LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Rinuncia al ricorso: quando il giudizio si estingue

Un istituto religioso, dopo aver impugnato in Cassazione una sentenza sfavorevole in materia di IMU, decide di presentare una rinuncia al ricorso. La Corte Suprema, prendendo atto della volontà della parte, dichiara l’estinzione del giudizio. Dato che il Comune resistente non si era costituito in giudizio, non vi è stata alcuna condanna al pagamento delle spese legali, né l’applicazione della sanzione del raddoppio del contributo unificato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al ricorso: come si chiude un processo in Cassazione?

La rinuncia al ricorso rappresenta uno strumento processuale con cui una parte decide di abbandonare la propria impugnazione, ponendo fine alla controversia prima che la Corte si esprima nel merito. Questo atto di volontà ha conseguenze precise, come evidenziato in una recente ordinanza della Corte di Cassazione, che ha dichiarato l’estinzione di un giudizio in materia tributaria. Analizziamo insieme i fatti e le implicazioni di questa decisione.

I Fatti del Caso

Un istituto religioso aveva ricevuto un avviso di accertamento per l’IMU (Imposta Municipale Unica) relativo all’anno 2015 da parte di un Comune. L’ente aveva impugnato l’atto, ma il ricorso era stato respinto sia in primo che in secondo grado dalla Corte di Giustizia Tributaria del Lazio.

Non soddisfatto della decisione, l’istituto aveva proposto ricorso per cassazione, affidandolo a tre distinti motivi. Il Comune, invece, sceglieva di non costituirsi in giudizio, rimanendo quindi “intimato”. Prima che la Corte potesse decidere sulla questione, la difesa dell’istituto religioso depositava un’istanza formale di rinuncia al ricorso, cambiando le sorti del procedimento.

La Rinuncia al Ricorso e l’Estinzione del Giudizio

Di fronte a una formale rinuncia, la Corte di Cassazione non può fare altro che prenderne atto e dichiarare l’estinzione del giudizio. Questo significa che il processo si conclude senza una pronuncia sul merito della controversia. La sentenza di secondo grado, che era stata impugnata, diventa così definitiva.

Un aspetto fondamentale di questa decisione riguarda le spese legali. La Corte ha chiarito che non era possibile provvedere alla condanna alle spese, poiché la parte avversa (il Comune) non si era costituita in giudizio. In assenza di una parte che abbia sostenuto costi per difendersi, non vi è alcun titolo per una liquidazione delle spese.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha basato la sua decisione sull’istanza di rinuncia depositata dalla parte ricorrente in data 27 gennaio 2025. Una volta formalizzata tale volontà, il destino del processo è segnato: l’estinzione è l’unica conseguenza possibile.

Inoltre, i giudici hanno affrontato un punto tecnico di grande rilevanza pratica: l’inapplicabilità del cosiddetto “raddoppio del contributo unificato”. Questa è una sanzione prevista dall’articolo 13, comma 1 quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, che scatta quando un’impugnazione viene respinta integralmente o dichiarata inammissibile o improcedibile. La Corte, richiamando un suo precedente (Cass. n. 25485 del 2018), ha sottolineato che tale sanzione non si applica nei casi di estinzione del giudizio. La ratio è che l’estinzione non è una declaratoria di infondatezza o inammissibilità, ma una semplice presa d’atto della volontà della parte di non proseguire il contenzioso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, conferma che la rinuncia al ricorso è un atto che porta inequivocabilmente all’estinzione del giudizio, cristallizzando la situazione giuridica esistente. In secondo luogo, chiarisce in modo netto le conseguenze economiche: se la controparte non si è costituita, non vi è condanna alle spese, e, in ogni caso, la rinuncia evita la sanzione del raddoppio del contributo unificato. Si tratta di una scelta strategica che può rivelarsi vantaggiosa per il ricorrente che, riconsiderando le proprie possibilità di successo, decide di porre fine alla lite, limitandone i costi.

Cosa succede se si rinuncia a un ricorso in Cassazione?
Il giudizio si estingue. Questo significa che il processo si conclude senza che la Corte decida nel merito della questione e la sentenza impugnata diventa definitiva.

La parte che rinuncia al ricorso deve sempre pagare le spese legali alla controparte?
No. Come specificato in questa ordinanza, se la controparte (l’intimato) non si è costituita in giudizio, non vi è luogo a provvedere sulle spese di lite, poiché non ha sostenuto formalmente costi di difesa.

La rinuncia al ricorso comporta la sanzione del raddoppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che la sanzione del raddoppio del contributo unificato si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità dell’impugnazione, ma non in caso di estinzione del giudizio come quella derivante dalla rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati