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Ripetizione indebito accise: chi rimborsa il cliente?

Una fondazione ha citato in giudizio la propria società fornitrice di energia per ottenere la restituzione di addizionali provinciali sulle accise, rivelatesi contrarie al diritto europeo. La Corte d’Appello aveva dato ragione alla fondazione, ma la società fornitrice ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, con ordinanza interlocutoria, ha sospeso il giudizio in attesa di una pronuncia della Corte di Giustizia Europea su una questione simile, evidenziando la complessità del meccanismo di ripetizione indebito accise e il suo impatto sui rapporti tra consumatore, fornitore e Stato.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Ripetizione Indebito Accise: la Cassazione Sospende il Giudizio

Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per consumatori e fornitori di energia: la ripetizione indebito accise. La questione riguarda la possibilità per il cliente finale di chiedere il rimborso di imposte, come le addizionali provinciali sulle accise, direttamente al fornitore, quando tali imposte si rivelano contrarie al diritto dell’Unione Europea. La Corte ha scelto di non decidere, sospendendo il procedimento in attesa di un chiarimento dalla Corte di Giustizia Europea.

I Fatti di Causa

Una fondazione che gestisce diverse cliniche agiva in giudizio contro la propria società fornitrice di energia elettrica per ottenere la restituzione di oltre 400.000 euro. Tale somma era stata versata tra il 2010 e il 2011 a titolo di addizionali provinciali sulle accise, applicate in fattura. La fondazione sosteneva che tali addizionali fossero illegittime perché in contrasto con la direttiva europea 2008/118/CE, la quale limita la possibilità per gli Stati membri di introdurre imposte indirette aggiuntive sui prodotti già soggetti ad accisa.
Il Tribunale di primo grado aveva respinto la domanda, ma la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo le ragioni della fondazione.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello aveva stabilito che, sebbene l’obbligato al pagamento dell’imposta verso lo Stato sia il fornitore, il rapporto tra fornitore e consumatore è di natura privatistica. L’addebito in fattura costituisce una rivalsa. Se l’imposta originaria non è dovuta, anche la rivalsa diventa illegittima, generando un indebito pagamento. Di conseguenza, il consumatore finale ha il diritto di agire direttamente contro il fornitore con un’azione civilistica di ripetizione di indebito per recuperare le somme versate.

Il Ricorso in Cassazione e la questione sulla ripetizione indebito accise

La società fornitrice ha impugnato la sentenza d’appello dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando diversi motivi. In sintesi, la società sosteneva che:
1. Non sussistono i presupposti per applicare una direttiva europea in una controversia tra privati (c.d. “effetto orizzontale”).
2. La Corte d’Appello avrebbe errato nel ritenere l’addizionale incompatibile con la normativa UE.
3. L’unico soggetto legittimato a rimborsare l’imposta è l’Amministrazione finanziaria, non il fornitore che ha agito solo come sostituto d’imposta, riversando le somme all’erario.
4. Il meccanismo che obbliga il fornitore a rimborsare il cliente per poi rivalersi, con un iter lungo e complesso, sullo Stato, creerebbe un grave squilibrio e violerebbe principi costituzionali ed europei, configurandosi quasi come un “prestito forzoso”.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione, analizzando la complessità della questione, ha riconosciuto la delicatezza del tema della ripetizione indebito accise. In particolare, ha evidenziato come il meccanismo di rimborso previsto dalla normativa nazionale (art. 14 T.U. Accise) possa risultare “eccessivamente difficile” per il fornitore, ledendo il principio di effettività del diritto europeo. La Corte ha inoltre preso atto che una questione del tutto analoga, relativa agli effetti diretti della direttiva e alla possibilità di disapplicare la norma nazionale nel rapporto tra fornitore e cliente, è stata sollevata dalla Corte d’Appello di Bologna dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Reputando la pronuncia della Corte UE fondamentale per risolvere la presente controversia, e per garantire un’applicazione uniforme del diritto, la Cassazione ha ritenuto opportuno sospendere il giudizio.

Conclusioni

Con questa ordinanza interlocutoria, la Suprema Corte non fornisce una risposta definitiva ma sceglie la via della prudenza. La decisione finale sul caso è rinviata a dopo la pronuncia della Corte di Giustizia Europea. Questo pronunciamento sarà decisivo per chiarire una volta per tutte le modalità e i soggetti coinvolti nel rimborso di tributi riscossi in violazione del diritto UE, con importanti implicazioni per migliaia di contenziosi simili in tutta Italia.

Perché il cliente finale ha chiesto il rimborso al fornitore e non allo Stato?
Perché il pagamento è avvenuto nell’ambito del rapporto contrattuale di fornitura. La Corte d’Appello ha riconosciuto questo rapporto come di natura civilistica, distinto da quello tributario tra fornitore e Stato, legittimando così l’azione diretta del cliente contro il fornitore per la restituzione di un pagamento non dovuto (indebito).

Qual è il problema principale sollevato dalla società fornitrice?
La società fornitrice lamenta di essere costretta a rimborsare al cliente somme che ha già interamente versato all’erario. Successivamente, dovrebbe avviare un complesso e lungo procedimento per ottenere a sua volta il rimborso dallo Stato. Questo meccanismo, a suo dire, è iniquo, oneroso e viola i principi di effettività e proporzionalità, configurandosi come un “prestito forzoso” imposto al fornitore.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha emesso una decisione finale sul merito della questione. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha disposto la sospensione del processo. La Corte attenderà la pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea su una questione pregiudiziale simile, ritenendo tale pronuncia essenziale per poter decidere il caso in esame in modo conforme al diritto europeo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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