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Riqualificazione fiscale: Cassazione e l’art. 20 TUR

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di una società contro l’Agenzia delle Entrate in un caso di riqualificazione fiscale. L’Amministrazione aveva riqualificato una complessa operazione, consistente in un conferimento di ramo d’azienda in una newco e successiva cessione totalitaria delle quote di quest’ultima, come un’unica cessione d’azienda. La Corte ha stabilito che, alla luce delle modifiche legislative sull’art. 20 del Testo Unico dell’Imposta di Registro (TUR), qualificate come interpretazione autentica e quindi retroattive, la tassazione deve basarsi esclusivamente sulla natura e sugli effetti giuridici del singolo atto presentato a registrazione, senza considerare elementi extratestuali o atti collegati. Qualsiasi contestazione di elusione deve seguire la procedura specifica dell’art. 10-bis dello Statuto del Contribuente.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Cessione di quote o d’azienda? La Cassazione chiarisce i limiti della riqualificazione fiscale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale del diritto tributario: i confini del potere di riqualificazione fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate. La sentenza analizza la corretta applicazione dell’imposta di registro in operazioni societarie complesse, stabilendo principi chiari a tutela del contribuente, alla luce delle recenti modifiche normative dell’art. 20 del Testo Unico sull’Imposta di Registro (TUR).

I fatti del caso: una complessa operazione societaria

Il caso esaminato riguardava una sequenza di operazioni societarie poste in essere da una società operante nel settore automobilistico. In sintesi, la sequenza era la seguente:
1. Costituzione di una nuova società (newco) con capitale minimo.
2. Aumento del capitale della newco, sottoscritto dalla società madre mediante il conferimento di un ramo d’azienda (relativo all’importazione e distribuzione di veicoli e ricambi).
3. Cessione dell’intera partecipazione (100% delle quote) nella newco a una società terza.

La tesi dell’Agenzia delle Entrate e la riqualificazione fiscale dell’operazione

Secondo l’Amministrazione Finanziaria, la sequenza di atti non doveva essere considerata in modo isolato. L’operazione, nel suo complesso, era finalizzata a realizzare una vera e propria cessione di ramo d’azienda, mascherata da una cessione di quote per beneficiare di un trattamento fiscale più favorevole. L’Agenzia, quindi, procedeva alla riqualificazione fiscale dell’operazione, applicando l’imposta di registro proporzionale prevista per la cessione d’azienda, anziché quella in misura fissa applicabile alla cessione di quote.

L’evoluzione normativa e giurisprudenziale dell’art. 20 TUR

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 20 del D.P.R. n. 131/1986. Questa norma è stata oggetto di un’importante evoluzione, sia legislativa che giurisprudenziale.

La vecchia interpretazione: la prevalenza della “causa reale”

In passato, la giurisprudenza maggioritaria riteneva che l’art. 20 consentisse all’Ufficio di guardare oltre la forma giuridica degli atti (il nomen iuris) per individuare la “causa reale” e la sostanza economica dell’intera operazione. Ciò permetteva di collegare più negozi giuridici per tassare l’effetto economico complessivo realmente voluto dalle parti.

L’intervento del legislatore e della Corte Costituzionale

Con la legge n. 205/2017, il legislatore ha modificato l’art. 20, stabilendo che l’imposta deve essere applicata “sulla base degli elementi desumibili dall’atto medesimo, prescindendo da quelli extratestuali e dagli atti ad esso collegati”. Successivamente, la legge n. 145/2018 ha qualificato tale modifica come “interpretazione autentica”, rendendola di fatto retroattiva. La Corte Costituzionale ha confermato la legittimità di questo intervento, sottolineando che l’imposta di registro è un'”imposta d’atto” e la sua applicazione deve essere ancorata agli effetti giuridici del singolo negozio presentato alla registrazione (gestum).

Le motivazioni della Cassazione: i limiti alla riqualificazione

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso della società, ha cassato la sentenza di merito e ha fatto piena applicazione del nuovo quadro normativo e costituzionale. I giudici hanno chiarito due punti fondamentali.

Il principio dell’atto singolo e gli elementi extratestuali

In primo luogo, ai fini dell’imposta di registro, l’interpretazione deve essere circoscritta al singolo atto presentato per la registrazione. La tassazione di una cessione di quote sociali deve essere strettamente correlata agli effetti giuridici di tale atto, che riguardano il trasferimento della partecipazione e non dell’azienda, la quale rimane di proprietà della società le cui quote sono cedute. Non è più possibile, per l’Ufficio, fondare la riqualificazione fiscale su elementi esterni all’atto (extratestuali) o su atti collegati.

La funzione antielusiva e la procedura ex art. 10-bis

In secondo luogo, la Corte ha precisato che se l’Amministrazione Finanziaria ritiene che l’operazione complessiva sia elusiva, ovvero volta a ottenere un indebito vantaggio fiscale, non può usare l’art. 20 come strumento di riqualificazione. Deve invece attivare la specifica procedura antielusiva prevista dall’art. 10-bis dello Statuto dei Diritti del Contribuente. Questa procedura garantisce al contribuente il diritto al contraddittorio e impone all’Agenzia di provare i presupposti dell’abuso del diritto, come l’assenza di sostanza economica dell’operazione.

Le conclusioni: cosa cambia per i contribuenti

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per la certezza del diritto nei rapporti tributari. I contribuenti possono ora pianificare le proprie operazioni societarie con maggiore sicurezza, sapendo che, ai fini dell’imposta di registro, ogni atto sarà tassato per quello che giuridicamente rappresenta, senza che l’Ufficio possa arbitrariamente ricomporre la sequenza per applicare un’imposta più gravosa. La lotta all’elusione è certamente legittima, ma deve percorrere la strada maestra dell’art. 10-bis, nel pieno rispetto delle garanzie procedurali previste per il contribuente.

L’Agenzia delle Entrate può riqualificare una cessione di quote sociali in una cessione d’azienda basandosi su atti collegati non menzionati nell’atto stesso?
No. Secondo la nuova interpretazione dell’art. 20 del D.P.R. 131/1986, l’imposta di registro si applica solo in base alla natura e agli effetti giuridici del singolo atto presentato per la registrazione, prescindendo da elementi extratestuali e atti ad esso collegati.

Qual è la differenza tra l’interpretazione dell’atto ai fini dell’imposta di registro e l’accertamento di un’operazione elusiva?
L’interpretazione ai fini dell’imposta di registro deve limitarsi al singolo atto registrato. Se l’Amministrazione Finanziaria ritiene che un’intera operazione economica complessa sia elusiva, deve utilizzare la specifica procedura antielusiva prevista dall’art. 10-bis dello Statuto del Contribuente, che garantisce il contraddittorio.

Le modifiche legislative all’art. 20 del Testo Unico sull’Imposta di Registro hanno efficacia retroattiva?
Sì. La legge n. 145/2018 ha stabilito che la modifica all’art. 20 costituisce ‘interpretazione autentica’. Ciò significa che la norma ha efficacia retroattiva e si applica anche ai rapporti sorti prima della sua entrata in vigore, come nel caso deciso dalla Corte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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