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Rinuncia al ricorso: quando si estingue il giudizio

Una società, dopo aver impugnato una sentenza tributaria sfavorevole in Cassazione, aderisce a una definizione agevolata e presenta una formale rinuncia al ricorso. La Corte Suprema di Cassazione, verificata la regolarità dell’atto, dichiara estinto il giudizio e compensa le spese processuali tra le parti, chiarendo anche perché non sia dovuto il raddoppio del contributo unificato.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al ricorso: quando il processo si chiude in anticipo

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale decisivo che può portare alla conclusione anticipata di una controversia. Questo meccanismo assume particolare rilevanza nel contesto tributario, specialmente quando interviene in seguito all’adesione del contribuente a una definizione agevolata, comunemente nota come ‘pace fiscale’. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un’analisi chiara degli effetti di tale rinuncia, delineando le conseguenze sia sulla sorte del processo sia sulla gestione delle spese legali.

I Fatti del Caso: Cronistoria di una Controversia Fiscale

Una società operante nel settore termoidraulico aveva ricevuto un avviso di intimazione per il pagamento dell’IRAP. Dopo aver perso in primo grado, la Commissione Tributaria Regionale aveva confermato la legittimità della pretesa dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Di fronte a questa decisione, la società aveva deciso di proseguire la battaglia legale, presentando ricorso per Cassazione.

Tuttavia, un evento ha cambiato il corso del procedimento: la società ha aderito a una definizione agevolata dei debiti tributari, prevista da una recente normativa (Legge n. 197/2022). Coerentemente con questa scelta, ha depositato telematicamente una dichiarazione formale di rinuncia al ricorso, sottoscritta sia dal legale rappresentante che dal difensore, manifestando la cessazione del proprio interesse a proseguire il giudizio.

La Decisione della Corte sulla Rinuncia al Ricorso

La Corte di Cassazione, una volta ricevuta la comunicazione della rinuncia e verificatane la regolarità formale ai sensi dell’art. 390 del codice di procedura civile, ha preso atto della volontà della parte ricorrente. L’Agenzia delle Entrate Riscossione, informata della rinuncia, non ha presentato opposizioni. Di conseguenza, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del giudizio. Inoltre, hanno stabilito la compensazione integrale delle spese processuali tra le parti, lasciando che ognuna sostenesse i propri costi legali.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri principali. Il primo riguarda l’effetto diretto della rinuncia: una volta che la parte ricorrente dichiara formalmente di non voler più coltivare l’impugnazione, il processo non ha più ragione di esistere e deve essere dichiarato estinto. Questo atto unilaterale, se accettato (anche tacitamente) dalla controparte, chiude definitivamente la controversia in quel grado di giudizio.

Il secondo pilastro, di grande interesse pratico, concerne il contributo unificato. La Corte ha chiarito che non sussistono i presupposti per applicare il cosiddetto ‘raddoppio del contributo unificato’, una sanzione prevista dall’art. 13, comma 1-quater del d.P.R. n. 115/2002. I giudici hanno ribadito, citando precedenti giurisprudenziali, che tale sanzione ha natura eccezionale e si applica solo nei casi tassativi di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione. L’estinzione del giudizio per rinuncia non rientra in queste categorie, pertanto il contribuente non è tenuto a versare alcun importo aggiuntivo.

Le Conclusioni

Questa ordinanza conferma un principio fondamentale: la rinuncia al ricorso è un atto che produce l’effetto estintivo del processo, specialmente quando è la conseguenza logica di una transazione o di una definizione agevolata del debito. La decisione offre importanti spunti pratici per i contribuenti: l’adesione a una ‘pace fiscale’ rende superflua la prosecuzione del contenzioso e la formalizzazione della rinuncia è il passo corretto per chiudere la partita giudiziaria. Inoltre, la pronuncia rassicura sul fatto che tale scelta non comporta l’applicazione di sanzioni processuali come il raddoppio del contributo unificato, favorendo così una risoluzione efficiente e meno onerosa delle liti pendenti.

Cosa succede se un contribuente rinuncia al ricorso in Cassazione dopo aver aderito a una definizione agevolata?
La Corte, verificata la regolarità della rinuncia, dichiara il giudizio estinto. Questo significa che il processo si conclude senza una decisione sul merito della questione.

In caso di estinzione del giudizio per rinuncia, chi paga le spese legali?
Nel caso analizzato, la Corte di Cassazione ha deciso di compensare integralmente le spese processuali. Ciò significa che ciascuna parte ha sostenuto i propri costi legali, senza alcun addebito a carico dell’altra.

Il contribuente che rinuncia al ricorso deve pagare il doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che il versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato è una misura sanzionatoria applicabile solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, e non in caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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