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Rinuncia al ricorso: no al doppio contributo unificato

Una società, dopo aver impugnato un avviso di accertamento ICI, ha effettuato una rinuncia al ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato estinto il procedimento, chiarendo che la rinuncia, se accettata, non comporta la condanna al pagamento del doppio contributo unificato, data la natura eccezionale e sanzionatoria della norma che lo prevede.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Rinuncia al ricorso: la Cassazione esclude il doppio contributo unificato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale in materia processuale: la rinuncia al ricorso, se accettata dalla controparte, non fa scattare l’obbligo di versare il cosiddetto ‘doppio contributo unificato’. Questa decisione offre un importante chiarimento sulle conseguenze di una scelta strategica che può determinare la fine di un contenzioso, specialmente in ambito tributario.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una controversia fiscale tra una società a responsabilità limitata e un Comune, relativa a un avviso di accertamento per l’ICI dell’anno 2010. La Commissione Tributaria Regionale aveva parzialmente accolto le ragioni della società, annullando l’atto impugnato limitatamente alle sanzioni, ma compensando le spese di lite.

Insoddisfatta della decisione, la società proponeva ricorso per cassazione. Tuttavia, nel corso del giudizio dinanzi alla Suprema Corte, la stessa società decideva di fare un passo indietro, depositando un atto di rinuncia al ricorso.

L’ente comunale, quale controricorrente, accettava la rinuncia, chiedendo contestualmente la compensazione delle spese legali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5593/2024, ha preso atto della volontà delle parti e ha dichiarato l’estinzione del procedimento. La decisione si fonda su una precisa analisi delle norme procedurali che regolano la chiusura del processo in questi casi.

Le Motivazioni: l’impatto della rinuncia al ricorso

La Corte ha innanzitutto verificato la regolarità formale della rinuncia. Poiché l’atto è stato sottoscritto dai difensori di entrambe le parti ed è intervenuto prima dell’udienza in camera di consiglio, è stato considerato pienamente valido ai sensi dell’art. 390 del codice di procedura civile.

Il punto cruciale della pronuncia risiede però nelle conseguenze di tale rinuncia. La Corte ha stabilito due principi fondamentali:

1. Spese Giudiziali: In presenza di un’accettazione della rinuncia, come avvenuto nel caso di specie, la Corte non deve pronunciarsi sulla regolamentazione delle spese, che si intendono compensate tra le parti, salvo diverso accordo (art. 391, comma 4, c.p.c.).

2. Contributo Unificato Raddoppiato: La Corte ha escluso categoricamente l’applicabilità dell’art. 13, comma 1-quater, del D.P.R. 115/2002. Questa norma prevede che la parte il cui ricorso è stato respinto integralmente, o dichiarato inammissibile o improcedibile, debba versare un ulteriore importo pari a quello del contributo unificato già pagato. I giudici hanno specificato che la dichiarazione di estinzione del giudizio è una fattispecie completamente diversa dal rigetto o dall’inammissibilità. La norma sul raddoppio del contributo ha una natura lato sensu sanzionatoria ed eccezionale; come tale, deve essere interpretata in modo restrittivo e non può essere applicata per analogia a casi non espressamente previsti, come appunto l’estinzione per rinuncia al ricorso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. Offre una ‘via d’uscita’ strategica al ricorrente che, dopo aver avviato l’impugnazione, si renda conto delle scarse probabilità di successo o preferisca chiudere il contenzioso per altre ragioni.

La possibilità di rinunciare al ricorso, ottenendo l’accettazione della controparte, permette di evitare il rischio di una condanna non solo alle spese legali avversarie, ma anche al pagamento del doppio contributo unificato. Si tratta di uno strumento processuale che, se usato correttamente, consente una gestione più efficiente e meno onerosa del contenzioso, evitando l’aggravio di costi in caso di esito sfavorevole del giudizio di legittimità.

Cosa succede se un’appellante rinuncia al suo ricorso in Cassazione e la controparte accetta?
Il procedimento giudiziario si estingue. Secondo la sentenza, se la rinuncia viene accettata dalla controparte, la Corte non emette alcuna pronuncia sulle spese legali, che si considerano compensate.

In caso di rinuncia al ricorso, il ricorrente deve pagare il cosiddetto ‘doppio contributo unificato’?
No. L’ordinanza chiarisce che l’obbligo di versare un importo ulteriore a titolo di contributo unificato si applica solo nei casi di rigetto integrale, inammissibilità o improcedibilità del ricorso, non in caso di estinzione del procedimento per rinuncia.

Perché la rinuncia al ricorso esclude l’obbligo del doppio contributo unificato?
Perché la norma che prevede il raddoppio del contributo è considerata di natura sanzionatoria ed eccezionale. In quanto tale, deve essere interpretata in modo restrittivo e non può essere applicata a situazioni non esplicitamente previste dalla legge, come l’estinzione del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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