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Rinuncia al ricorso: quando il giudizio si estingue

Un contribuente aveva impugnato avvisi di accertamento IMU. Dopo aver presentato ricorso in Cassazione, le parti hanno raggiunto una transazione. Di conseguenza, il ricorrente ha formalizzato la rinuncia al ricorso. La Corte di Cassazione ha dichiarato l’estinzione del giudizio, specificando che l’accettazione della rinuncia da parte della controparte esclude la condanna alle spese e il versamento del doppio contributo unificato.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al Ricorso: Come un Accordo Estingue il Processo Tributario

La rinuncia al ricorso rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento processuale, capace di porre fine a una controversia legale prima che si giunga a una decisione nel merito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione illustra perfettamente le conseguenze pratiche di tale atto, specialmente quando interviene a seguito di un accordo transattivo tra le parti. Vediamo nel dettaglio come la formalizzazione di una rinuncia possa determinare l’estinzione del giudizio, con importanti implicazioni sulle spese legali.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una controversia di natura tributaria. Un contribuente aveva impugnato alcuni avvisi di accertamento relativi al pagamento dell’IMU per gli anni 2012, 2013 e 2014, emessi da un Comune. Le contestazioni del contribuente si basavano su presunti vizi di legittimità degli atti, tra cui la sottoscrizione, la mancata audizione preventiva e difetti di motivazione.
Dopo che la Commissione Tributaria Regionale aveva respinto il suo appello, confermando la decisione di primo grado, il contribuente aveva deciso di proseguire la battaglia legale, presentando ricorso presso la Corte di Cassazione.

L’Effetto Decisivo della Rinuncia al Ricorso

Tuttavia, durante il giudizio di legittimità, è intervenuto un fatto nuovo e decisivo: le parti hanno raggiunto un accordo transattivo per risolvere la controversia. A seguito di tale accordo, il ricorrente ha formalmente depositato un atto di rinuncia al ricorso, notificato alla controparte (il Comune), dichiarando di voler compensare le spese di lite.
Questo atto ha cambiato radicalmente il corso del processo. La Corte di Cassazione non è entrata nel merito delle questioni sollevate, ma si è limitata a prendere atto della volontà del ricorrente di abbandonare l’impugnazione.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio, basando la propria decisione su precise disposizioni normative. La motivazione principale risiede nell’articolo 391, quarto comma, del codice di procedura civile. Questa norma stabilisce che, se il ricorrente rinuncia al ricorso e la controparte accetta la rinuncia (anche implicitamente, non opponendosi), il processo si estingue senza che il giudice debba pronunciarsi sulle spese. Nel caso di specie, essendo intervenuta una transazione, l’accettazione della controparte era implicita nell’accordo stesso.

Un secondo punto fondamentale chiarito dalla Corte riguarda il cosiddetto “doppio contributo unificato”. L’articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. n. 115 del 2002, prevede che la parte la cui impugnazione è respinta integralmente o dichiarata inammissibile o improcedibile debba versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello già versato. Tuttavia, i giudici hanno precisato che questa norma sanzionatoria non si applica nei casi di estinzione del giudizio per rinuncia. La ratio è che l’estinzione non equivale a una “sconfitta” nel merito, ma è semplicemente una presa d’atto della cessata volontà di proseguire la lite.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la transazione tra le parti è uno strumento efficace per porre fine a una controversia in qualsiasi fase del giudizio, anche davanti alla Corte di Cassazione. In secondo luogo, chiarisce le conseguenze processuali della rinuncia al ricorso: se accettata dalla controparte, essa non solo porta all’estinzione del giudizio, ma protegge anche il rinunciante dalla condanna al pagamento delle spese legali avversarie e dall’applicazione della sanzione del doppio contributo unificato. Si tratta di un meccanismo che incentiva la risoluzione concordata delle liti, alleggerendo il carico giudiziario e fornendo alle parti una via d’uscita certa ed economicamente vantaggiosa dal contenzioso.

Cosa succede se un ricorrente rinuncia al ricorso in Cassazione dopo un accordo con la controparte?
Il giudizio viene dichiarato estinto, ovvero si conclude senza una decisione nel merito della questione.

In caso di rinuncia al ricorso accettata, il rinunciante deve pagare le spese legali dell’altra parte?
No. L’articolo 391, quarto comma, del codice di procedura civile stabilisce che in caso di rinuncia accettata, viene esclusa la condanna alle spese a carico del rinunciante, che di norma vengono compensate tra le parti.

La rinuncia al ricorso comporta il pagamento del doppio del contributo unificato?
No. La Corte ha chiarito che l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato si applica solo in caso di rigetto, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione del giudizio per rinuncia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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