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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il giudizio

Un’associazione sportiva e un Comune, dopo una lunga controversia fiscale sulla TARI giunta in Cassazione, hanno raggiunto un accordo transattivo. A seguito di ciò, hanno presentato una nota congiunta di rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione, preso atto della volontà delle parti, ha dichiarato estinto il giudizio, compensando integralmente le spese di lite e chiarendo che in caso di rinuncia non è dovuto il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al ricorso: come un accordo può chiudere una lite in Cassazione

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento fondamentale nel nostro ordinamento per porre fine a una controversia legale, specialmente quando le parti trovano un accordo extragiudiziale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra perfettamente le conseguenze di tale atto, chiarendo aspetti procedurali e fiscali di grande rilevanza pratica. Il caso analizzato riguarda una lunga disputa tra un ente locale e un’associazione sportiva in materia di TARI, conclusasi proprio grazie a un’intesa che ha portato all’estinzione del giudizio.

I fatti di causa: una controversia sulla TARI

La vicenda ha origine da un avviso di accertamento per omesso versamento della TARI per l’anno 2016, notificato da un Comune a un’associazione sportiva dilettantistica. L’atto impositivo era stato preceduto da un complesso iter, segnato da precedenti solleciti di pagamento e annullamenti in autotutela da parte dello stesso ente locale. Il cuore del problema risiedeva nell’errata classificazione tariffaria di una vasta superficie di oltre 15.000 mq, inizialmente catalogata come “Autorimesse, magazzini e depositi senza vendita diretta” e solo successivamente corretta in “Attività di ormeggio”.

L’associazione aveva impugnato l’avviso di accertamento, ma la Commissione Tributaria Provinciale aveva rigettato il ricorso. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale aveva accolto l’appello del contribuente, ritenendo che il Comune avesse esercitato in modo improprio il potere di autotutela sostitutiva, modificando non solo aspetti formali ma anche sostanziali della pretesa tributaria. Di fronte a questa decisione, l’ente locale ha presentato ricorso per cassazione.

L’accordo transattivo e la rinuncia al ricorso

Quando il procedimento era ormai pendente dinanzi alla Suprema Corte, le parti hanno compiuto un passo decisivo: hanno raggiunto un accordo transattivo per risolvere la disputa in via bonaria. Conseguentemente, hanno depositato una nota congiunta con la quale hanno formalizzato la rinuncia al ricorso principale (del Comune) e a ogni altra impugnazione, chiedendo alla Corte di dichiarare estinto il giudizio con integrale compensazione delle spese di lite.

È significativo notare che la nota di rinuncia è stata sottoscritta personalmente dai rappresentanti legali delle parti, oltre che dai loro avvocati, a ratifica e accettazione del suo contenuto, come richiesto dalla procedura per dare piena validità all’atto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta congiunta delle parti. I giudici hanno verificato la sussistenza dei presupposti per dichiarare l’estinzione del giudizio, come previsto dall’art. 390 del codice di procedura civile. La rinuncia, formalizzata correttamente, ha fatto venir meno l’interesse alla prosecuzione della causa.

Un punto di particolare interesse chiarito dall’ordinanza riguarda il cosiddetto “doppio contributo unificato”. La legge prevede che la parte il cui ricorso viene respinto, dichiarato inammissibile o improcedibile debba versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. La Corte, richiamando un suo precedente orientamento, ha specificato che questa norma ha carattere sanzionatorio e, essendo una misura eccezionale, non può essere applicata per analogia. Pertanto, nel caso di rinuncia al ricorso, questa sanzione non si applica, poiché la rinuncia è un atto che favorisce la definizione delle liti e non rientra nei casi tassativamente previsti dalla legge.

Conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

La decisione in esame conferma l’importanza degli accordi transattivi come strumento efficace per la risoluzione delle controversie, anche in ambito tributario e persino nella fase più avanzata del giudizio di legittimità. La rinuncia al ricorso che ne consegue porta all’estinzione del processo, con un evidente risparmio di tempo e risorse per le parti e per il sistema giudiziario.

L’ordinanza offre inoltre una preziosa indicazione pratica: la non applicabilità del raddoppio del contributo unificato in caso di rinuncia incentiva le parti a cercare soluzioni concordate, eliminando il timore di una sanzione economica aggiuntiva. Questa interpretazione favorisce la deflazione del contenzioso e promuove un approccio collaborativo tra contribuente e amministrazione finanziaria, in linea con i principi di buona amministrazione e correttezza.

Cosa succede se le parti si accordano dopo aver presentato ricorso in Cassazione?
Se le parti raggiungono un accordo, possono presentare una rinuncia congiunta al ricorso. Questo atto, se formalmente corretto, porta la Corte a dichiarare l’estinzione del giudizio, ponendo fine alla controversia.

In caso di rinuncia al ricorso, il ricorrente deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, ma non in caso di rinuncia, poiché si tratta di una misura sanzionatoria di stretta interpretazione.

Chi deve firmare la rinuncia al ricorso perché sia valida?
La rinuncia deve essere sottoscritta dalle parti personalmente o da loro procuratori speciali. Nel caso in esame, le parti hanno sottoscritto personalmente la nota per ratificare ed accettare il suo contenuto, garantendone la piena validità ed efficacia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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