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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il processo?

Una società ha impugnato un avviso di pagamento basato su una cartella esattoriale che sosteneva non fosse mai stata notificata. Dopo aver presentato ricorso in Cassazione, la stessa società ha formalizzato una rinuncia al ricorso. La Corte Suprema, prendendo atto di tale volontà, ha dichiarato l’estinzione del processo senza esaminare le questioni di merito. La decisione chiarisce che la rinuncia è un atto unilaterale che conclude definitivamente la lite.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso: la Cassazione chiarisce l’effetto estintivo del processo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 15791 del 2024, offre un importante chiarimento sugli effetti della rinuncia al ricorso nel processo tributario. La decisione sottolinea come questo atto processuale porti all’immediata estinzione del giudizio, rendendo superfluo l’esame nel merito delle questioni sollevate. Analizziamo insieme i dettagli del caso e le implicazioni di questa pronuncia.

I fatti di causa

La vicenda trae origine dall’impugnazione, da parte di una società, di un invito al pagamento emesso da un agente della riscossione. La società contestava la validità dell’atto, sostenendo di non aver mai ricevuto la notifica della cartella di pagamento presupposta, relativa a tributi per l’anno 2005.

La Commissione Tributaria Regionale aveva respinto l’appello della società, ritenendo che la cartella di pagamento originaria fosse stata regolarmente notificata anni prima e non impugnata nei termini di legge. Di conseguenza, l’impugnazione successiva era stata giudicata inammissibile.

I motivi del ricorso in Cassazione

Contro la decisione di secondo grado, la società aveva proposto ricorso per cassazione, articolando sei distinti motivi. Le censure riguardavano principalmente vizi procedurali, tra cui:

1. La mancata chiamata in causa dell’ente impositore titolare del credito.
2. La violazione delle norme sull’onere della prova in merito alla notifica della cartella di pagamento.
3. La contestazione sulla conformità all’originale dei documenti prodotti dall’agente della riscossione (estratto di ruolo e relata di notifica).
4. L’inidoneità dell’estratto di ruolo a costituire prova legale della notifica.
5. La mancata richiesta di esibizione degli atti originali da parte del giudice.
6. L’omessa pronuncia su un presunto difetto della relata di notifica.

L’effetto decisivo della rinuncia al ricorso

Il colpo di scena processuale si è verificato quando, prima dell’udienza, la società ricorrente ha depositato una memoria con cui dichiarava espressamente di voler rinunciare all’impugnazione, chiedendo la cessazione della materia del contendere. A fronte di questo atto, la Corte di Cassazione ha interrotto l’analisi dei motivi di ricorso e si è concentrata esclusivamente sulle conseguenze della rinuncia.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio. Nelle motivazioni, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale del diritto processuale: la rinuncia al ricorso, prevista dall’art. 390 del codice di procedura civile, è un atto unilaterale che non necessita di accettazione da parte della controparte per produrre i suoi effetti. La semplice, inequivoca manifestazione di volontà di abbandonare l’impugnazione è sufficiente per porre fine alla controversia.

Di conseguenza, qualsiasi discussione sui sei motivi di ricorso è diventata irrilevante. Il processo si è concluso prima di poter arrivare a una decisione sul merito della questione (ossia, se la notifica fosse valida o meno).

Inoltre, la Corte ha stabilito due importanti corollari:
1. Spese di giudizio: Non sono state previste condanne alle spese, poiché la parte intimata (l’agente della riscossione) non aveva svolto attività difensiva nel giudizio di Cassazione.
2. Doppio Contributo Unificato: Non è stato applicato il raddoppio del contributo unificato a carico del ricorrente. Questa misura, di natura sanzionatoria, è prevista solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non si estende ai casi di estinzione del giudizio come quello in esame.

Le conclusioni

La sentenza in commento ribadisce la natura definitiva e tombale della rinuncia al ricorso. Si tratta di uno strumento che consente alla parte di porre fine a una lite in modo autonomo e unilaterale. La sua formalizzazione determina l’estinzione del processo, impedendo al giudice di pronunciarsi sulle questioni di merito sollevate. Questo principio si applica anche nel contesto tributario, con precise conseguenze anche sul piano delle spese processuali e delle sanzioni accessorie.

Qual è l’effetto principale della rinuncia al ricorso in Cassazione?
L’effetto principale, come chiarito dalla Corte, è l’estinzione del giudizio. Ciò significa che il processo si chiude definitivamente senza una decisione nel merito delle questioni sollevate.

La rinuncia al ricorso deve essere accettata dalla controparte per essere valida?
No, la sentenza conferma che la rinuncia è un atto unilaterale non accettizio. La sua efficacia non dipende dall’accettazione della controparte, ma solo dalla sua corretta notifica o comunicazione secondo le norme procedurali.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, il ricorrente deve pagare il cosiddetto ‘doppio contributo unificato’?
No. La Corte ha specificato che il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato è una misura sanzionatoria prevista solo per i casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, e non si applica all’ipotesi di estinzione del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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