Questa norma stabilisce espressamente che, in caso di mancato pagamento delle somme richieste con l’atto di recupero entro il termine assegnato (non inferiore a 60 giorni), tali somme, anche se non definitive, vengono iscritte a ruolo. Questa disposizione speciale prevale sulle norme generali, legittimando pienamente l’operato dell’Agenzia delle Entrate.

La Corte ha inoltre affrontato la questione del presunto vizio di motivazione della cartella. Secondo i giudici, l’indicazione ‘ruolo ordinario’ invece di ‘straordinario’ e la mancata citazione dell’art. 15-bis del d.p.r. 602/1973 non invalidano l’atto. Ciò che conta è che la cartella espliciti chiaramente le ragioni della pretesa, e nel caso di specie indicava espressamente il titolo (l’atto di recupero per gli anni 2012 e 2013) e la sua notifica al contribuente. La Corte ha ribadito un principio importante: l’obbligo di una motivazione rafforzata sorge solo quando la cartella di pagamento è il primo atto con cui il contribuente viene a conoscenza della pretesa fiscale, circostanza non verificatasi in questo caso.

Infine, il secondo motivo di ricorso, relativo a un presunto errore procedurale del giudice d’appello, è stato dichiarato inammissibile per carenza d’interesse, essendo una diretta conseguenza del rigetto del primo motivo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti insegnamenti pratici. In primo luogo, conferma che la contestazione di un atto di recupero di crediti d’imposta non sospende automaticamente la riscossione. Esiste una base normativa solida che consente all’Amministrazione Finanziaria di agire immediatamente per il recupero delle somme, anche in pendenza di giudizio. In secondo luogo, chiarisce che i vizi puramente formali di una cartella di pagamento non ne determinano la nullità, a condizione che l’atto sia sufficientemente chiaro da permettere al contribuente di comprendere l’origine e la natura del debito contestato. Per le imprese, ciò significa che la strategia difensiva non può basarsi sulla mera pendenza di un ricorso, ma deve affrontare nel merito la legittimità del credito d’imposta utilizzato.

L’Agenzia delle Entrate può richiedere il pagamento di un credito d’imposta contestato prima che la sentenza diventi definitiva?
Sì. Secondo la Corte, la normativa speciale (art. 27, comma 19, DL 185/2008) consente l’iscrizione a ruolo e la riscossione delle somme dovute in base a un atto di recupero di crediti d’imposta, anche se tale atto non è ancora definitivo perché impugnato dal contribuente.

Un errore formale, come indicare ‘ruolo ordinario’ invece di ‘straordinario’, rende nulla una cartella di pagamento?
No. La Corte ha stabilito che la presenza della dicitura ‘ruolo ordinario’ e il mancato richiamo all’art. 15-bis non inficiano la validità dell’atto, a condizione che la cartella indichi chiaramente il titolo a fondamento della riscossione (in questo caso, l’atto di recupero notificato in precedenza), permettendo al contribuente di comprendere le ragioni della pretesa.

La motivazione di una cartella di pagamento deve sempre essere dettagliata?
Non necessariamente. Un obbligo di motivazione ‘rafforzato’ grava sull’Amministrazione solo se la cartella di pagamento è il primo atto notificato al contribuente. Se, come in questo caso, la cartella segue un atto presupposto già notificato (l’atto di recupero), è sufficiente che richiami tale atto per essere considerata validamente motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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