LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Risarcimento danni tassazione: la Cassazione decide

Un lavoratore del settore pubblico ha ricevuto un risarcimento per l’illegittima reiterazione di contratti a termine. L’Amministrazione Finanziaria ha tassato tale somma, ma il lavoratore ha contestato la decisione. Durante il processo in Cassazione, l’Agenzia ha riconosciuto l’errore tramite un atto di autotutela, concedendo il rimborso. La Corte ha quindi dichiarato la cessazione della materia del contendere, ribadendo il principio per cui il risarcimento danni tassazione non si applica a somme che ristorano la perdita di chance (danno emergente) e non un mancato reddito (lucro cessante).

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Risarcimento Danni Tassazione: La Cassazione chiarisce la non imponibilità per contratti a termine illegittimi

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale per molti lavoratori: il risarcimento danni tassazione relativo alle somme ottenute a seguito dell’illegittima reiterazione di contratti a tempo determinato nel pubblico impiego. La Corte di Cassazione, con una decisione che si allinea al suo orientamento consolidato, chiarisce quando tali importi non debbano essere soggetti a imposizione fiscale.

I Fatti del Caso: dalla Richiesta di Rimborso alla Corte di Cassazione

Un lavoratore del settore pubblico otteneva dal giudice del lavoro il riconoscimento di una somma a titolo di risarcimento del danno, a causa dell’ingiustificata successione di contratti a termine da parte del Ministero datore di lavoro. Al momento del pagamento, il Ministero applicava una ritenuta fiscale (IRPEF) sull’importo. Ritenendo la somma non tassabile in quanto di natura risarcitoria, il lavoratore presentava istanza di rimborso all’Amministrazione finanziaria, che però la respingeva.

Il contribuente impugnava il diniego prima dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale e poi a quella Regionale. Entrambi i gradi di giudizio davano torto al lavoratore, sostenendo che le somme ricevute avessero natura di lucro cessante (cioè di sostituzione di un reddito non percepito) e che, pertanto, fossero correttamente assoggettate a tassazione. Il lavoratore, non dandosi per vinto, proponeva ricorso per cassazione.

La Svolta: l’Intervento in Autotutela dell’Amministrazione Finanziaria

Durante il giudizio di legittimità, si verificava un colpo di scena. L’Amministrazione finanziaria, tenendo conto dell’orientamento consolidato della stessa Corte di Cassazione, depositava un provvedimento di ‘autotutela totale’. Con questo atto, riconosceva le giuste ragioni del contribuente, annullava il proprio precedente diniego e disponeva il versamento delle somme richieste. In pratica, ammetteva l’errore e accoglieva la richiesta di rimborso.

Risarcimento danni tassazione e la Decisione della Corte

Preso atto dell’intervento in autotutela dell’Amministrazione, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che dichiarare la ‘cessazione della materia del contendere’. Il motivo della disputa era infatti venuto meno. Tuttavia, la Corte si è pronunciata sulla ripartizione delle spese legali, applicando il principio della ‘soccombenza virtuale’. Poiché il ricorso del contribuente sarebbe stato accolto nel merito, l’Amministrazione finanziaria è stata condannata al pagamento delle spese del giudizio di cassazione, mentre quelle dei gradi precedenti sono state compensate.

Le Motivazioni

Il cuore giuridico della questione risiede nella distinzione tra ‘danno emergente’ e ‘lucro cessante’. La Corte ha ribadito un suo recente e chiaro precedente (Cass. n. 32107/2023), secondo cui gli importi ottenuti da un lavoratore del pubblico impiego per la mancata conversione di contratti a termine illegittimi non hanno la finalità di sostituire o integrare un reddito da lavoro (lucro cessante). Al contrario, essi hanno una valenza risarcitoria per la perdita della ‘chance’ di un’occupazione alternativa migliore (danno emergente). Questa perdita di opportunità è un danno patrimoniale diretto, non la sostituzione di uno stipendio mancato. Di conseguenza, queste somme non rientrano nella base imponibile prevista dall’art. 6 del TUIR e non sono soggette a tassazione.

Le Conclusioni

La decisione, sebbene conclusasi con una pronuncia processuale, conferma un principio sostanziale di grande importanza. Il risarcimento del danno per l’abuso di contratti a termine nel settore pubblico non è considerato reddito e, pertanto, è esente da imposte. Questa pronuncia offre una tutela significativa ai lavoratori, garantendo che le somme ottenute a ristoro di un illecito subito non vengano erose dal prelievo fiscale. Si tratta di una conferma che rafforza la posizione dei contribuenti in situazioni analoghe, stabilendo che il risarcimento per la perdita di una possibilità lavorativa è un reintegro patrimoniale e non un reddito da tassare.

Le somme ricevute come risarcimento per la reiterazione di contratti a termine illegittimi sono tassabili?
No, secondo la Corte di Cassazione, queste somme non sono tassabili. Esse non sostituiscono un reddito mancato (lucro cessante), ma risarciscono la perdita di opportunità di un’occupazione alternativa migliore (danno emergente), e come tali non costituiscono reddito imponibile.

Cosa significa “cessazione della materia del contendere” in questo caso?
Significa che il processo si è concluso prima di una sentenza sul merito perché l’Amministrazione finanziaria ha annullato il proprio atto di diniego e ha concesso il rimborso richiesto dal contribuente, facendo così venire meno l’oggetto stesso della disputa giudiziaria.

Chi paga le spese legali se il processo si interrompe per “autotutela” dell’Amministrazione?
La Corte applica il principio della “soccombenza virtuale”, valutando chi avrebbe vinto se il processo fosse proseguito. In questo caso, siccome il contribuente aveva ragione nel merito, l’Amministrazione finanziaria è stata condannata a pagare le spese del giudizio di cassazione. Le spese dei gradi precedenti sono state invece compensate tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati